Berardino Rota

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Berardino Rota (1508 – 1575), scrittore e poeta italiano.

Rime[modifica]

Incipit[modifica]

Qual fugge, all' apparir del novo Sole, | Delia tacita notte il fosco orrore; | E qual ricevon vita, e vengon fore,| Mercé de' raggi suoi, rose, e viole: Tal, quando il mió levante aprir si vole, | Fugge tema, e dolor tosto dal core, | E la virtu del suo vivace ardore | Crear lieti dentro dentro vi sole.

Citazioni[modifica]

  • Dal vero fonte de' celesti rai, | Per trionfar del mondo, il foco prese amor, con cui si forte il cor m'accese | Ch'io di spegnerlo più non spero omai.
  • Lasso il regno d'Amor fugace e frale | Come ha il diletto, e 'l dolor lungo e forte, | Come presso alla vita ognor vien morte, | Come appena apre un ben, che 'l chiude un male?
  • Io giuro (e non andrà con l'altre al vento | Questa mia voce s'io non giuro il vero | Sia contra un core adamantino, e fero | Per me l'arco d'Amor sempre più lento)
  • Dintorno ad un pensier sempre s'aggira | La vita stanca, e fral, che a forza io porto; | E quanto indi le vien pace, e conforto, | Tanto ella in mezzo il duol vive, e respira.
  • Ogni cosa può far forza di stelle; | Ma non potrà voler quel, ch'io più voglio. | Tale Amor del mio sangue, e tanta ha sete.
  • La beltà vostra è così grande, e pura | Che 'nvidia, o biasmo in lei loco non trova; | Ma però nulla ciò rileva, o giova, | Che lo scoglio del cor via più s'indura.
  • Fugga pur'io, dove il mattin dall'onde | Riede il Sole al suo primo alto soggiorno; | O dove poi si posa, e si nasconde | Stanco la sera del cammin del giorno.

Citazioni su Berardino Rota[modifica]

  • Rota, gentil, che della gloria vera | A sì gran passi il calle erto varcate, | Che per buon spazio addietro vi lasciate | De' spirti bei la più lodata schiera; | Io qui, dove Apennin la fronte altera | Mostra carca di neve a mezza eslate, | Di mano uscito a l'empia crudeltate | Di donna assai più ch'orsa atroce e fiera, | Fo con nuovi pensieri aspre battaglie. (Angelo di Costanzo)

Bibliografia[modifica]

  • Berardino Rota, Rime, Gabriello Giolito, Venezia 1567.

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