Edward Armstrong
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Edward Armstrong (1846 – 1928), storico britannico.
Citazioni di Edward Armstrong
[modifica]- Sulle sue virtù come ospite e buon compagno non può esserci discussione.... egli era la personificazione della cortesia e della bontà; sempre pronto ad aiutare il talento, a far piacere a un amico, ad esaudire una supplica, a procurare lavoro, a lasciarsi fermare sulla pubblica strada. La semplicità e la cordialità delle sue lettere ai suoi ambasciatori spiegano pienamente la devozione che essi avevano per lui. Per i dotti e per gli artisti egli teneva sempre casa aperta; chiunque arrivasse prima, qualunque fosse la sua età o il suo ceto, sedeva a fianco del padrone di casa. La sua conversazione, come il suo carattere, avevano il fascino della varietà. Aveva a volte la lingua tagliente. A un cugino che si vantava della gran copia d'acqua nella sua villa osservò: – Allora potresti anche tenere le mani pulite; – a un Senese che lo compiangeva per la vista debole soggiungendo che l'aria di Firenze era nociva agli occhi, Lorenzo risponde: – E quella di Siena al cervello; – a uno che criticava la musica dello Squarcialupi, Lorenzo disse: – Se sapeste quanto sia difficile raggiungere la perfezione in tutte le arti, non badereste tanto alle deficienze. − (da Lorenzo De' Medici and Florence in the Fifteenth Century[1])
- È il premio, o la pena, di una natura versatile e intelligente, di essere considerato come un mistero. La mente più tarda non può seguire con sufficiente speditezza il funzionamento di uno strumento tanto sensibile, benché l'occhio segua la molteplicità dei risultati. La realtà è che l'azione e la reazione delle circostanze e del carattere sono singolarmente rapide, mentre l'osservatore crede che le manifestazioni esterne siano artificiali e drammatiche, e abbiano pochissima relazione con la vita interiore. [...] È per questo dunque che Lorenzo il Magnifico è stato così spesso dichiarato un mistero.... In realtà poche nature sono state meno misteriose della sua. Egli era un uomo completamente naturale, con una mente singolarmente aperta all'influsso delle circostanze. E proprio come il suo intelletto era versatile, così il suo carattere era ricettivo. Egli possedeva in abbondanza quelle virtù «del dare e del ricevere» quel potere di comunicare agli altri il dono della «simpatia» che per gl'Italiani significa molto di più di quanto non significhi la corrispondente parola inglese. Lorenzo era naturale e privo di affettazione [...] (da Lorenzo De' Medici and Florence in the Fifteenth Century[2])
Note
[modifica]Bibliografia
[modifica]- G. F. Young, I Medici, Salani, Firenze, stampa 1939, vol. I.
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