Charles Tart
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Charles T. Tart (1937 – vivente), psicologo e parapsicologo statunitense.
Stati di coscienza
[modifica]- Il nostro stato di coscienza ordinario non è un qualcosa di naturale o di dato, ma una costruzione altamente complessa, uno strumento specializzato a far fronte al nostro ambiente e alla gente in esso, uno strumento utile per alcune cose, ma non utile, e perfino pericoloso, per altre. (p. 15)
- Consapevolezza e coscienza possono quindi essere viste come parte di un continuum. Io impiegherei la parola consapevolezza per descrivere, per esempio, la mia semplice percezione del suono prodotto da un uccello fuori dalla mia finestra mentre scrivo. Userei la parola coscienza per indicare il complesso delle operazioni per mezzo delle quali riconosco il suono come il richiamo di un uccello, identifico la specie di uccello e mi rendo conto del fatto che il suono mi arriva attraverso la finestra aperta. (p. 39)
- In tal modo, la prima operazione per indurre un d-ASC[1] è interrompere un numero sufficiente di processi di stabilizzazione quanto basta perché il modello di base della coscienza non possa mantenere la sua integrità. (p. 83)
- Nel d-SoC[2] ordinario, il pensare costante e ripetitivo assorbe un gran parte dell'attenzione/consapevolezza e agisce come una forma di stabilizzazione per caricamento. Poiché l'energia di attenzione/consapevolezza è sottratta da questo tipo di attività dell'emisfero sinistro nei d-ASC, e l'energia diviene più liberamente disponibile, funzioni psicologiche che sono solamente potenziali latenti nell'ordinario d-ASC possono divenire evidenti, visibili. Sono rese visibili non solo grazie alla disponibilità dell'energia di attenzione/consapevolezza, ma anche perché il rumore del pensiero costante viene ridotto. (p. 133)
- Quando le cose con cui vi identificate saldamente nell'ordinario d-SoC sono sentite in un d-ASC come distaccate da voi, il vostro convincimento della loro permanenza è minato e resta tale anche quando riassumete il vostro ordinario d-SoC. Siete quindi ricettivi verso altre possibilità. (p. 145)
- Il trovarsi in un particolare stato di identità funziona anche come stabilizzatore per limitazione. L'identità conduce a una percezione selettiva per rendere le percezioni congruenti con lo stato di identità che domina al momento. (p. 179)
- Una meta importante per la ricerca, quindi, è scoprire quali d-ASC siano ottimali per particolari compiti e come addestrare le persone a entrare efficacemente in un d-ASC quando hanno bisogno di eseguire quel compito. Ciò contraddice una forte assunzione implicita nella nostra cultura: che il d-SoC ordinario sia il migliore per tutti i compiti; tale assunzione è altamente discutibile quando è resa esplicita. (p. 183)
- Anche trovare le basi fisiologiche degli eventi psicologici o, forse, più accuratamente, i paralleli fisiologici e le interazioni con gli eventi psicologici, è stato utile. Ma, in generale, il tentativo di ridurre eventi psicologici a eventi fisiologici non è né la sola né la migliore attività della psicologia. (p. 256)
- Similmente, se il vostro condizionamento culturale non vi ha dato alcuna categoria come parte del sottosistema dell'Elaborazione dell'Input per riconoscere alcuni eventi, è possibile che voi semplicemente non li percepiate. [...] Se avete esperienza di tale evento, tuttavia, le pressioni culturali, sia da altri che dalle strutture acculturate costruite in voi, probabilmente vi costringeranno a dimenticarlo, razionalizzandone il significato. (p. 278)
Note
[modifica]Bibliografia
[modifica]- Charles T. Tart, Stati di coscienza (States of consciousness, New York, 1975), traduzione di Alberto Sciaky, Astrolabio, 1977. ISBN 88-340-0137-0
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