Coppa Davis 1976

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Nicola Pietrangeli, capitano non giocatore dell'Italia vincitrice della Coppa Davis 1976

Citazioni sulla Coppa Davis 1976.

Citazioni[modifica]

Italo Cucci[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • L'Italia ha vinto la Coppa Davis, lo sport ha vinto una grande battaglia. [...] Dicevano [...]: l'URSS ha rifiutato di gocare con il Cile a Santiago, perché mai noi dovremmo invece accettare il confronto? E a chi [...] faceva notare che con questo concetto si sarebbe giunti a minare i rapporti sportivi internazionali anche con i Paesi dell'Est, i cretinetti polisportivi [...] rispondevano (facendo eco a Berlinguer): «Il Cile è una cosa, l'Urss è un'altra». Lo stesso Eugenio Scalfari [...] arrivava a paragonare (in ritardo, in ritardo...) il Cile alla Germania Est, ma solo tepidamente accennava a Mosca. Mentre «Amnesty International» [...] ripeteva l'appello a Urss e Cile affinché restituissero la libertà a Vladimir Bucovski e Luis Corvalan, intellettuale dissidente il primo, comunista militante il secondo. Niente: i nostri monolitici coglioni imperterriti strillavano contro il Cile e solo contro il Cile, non accettando di paragonare la triste realtà sudamericana a quella sovietiva non molto diversa. Finché non è avvenuto il fatto che noi salutiamo con sincera gioia e che ad altri ha procurato gravi disturbi viscerali [...]. Dopo avere rifiutato di incontrare il Cile in un campo sportivo di Santiago, l'Unione Sovietica ha accettato il confronto politico su un campo d'aviazione di Zurigo: mentre da un aereo proveniente da Santiago scendeva Corvalan, un velivolo sovietico sbarcava Bucovski fresco di manette.
  • Lo sport ha trionfato sulla politica, in Italia come a Santiago. In Italia, le confessioni di un onorevole comunista (Ignazio Purastu) all'«Espresso» hanno confermato l'intrallazzo tentato ai danni degli sportivi, una sorta di compromesso storico in chiave tennistica («Se Andreotti ci avesse detto subito: per favore non rompetemi le scatole, ho altri e più grossi problemi cui pensare, noi ci saremmo comportati diversamente [...]. E invece [...] fin dal primo giorno [...] anche lui era d'accordo sul fatto che i nostri tennisti non dovessero andare in Cile. Per questo noi abbiamo dato inizio alla campagna pubblica contro la finale di Santiago...»). A Santiago, invece, un dittatore desideroso di far buona figura davanti a importanti testimoni ([...] in Cile ci sono tanti italiani e [...] i rapporti economici fra i due Paesi sono rilevanti) ha fatto il bel gesto, ridando la libertà a un uomo incarcerato e seviziato per le sue idee. E a questo punto non importa se Pinochet o Breznev abbiano preso queste decisioni per farsi buona pubblicità.
  • La Coppa Davis è la nostra gioia di sportivi, la libertà di Bucovski e Corvalan è la nostra gioia di uomini: permetteteci di unire le due vicende per trarne un'unica morale [...]; noi vogliamo che lo sport non conosca mai barriere o discriminazioni di sorta, e quindi non c'è alcun bisogno di preparare altre carnevalate [...] ma semmai di studiare altre iniziative destinate a portare la libertà ovunque, in Cile come in Russia, in Africa come in Cina, all'Ovest come all'Est. E lo sport può solo in questo caso sposarsi alla politica: facendosi ambasciatore del messaggio di pace dei giovani di tutto il mondo. Che la pace vogliono davvero, non a parole. Il capitolo Cile è chiuso. Una volta di più l'Italia sportiva ha riscattato con una vittoria l'Italia perdente dei politicanti.

Nicola Pietrangeli[modifica]

  • [«Cosa successe dal momento in cui si seppe che la finale era contro il Cile?»] Dissi subito che l'eventuale decisione di non giocare sarebbe stata stupida e scellerata, che la politica non poteva fermare lo sport e che trent'anni dopo nessuno si sarebbe più ricordato del Cile e di Pinochet, ma solo della vittoria. E lasciare che sulla Coppa ci fosse il nome di un'altra squadra perché ci eravamo rifiutati di andare là era da irresponsabili.
  • [Prima della finale] Lasciateci giocare a tennis, ce lo meritiamo, la politica la facciano i politici. Se non andiamo in Cile, non si sarebbe dovuto andare in cento altri paesi, come l'Unione Sovietica, la Cecoslovacchia, il Brasile o l'Argentina. Oppure facciamo i conti coi morti in galera e diciamo no al Cile perché furono centomila e sì all'Argentina perché furono la metà?[1]
  • Oggi si dà solo merito a una generazione fenomenale, che rese il tennis uno sport popolarissimo in tutta Italia. E qualcuno voleva impedirlo. Pazzesco.
  • Vincemmo la Davis e fummo costretti a tornare di nascosto, senza poter condividere quella gioia. Sportivamente, è stata una delle pagine più belle della nostra storia, ma come paese l'Italia fece una figura pessima.

Note[modifica]

  1. Il riferimento è al fatto che la finale andava giocata nel Cile del dittatore Pinochet, per questo la sinistra italiana pretendeva la rinuncia da parte della squadra azzurra. Pietrangeli era il capitano non giocatore della squadra.

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