Casimiro Varese

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Casimiro Varese (1819 – 1909), letterato e prefetto italiano.

Enrico Heine nella vita e negli scritti[modifica]

Incipit[modifica]

  • Si può con certezza affermare, che non nella stessa sua patria tedesca, e non nella francese sua patria adottiva la fama di Enrico Heine dura a splendere ancor così viva come in Italia, dove nessun poeta straniero suscitò mai tanto stuolo di ammiratori e di traduttori, a non dire dell'influenza ch'egli ebbe sulla nostra stessa letteratura. «Chi non ha peccato in Heine?» disse il Carducci.

Citazioni[modifica]

  • È cosa notevole come la religione non abbia mai cessato di occupare la mente del Heine, e sia stata per lui tanto spesso argomento d'esame e dei più contrari giudizi. Giudaismo, cristianesimo, panteismo, deismo egli esalta e sfata con la stessa veemente dialettica. Secondo ch'ei considera nei suoi correligionari l'ostinatezza di spirito angusto con cui s'attaccavano a forme antiquate, e s'opponevano ai progressi della civiltà, o ne contempla l'eroico martirio, i due millenni di patimenti, ora chiama gli Ebrei un funesto popolo primitivo, venuto dall'Egitto, patria dei coccodrilli e del pretismo, recando seco, oltre alle malattie di pelle, e ai rubati vasi d'oro e d'argento, una così detta religione positiva, un modello delle successive religioni di stato; una mummia di popolo che cammina sulla terra avviluppata nelle sue antichissime fasce di caratteri, un frammento di storia universale petrificato, un fantasma che pel suo mantenimento negozia in cambiali e calzoni vecchi; ora invece chiama la Giudea la culla del moderno principio cosmopolitico di libertà e d'eguaglianza, ed esprime la sua ammirazione per questo popolo dalla forte tempra, che diciotto secoli di persecuzione non hanno potuto scrollare. (pp. 14-15)
  • [...] parlando del cristianesimo, bello e santo gli appariva quello dei primi secoli, quando era ancora simile al suo fondatore nell'eroismo del martirio, quando era ancora la bella leggenda d'un arcano Dio, che in forma soave di giovinetto camminava sotto le palme di Palestina, predicando l'amore del prossimo, rivelando quei principî di libertà e d'eguaglianza, che più tardi in forma di evangelio francese ravvivarono il nostro tempo. (p. 15)
  • Il Heine ha combattuto per quasi tutta la vita contro la religione di stato e il dominio sacerdotale, ma lo spirito della religione gli fu sacro sotto qualunque forma. Ad onta di tutti i suoi motteggi è innegabile che, se lo scetticismo, che s'impadronì per tempo dell'animo suo, gli tolse la credenza in qualsiasi culto stabilito, esso non ha potuto spegnere in lui il sentimento religioso, la fede in un Dio. Lo vedremo dalle sue Confessioni.
  • A dodici anni, o giù di lì, cominciò a innamorarsi. Diciamo cominciò, perché l'amore, o a meglio dire gli amori furono la sua continua, fatale passione. In ogni tempo, in ogni luogo, fra i lieti svaghi, fra l'aspre lotte letterarie e politiche essa lo dominò con tutte le sue mollezze sentimentali, con tutti i suoi sensuali capricci; e fin sul letto della lunga infermità, ove da ultimo lo stese, fin sulla soglia della morte lo torturò coi desideri delle non più concesse sodisfazioni. «Finché vi saran donne – dice in un luogo dei Reisebilder – il mio cuore non cesserà di amare. S'ei si raffredda per l'una, divampa subito per l'altra. Come in Francia il re non muore mai, così nel mio cuore non muore mai la regina, e vi si grida: La reine est morte, rive la reine!» (p. 19)
  • La Scuola romantica [di Heine] pubblicata prima in francese nell'Europe littéraire a giudizio di Guglielmo Schmidt è uno de' suoi più notevoli scritti, in cui la natura del romanticismo tedesco è analizzata con un acume e un'esattezza, non superati da verun altro storico o critico. Questo libro, ricomparso poi di nuovo in francese sotto il titolo De l'Allemagne, ebbe principalmente per iscopo di rettificare i molti errori, i molti parziali giudizi contenuti nell'opera omonima della Stäel, scritta sotto l'influenza[1] della scuola romantica, e specialmente dello Schlegel. (pp. 153-154)

Note[modifica]

  1. Nel testo "inflenza".

Bibliografia[modifica]