Cenobiti (Hellraiser)

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Cosplay di Cenobiti

Citazioni sui Cenobiti, detti anche Supplizianti.

Citazioni[modifica]

  • Barker vede gli abitanti del mondo delle tenebre come qualcosa di diverso e di incomprensibile su cui non è possibile esprimere giudizi. Vivono in un mondo che non ha punti di contatto con la nostra realtà e non sembrano intenzionati ad entrarvi a meno che non siano evocati per mezzo del cubo. L'incomprensibilità è assunta a elemento significante per relativizzare l'ottimistica visione di un universo regolato da leggi sicure e immutabili. (Rudy Salvagnini)
  • Credevo di potermi fermare in tempo e non l'ho fatto. I Supplizianti mi hanno fatto arrivare oltre i limiti dove il dolore e il piacere sono insuperabili. (Hellraiser)
  • – Ma chi siete?
    – Esploratori delle più remote regioni dell'esperienza, per alcuni demoni, angeli per altri. (Hellraiser)
  • – Qualsiasi cosa tu abbia visto, ormai è finita.
    – Io li ho visti, e ho visto anche lui. E poi ho preso la scatola ed è stata allora che quelli sono comparsi ovunque.
    – Di chi parla?
    – Dei Cenobiti, i demoni. (Hellraiser II: Prigionieri dell'inferno)
  • Ve l'ho detto, non so a che cosa serve. Non so chi l'ha costruita e perché. Ma so soltanto che cosa fa. Fa male. Fa male... Sembra che si apra da sola. Le tue dita si muovono e tu capisci che vuole aprirsi, e così ti aiuta. E poi arrivano loro, i demoni. (Hellraiser III - Inferno sulla città)

Clive Barker[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • E poi, luce.
    Veniva da loro: dal quartetto di Cenobiti che adesso, con il muro di nuovo sigillato alle loro spalle, occupavano la stanza. Li accompagnava una fosforescenza malata, come quella dei pesci degli abissi: azzurra, fredda, inquietante. Frank si rese conto che non aveva mai provato a immaginare il loro aspetto. La sua fantasia, di solito fertile quando si trattava di truffe e furti, era povera, sotto altri aspetti. Non aveva la capacità di visualizzare quelle creature eminenti, quindi non ci aveva neanche provato.
    Perché, allora, era così turbato, nel posare gli occhi su di loro? Era a causa delle cicatrici che ricoprivano ogni centimetro del loro corpo, con la carne deliberatamente perforata, tagliata e infibulata, prima di essere ricoperta di cenere? Era per l'odore di vaniglia che emanavano quegli esseri, la cui dolcezza non riusciva a cancellare il fetore proveniente al di sotto? O forse era per il fatto che, man mano che la luminescenza si intensificava, e lui li osservava meglio, non vedeva nulla di felice, e neanche di umano, nei loro volti? Poteva notare solo disperazione, e una volontà che gli fece rischiare di svuotare le viscere lì dove si trovava.
  • Era al corrente di tutto quello che l'umanità sapeva sull'Ordine del Supplizio.
    Eppure... si era aspettato qualcosa di diverso, magari qualche traccia degli innumerevoli splendori a cui avevano accesso. Aveva immaginato che venissero accompagnati da donne, almeno; lubrificate, perfette; donne rasate e allenate all'atto dell'amore: le labbra profumate, le cosce che tremavano per la voglia di spalancarsi, i glutei floridi come piacevano a lui. Si era aspettato sospiri e languidi corpi distesi sul pavimento, come tappeti viventi; con la sua fantasia aveva concepito vergini lascive di cui possedere qualsiasi orifizio, e le cui abilità potessero condurlo su, sempre più, verso estasi mai provate prima. Aveva immaginato di dimenticare il mondo, tra le loro braccia. E di essere esaltato, invece che disprezzato, per la sua lussuria.
    Invece no. Niente donne, niente sospiri. Soltanto quelle creature asessuate, con la carne corrugata.
  • Era stato arrogante, nel modo in cui aveva affrontato l'ordine del Supplizio, ora lo sapeva; ma ovunque, nel mondo e fuori esso, c'erano state forze che avevano incoraggiato quella presunzione, perché era la loro merce di scambio. Quella da sola non avrebbe causato la sua rovina. No, il vero errore era stato quello di credere, ingenuamente, che la sua definizione di piacere coincidesse con quella dei Cenobiti.
  • Il Monastero dell'Ordine Cenobitico era un complesso dalle mura spesse, costruito settecentomila anni prima su una collina di pietra e cemento edificata dai dannati. C'era un solo passaggio per entrare, una stretta scalinata controllata dalle guardie del monastero. Era stato costruito in un periodo che preludeva a una guerra civile, in cui fazioni opposte di demoni non facevano che scontrarsi. Il capo dell'Ordine Cenobitico, la cui identità era nota soltanto agli otto che l'avevano eletto, tra le loro stesse fila, per quell'Alto Incarico, aveva deciso che, per il bene dell'Ordine, avrebbe utilizzato una minuscola parte delle vaste richezze da loro accumulate per costruire un rifugio-fortezza in cui i suoi sacerdoti e sacerdotesse sarebbero stati al sicuro dalla volubile politica infernale. La fortezza era stata costruita con il massimo rigore, e le sue mura lucide e grigie erano impossibili da scalare.

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]