Quino
Aspetto
(Reindirizzamento da Ci è sparito l'orizzonte!)
Quino, pseudonimo di Joaquín Salvador Lavado (1932 – 2020), fumettista argentino.
Citazioni di Quino
[modifica]- [Nei bagni della scuola] Che gli venisse 〰️🐚💥 al bottaio che travasa 218 litri di vino da una botte in non mi viene quante bottiglie da 75 centilitri cad.!! (Mafalda[1])
- Sembrerà crudele, ma è una verità. Più che una verità: una legge della natura. "Nessuno può diventare davvero ricco senza far diventare povero qualcun altro". (Manolito[2])
Ci è sparito l'orizzonte!
[modifica]- Mafalda: Tu non senti a volte come se avessi dentro un inquilino che ti dice delle cose?
Mamma: Certo. Ma non è un inquilino, è la voce della coscienza che parla a tutti come parla a te.
Mafalda: Come a me? Figurati!... Credi che la coscienza di un generale oserebbe dargli del tu? (p. 9) - [Sul manganello] Il bastoncino per ammaccare le ideologie. (p. 9)
- Che significa questo Pandolfi? Lei può lasciare la sua famiglia quando crede, perché è casa sua, però sa benissimo che in azienda sono io che decido i cambi di personale! (p. 20) [a un suo dipendente appena morto]
- Tanti anni fa con il legno di uno stesso albero un falegname costruì una forca e una culla. Già immagino: con il suo "tipico humour", l'autore ci racconterà come il tenero bimbo che dormì in quella culla terminò i suoi giorni in quella forca! Tutto il contrario: forse la buona stella del dolce bimbo che dormì in quella culla... che arriverà, sì su quella forca, ma come fedele esecutore della legge. [boia] E così lavorò molti anni. E generò nuove e dolci creature che continuarono la tradizione familiare... continuano anche oggi nel lavoro di fedeli esecutori della legge affinché la pace, la tranquillità e la convivenza siano possibili nel nostro civilizzato mondo. Finalmente! Una pagina con un finale felice!! (p. 42)
- Libertà: Cosa pensano a casa tua di come vanno le cose?
Mafalda: Boh!
Libertà: Almeno sono ottimisti. Nella mia pensano Puah! (p. 49) - L'indice si adopera troppo in politica... (Mafalda: P. 83)
- L'indice è un dito fantastico: fa i numeri al telefono... sfoglia i libri... fa tacere la gente... schiaccia bottoni che contano... Ho un dito importante! (Mafalda: P. 83)
- Ciò che non va nell'indice è che non serve per portare l'anello. Inoltre, è molto utile per dire "no"... ma guarda quanto è ridicolo per dire "sì". Né per l'anello, né per dire "sì"!... Si direbbe che non è un dito troppo matrimoniale!... (Susanita: P. 83)
- Ricorda sempre, figliolo: è meglio essere il più intelligente degli stupidi, che il più stupido degli intelligenti. (p. 99)
- Mi fa rabbia che mi dicano di non fare quello che so già di non dover fare! (Libertà: P. 107)
- Felipe: C'è una parola in questo cruciverba che non mi viene, Manolito. Sai per caso quale sia il simbolo dell'uranio?
Manolito: Aspetta... Dell'uranio... Vediamo... Dell'uranio... Dell'uranio... Dell'uranio... Pum? (p. 157) - Questo atlante ha dei bellissimi colori, ci sono paesi rosa, arancioni, verdi, gialli, viola. Tutti i paesi in tinte molto belle... che non hanno niente a che vedere con i colori delle loro intenzioni. (Mafalda: P. 157)
- Radio: New York: esortazione del segretario generale dell'ONU per il disarmo.
Mafalda: Esortazione? E cosa vorrà dire? Suppongo: "Perdita di tempo", o qualcosa del genere. [consulta il dizionario] "Esortare: incoraggiare a parole". Cosa ti ho detto? (p. 157) - – Papà, cos'è un arsenale termonucleare?
