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Ema Stokholma

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Ema Stokholma (2018)

Ema Stokholma, nome d'arte di Morwenn Moguerou (1983 – vivente), conduttrice radiofonica, conduttrice televisiva e scrittrice francese naturalizzata italiana.

Citazioni di Ema Stokholma

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Citazioni in ordine temporale.

  • [«Si parla spesso di problemi legati all'alimentazione delle modelle. Come hai vissuto questa parte della tua vita?»] Sono stata sempre molto tranquilla perché avevo la fortuna di essere magra di mio anche se mangiavo quello che volevo quando volevo. Ero davvero fortunata, ma mi dispiaceva vedere delle amiche che soffrivano per questo. Anche le agenzie non sono sempre gentili: quando arrivi alle 8.30 di mattina per ritirare il tuo piano casting ti guardano e ti dicono: sei grassa. Anche gli stilisti stessi, compresi quelli importanti, ai casting si divertivano a far piangere ragazzine di 15 anni. Molti lavori li ho persi proprio perché non mi capacitavo di questa cosa e li mandavo tutti a quel paese. Era brutto assistere a questo abuso di potere, perché sapevano di fare del male. Ci vuole carattere nella moda, come in fabbrica, o se fai l'attrice.[1]
  • Suonare dal vivo è molto importante, non cambia se ci sono 100 o 10.000 persone. Mi sono resa conto ben presto che è uno scambio di emozioni, un legame diretto con chi viene a sentirti.[2]
  • Sono diventata un'adolescente ribelle, scontrosa con i prof ma circondata da amici, che per lo più venivano da situazioni familiari difficili. Provavo a compensare la violenza che subivo con il loro affetto. Stavo spesso fuori casa e questo mi ha aiutato a capire che potevo essere indipendente.[3]
  • Ho un bellissimo rapporto con il mondo LGBTQ+, il primo che mi ha accolto quando sono arrivata in Italia. [«Racconta un po'...»] Ero giovane, avevo 16 anni e facevo la modella. Non avevo mai visto un Gay Pride e il ragazzo che lavorava con me, in agenzia, mi ci ha portato per la prima volta. È lì che ho imparato la parola "orgoglio" e l'ho fatta mia. Mi sono sentita subito accolta.[4]
  • [«L'impressione è che tu non ricerchi il successo, ma che semplicemente le cose ti accadono»] Un po' è vero. Non cerco la fama, ma voglio fare il mio lavoro e se questo significa incidere una canzone o scrivere un libro, perché no?[4]
  • La mia vita è fatta di tanti piccoli sogni, non riesco mai a esagerare perché ho paura di non raggiungere ciò che mi prefisso e sarebbe tremendo.[5]
  • [«In passato, ti sei lamentata un po' per le critiche alla tua voce. Oggi queste critiche, come le vivi?»] Ho fatto pace con questa cosa. All'inizio, abbiamo tutti un po' di complessi però poi li superi. Sta a te superarlo e non aspettare che gli altri lo accettino. Ho capito che con la mia voce ci posso lavorare, piace ad alcuni, non piace ad altri, credo che anche Amanda Lear avesse questo problema, io faccio sempre riferimento ad Amanda Lear, penso a cosa farebbe al posto mio, è il mio idolo! Lei ha avuto critiche di cattivo gusto, pesanti. Non si muore di critiche e non si campa di critiche quindi 'sti cavoli![6]
  • Onestamente non so cosa sia l'invidia. La cosa più bella per me è essere amata dalle persone, senza distinzione di sesso [...][7]
  • Io non ero una bulla professionista, ma ho tentato quella strada. Prendo le botte a casa e a scuola provo a picchiare. [...] Io di certo non ero nata cattiva, ma ho provato a diventarlo per capire se potesse essere la mia difesa. Non è servito, per fortuna, ma la scuola in questo è stata fondamentale: mi ha salvato la vita.[8]

Intervista di Andrea Delogu, panorama.it, 8 giugno 2012.

  • [«Il tuo obiettivo come dj?»] È brutto se dico che li ho già raggiunti gli obiettivi a cui pensavo di arrivare? Addirittura li ho superati, io non c'avrei mai creduto anni fa di suonare a certe feste, di confrontarmi con dj immensi per me, d'avere qualcuno che chiede "la mia musica".
  • Io volevo confrontarmi con tutti i dj, non nella categoria donne dj. Non ho mai sentito dire "per questa serata vorrei un uomo dj", però mi rendo conto che le prime volte c'ho marciato su questo fatto. È normale, all'inizio quando non puoi dare l'esperienza ma solo la voglia di provare allora butti avanti la fisicità.
  • A me piace quando sono in consolle vederti ballare, cantare, a me piace quando chi mi ascolta si diverte. Mischio tutto in un set ci posso anche mettere un pezzo di Missy Elliot o i Gorillaz.
  • Un computer può aiutarti a mettere a tempo due tracce, a fare qualche effetto in più fatto bene, ma non può aiutarti ad avere gusto e non può far ballare la gente al posto tuo! Perciò cd, vinile, chiavette usb o traktor... l'importante è che sai fare il tuo lavoro!

