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Dalmazia

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Dubrovnik

Citazioni sulla Dalmazia.

  • Già negli anni Trenta del secolo scorso la Dalmazia, lembo solare della Mitteleuropa, era stata una meta privilegiata del settembrino turismo d'élite.
    Ospitalità cosmopolita, con tavolozza gastronomica multietnica e speziata, in un susseguirsi di arcaiche città murate che nell'ora del crepuscolo evocavano allegorici squarci böckliniani; costa frastagliata, dirupi profondi, fiordi corsari, mare azzurrissimo tempestato d'isole lussureggianti di verzura e aromi mediterranei.
    Un "Paradiso terrestre" esaltato dal miscredente George Bernard Shaw [...]. La guerra oscurò da un giorno all'altro quel luminoso e appartato mondo di frontiera e lo desertificò. La morte e il dolore consumarono il primo terribile atto della loro opera distruttiva e fratricida. Si rivide l'ancestrale coltello balcanico saettare fra il viavai delle truppe d'occupazione, Spalato offrì in sacrificio le rovine romane agli Stukas tedeschi, cinquantaquattro furiosi quanto incomprensibili bombardamenti angloamericani fecero di Zara la Dresda dell'Adriatico; poi esodi in massa, crolli di secolari ditte commerciali, attentati terroristici, cadaveri appesi per la gola su arpioni di patiboli medievali, saccheggi, genocidii, memoricidii culturali nel retroterra morlacco e bosniaco completarono lo svuotamento dell'identità locale avviando un inarrestabile processo di mutazione antropologica della vecchia Dalmazia slavolatina.
    S'avverava come ineludibile profezia una triste sentenza di Niccolò Tommaseo. Quel filologo principe della lingua italiana, che da Firenze inviava alla madre a Sebenico lettere in serbo-croato, già un secolo prima s'era rivolto amaramente alla sua terra incompiuta e promiscua quasi rimproverandola: "Illiria perduta, patria viva non ha chi di te nacque!". (Enzo Bettiza)

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