– Un posto dove alcuni stati credono di avere il sesso. (p. 159) - Abbiamo combattuto quella guerra odiando il nemico con entusiasmo giovanile, senza pensare che il nemico poteva diventare un giorno un mercato interessante per i nostri prodotti. Perché non ci abbiamo pensato? Perché noi ci sentivamo più una patria che un paese esportatore. È buffo quanto poco naso si abbia, quando si è giovani! (p. 174)
- Per me quello che non va è che pochi abbiano molto, molti abbiano poco, e alcuni non abbiano niente. Se questi alcuni che non hanno niente, avessero qualcosa del poco che hanno i molti che hanno poco e se i molti che hanno poco avessero un poco del molto che hanno i pochi che hanno molto, ci sarebbero meno pasticci. Ma nessuno fa molto, per non dire niente, per migliorare un poco una cosa così semplice... (Libertà: P. 179)
- A me non disturba questo fatto che siamo tutti uguali, purché non ci vengano a dire che ci rassomigliamo. (p. 181)
- È una vergogna come sia diventato caro essere ricchi! (p. 189)
- Voi poveri sì che siete furbi, vero?!? Già ai tempi della Bibbia avete fatto in modo di avere una stampa favorevole!! E da allora "non abbiamo da vivere", "non abbiamo da vivere"!! Però, non solo non vi estinguete mai, ma ogni giorno che passa siete sempre più numerosi. Birichini!!! (p. 209)
- Libertà: Tu che sei sempre preoccupata per i pasticci che ci sono nel mondo, hai sentito parlare di Adamo e Eva?
Mafalda: Sì, certo, perché?
Libertà: Perché sembra che sia cominciato tutto da lì, e per una mela, pensa un po'! Per una misera mela, guarda come sono andate a finire le cose! Ti figuri se gli veniva in mente di mangiarsi un'anguria? Mamma mia! (p. 221) - Mafalda: Il petrolio viene dal fondo della terra, no?
Felipe: Sicuro!
Mafalda: Be', per lo meno è un incentivo ecologico sentire che ci riempiono i polmoni di qualcosa che viene dalle viscere della natura. (p. 221) - Mafalda: Non abbiamo un altro dizionario, papà? Questo è una porcheria! Dice che mondo viene dal latino mundus.
Papà: E allora?
Mafalda: Non mi interessa sapere da dove viene, ma dove va! (p. 221) - Disse l'uomo: e sia la rivoluzione industriale, si moltiplichino le fabbriche e si alzi il fumo delle ciminiere fino a oscurare i cieli di cenere di carbone e di gas di petrolio. E i cieli si annerirono. E l'uomo chiamò i cieli anneriti progresso. E l'uomo vide che il progresso era una bella cosa. E ci fu la luce e le tenebre. (p. 229)
- Sì, certo, grazie a internet ora posso leggere i giornali internazionali e informarmi in tempo reale verso quale disastro sta andando il mondo precisamente per esserci ficcati, ora, a vivere in questo maledetto futuro nel quale viviamo e dal quale non sappiamo come uscire. (p. 246)
- Si avverte che la mancanza o l'eccessivo consumo di questo denaro può provocare situazioni incresciose delle quali unico responsabile sarà l'utente. (p. 249)
- Essere il denaro non è facile. Iniziamo con l'identità; esisto e vengo usato per corrompere, governare, costruire e distruggere in tutti i paesi del mondo, però in fondo, io, il denaro, da dove vengo? Chi sono? Sono George Washington da 1 dollaro? Un generale argentino da 100 pesos? Suor Giovanna Ines dei nuovi biglietti da 200 messicani? Un re [spagnolo]? Mah... Quale re? La cosa triste è che io, il denaro, vengo maneggiato sempre dagli altri, da gente capace di rubare e ammazzare per tenermi, e questo non posso controllarlo. (p. 257)
- Vede, amico... lei non può vivere continuamente angosciato dalle paure generate dal mondo d'oggi. Perché non prova, ogni tanto, a pensare agli spaventi che promette il futuro? Vedrà, che sollievo il presente!! (p. 262)
- Ma è mai possibile che in questo mondo nessuno può governare tranquillo, per questa dannata fissazione dei vari popoli di voler stare meglio di come stanno? (p. 265)
- Meno male che il mondo arde sempre dall'altra parte!![3] (p. 272)
- Quanto poco margine per l'eroismo lascia oggi la società a chi vuole lottare per le sue idee. (p. 275)
- Sono le multinazionali, figliolo, celebrando un nuovo anniversario della loro indipendenza, quando un giorno come oggi riuscirono a liberarsi di ogni scrupolo etico. (p. 277)
- Mafalda: Ieri ho sognato che ero all'ONU o qualcosa del genere.
