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Cascata delle Marmore

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Cascata delle Marmore

Citazioni sulla cascata delle Marmore.

  • Non c'è lingua umana che possa tradurre le sensazioni prodotte da quei giochi dell'onnipotenza divina. La massa d'un fiume cui manchi di colpo il suo letto; la profondità incommensurabile dell'abisso che l'inghiotte, la polverizzazione in schiuma soltanto con la resistenza dell'aria ch'esso schiaccia cadendo; lo specchio trasformato a vista in vapori che si disperdono al vento del loro stesso volatilizzarsi, e che fuggono ai quattro angoli del cielo come uno stormo d'uccelli giganteschi, o che si aggrappano ai fianchi perpendicolari della montagna, come Titani precipitati che cerchino di reggersi ai cornicioni del firmamento; le trasparenze versi o azzurrine delle lingue d'acqua che nel momento in cui esse incontrano improvvisamente il vuoto, sembrano cristallizzare; la luce del sole nascente che le trafigge, e che ci si fonde in mille schizzi con tutti i bagliori del prisma; l'urto in basso, il rumore in alto, l'eterno temporale, l'angoscia sublime che stringe il cuore, e che non trova nemmeno un grido per rispondere a questa folgorazione dello spirito. Questa scena non ha parole, ma svenimenti, vertigini, turbini, brividi e pallori per il linguaggio; l'uomo precipitato con il fiume è polverizzato prima di lui, cadendo con l'immaginazione, in questo inferno d'acqua! (Alphonse de Lamartine)
  • Odi frastuono d'acque! alto il Velino nel precipizio che coi flutti s'aprì, | piomba, oh cascata d'acque! con fulminea rapidità splende, | spumeggia e scuote l'abisso. | Oh inferno d'acque! ivi in eterna bufera fischian urlano ribollono, | mentre da questo Flegetonte emana sudor di lotta immane e intorno ai foschi scogli s'avvolge e sal, che a la vorago fan siepe atroci orrendi; | e sino al cielo fluttuando in istille, indi in perenne pioggia ritorna e circolando reca, | nube piovosa di gentil rugiada, l'eterno aprile ai campi e di smeraldo li veste. | Oh, immane baratro! Oh elemento gigante che da scoglio a scoglio balza | furentemente dischiacciando rupi, che rose e fesse al suo passar dan tetro sbocco! | Vasta colonna che non cessa mai d'un fanciullo mar sembra la fonte | evulsa fuor d'acqua dall'utero montano per la dogliosa nascita d'un mondo nuovo, | più che scatebra onde tranquilli emanan rivi a permear la valle. | Volgiti ancora e guarda! ella s'avanza come un'eternità | per ingoiare tutto che incontra, di spavento l'occhio beando, | impareggiabil cateratta orribilmente bella! | E sull'estremo ciglio in questo infernal gorgo s'affaccia all'alba radiosa ad ambo i lati | l'iride bella come la speranza sopra un letto di morte, e inalterata resta ne' suoi colori | mentre intorno tutto han le vorticose acque percosso. | Ella serena in questa scena orrenda di tinte de' suoi rai dispiega intere | somigliante all'Amor che la Follia veglia con occhio che non cangia mai. (George Gordon Byron)
  • Vidi a Terni (cioè quattro miglia fuori di strada) la famosa cascata del Velino, fiume di Rieti; cosa da far spiritare ogni incontentabile cervello per la sua orrida bellezza, per vedere un fiume, che precipita da un monte di mezzo miglio di precipizio, ed innalza la sua schiuma altrettanto. (Salvator Rosa)

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