Felipe: Come "qualcosa del genere"?
Mafalda: Qualcosa come l'ONU.
Felipe: Ma era o non era l'ONU?
Mafalda: Era un salone immenso pieno di delegati di tanti paesi. Così era l'ONU.
Miguelito: Perché era? È finita l'ONU?
Mafalda: Ma no, Miguelito!
Miguelito: Ah! Credevo che fossimo rimasti privi di quei simpaticoni inoperanti. (p. 281) - Che un re ami più se stesso che il suo popolo è molto triste. Che un popolo ami più il suo re che se stesso è molto pericoloso. (p. 305)
- Nessuno più si fida di lui; dopo una vita da irreprensibile corruttore non solo si fa coinvolgere in un affare pulito ma, per di più, appare tutto lordato di onestà. (p. 322)
- I sogni di Igor sono pieni di situazioni demenziali. E la sua casa è popolata da allucinazioni. Qualcuno pensava fosse pazzo, ma Igor no: lui sa che sono solo giochi inoffensivi della sua mente. La sua immaginazione è la fonte di questo mondo irreale. Ed è il suo cervello che controlla questa irrealtà. Per questo Igor non ha paura di vivere dentro la sua irrealtà. Quello che veramente inquieta, spaventa e riempie di terrore e di panico Igor è avere a che fare con la realtà, perché, chi controlla la realtà? (p. 324)
- Proprio quello che mancava!... Ci è sparito l'orizzonte!! (p. 337)
- Insomma, come è questa faccenda? Siamo noi a farci la nostra vita, o è la vita a disfarci? (Mafalda: P. 363)
- Sig. Dante Poveruomo gentile signore: in accordo con la sua data di nascita, che opera per mio conto, e tenendo presente che lei ha seguito un normale e sano decorso biologico, ho il piacere di comunicare che è riuscito a raggiungere un'importante tappa: in effetti, la sua gioventù è definitivamente terminata. Essendo questo un processo irreversibile, tale quale lo dispone la legge della natura, lei è promosso al periodo di esistenza immediatamente superiore. Null'altro da aggiungere, con viva cordialità. La vita (p. 387)
- Ma dico io, al posto di sentirci nell'autunno della vita, non sarebbe più ottimista pensare di essere nella primavera della morte? (p. 389)
Note
[modifica]- ↑ Da Mafalda. Viva la contestazione, p. 161.
- ↑ Da Mafalda. Viva la contestazione, p. 225.
- ↑ Cfr. Vignetta in lingua originale su Wikipedia.
Bibliografia
[modifica]- Joaquin s. Lavado (Quino), Ci è sparito l'orizzonte, a cura e traduzione di Ivan Giovannucci, con testi di Rosangela Percoco, RCS libri, Milano. ISBN 88-17-00873-7
- Quino, Mafalda. Viva la contestazione, I classici del fumetto di Repubblica, n. 14, a cura di Enrico Fornaroli, Francesco Meo, Silvano Mezzavilla, Gruppo editoriale L'Espresso, Roma, 2004.