Intervista di Lorenzo Tiezzi, gazzetta.it, 15 agosto 2014.

  • Non so se sia un bene o un male, ma credo di essere fatta per la notte e per la musica. Qualsiasi posto con la musica è per me, che ci siano cinque o diecimila persone non cambia. Sono fatta così, da sempre. Quello del dj è l'unico lavoro che sono riuscita a fare seriamente. Andavo a ballare anche prima, tutte le notti o quasi. A scuola era un disastro, la mattina ero sempre stanca.
  • Sono molto orgogliosa del fatto che con la mia musica si scatenano anche le donne, non solo i ragazzi. Si vede che capiscono che la mia è un'energia sana, pulita. [...] Una ragazza che non conoscevo, qualche notte fa, mi si è avvicinata per farmi vedere che si era fatta tre tatuaggi come i miei. Proprio tramite i tattoo ho affermato la mia personalità. Quando facevo la modella non potevo scegliere niente, neppure il taglio dei capelli o il colore degli occhi. Quando ho capito che facendo la dj potevo essere me stessa, mi sono fatta un tatuaggio al mese per un bel po'.
  • [«Come definiresti la tua musica?»] Tamarra! È il primo ed unico aggettivo che mi viene in mente.

Intervista di Massimiliano Jattoni Dall'Asen, iodonna.it, 10 novembre 2017.

  • L'esperienza di Pechino è stata meravigliosa, la rifarei subito: sono tornata ingrassata di diversi chili, rilassata, felice, e pronta a godermi di nuovo la radio.
  • Il mio nome è difficilissimo e con un sacco di "r", un guaio per la mia erre moscia. Quando ho voluto iniziare a lavorare in discoteca avevo bisogno di un nome d'arte che suonasse bene e che la gente potesse ricordare facilmente. Poi, la bellissima canzone di Rino Gaetano Stoccolma ha fatto il resto.
  • Io non sono competitiva, ho avuto modo di chiacchierare con Antonella e posso dire che è una persona fantastica. Le cose serie sono ben altre, non certo le piccole baruffe viste a Pechino.

Intervista di Gianfranco Gramola, intervisteromane.net, 9 luglio 2020.

  • Sono arrivata a fare la modella perché lavoravo come cameriera in alcuni bar di Roma. Sono alta e in Italia c'è questa cosa che dicono "Sei alta, dovresti fare la modella", mentre in Francia nessuno me l'aveva detto. In Italia me lo dicevano tutti e allora ho provato anche perché avevo bisogno di soldi per vivere. È andata bene e per sette anni ho fatto questo lavoro che non amavo tanto. Cioè non amavo la mia parte nel lavoro, perché erano sempre gli altri a decidere come dovevo mettermi, come dovevo camminare. Però questo lavoro mi ha insegnato tanto, perché mi ha insegnato a lavorare per qualcuno, a rispettare le direttive, poi io amo la moda tuttora e mi piace molto l'arte, e la moda non è solo marketing, ma è anche un'arte. Mi piace aver fatto la modella, ma quando la facevo non era sempre così bello.
  • Sono una persona zero ambiziosa. Il mio sogno è invecchiare in una casetta al mare, dipingere e poter vivere di questo. Non sono una persona ambiziosa, prendo le cose come arrivano, giorno per giorno.
  • [«Com'è il tuo rapporto con Roma?»] È come in una relazione, cioè è un rapporto di amore e odio. Non c'è una via di mezzo e Roma non può esserti indifferente. Tendenzialmente la ami, quando ci vivi a volte la odi, perché a volte è un incubo girare per la città. Non funziona mai quasi niente, i mezzi sono inesistenti, ha un sacco di problemi e quindi è una metropoli difficile da viverci. Però è anche unica al mondo e si fa perdonare con le sue bellezze. Come fai ad essere arrabbiato con Roma? A volte ti incavoli, poi passi davanti al Colosseo e dici: "Ok, vabbè, ti perdono tutti gli appuntamenti che mi hai fatto perdere" [risata, ndr].

Intervista di Valentina Colosimo, vanityfair.it, 24 giugno 2021.

  • Io l'italiano l'ho imparato guardando i Lùnapop su Mtv, quando a 15 anni, dopo essere scappata di casa, sono arrivata a Roma e sono andata a vivere da mio padre.
  • [«La francesità che vantaggi le procura in Italia?»] Un certo charme forse, ma è la stessa cosa che succede in Francia agli italiani: vi amiamo, rappresentate il sogno, l'esotismo. Il mio più grande vantaggio comunque è che quando mi conviene posso far finta di non capire: ah no, io sono francese, non capisco, non conosco. È una carta che mi giocherò a vita, di sicuro.
  • [...] senza la musica non avrei fatto niente nella vita: mi ha dato il coraggio di uscire dalla mia condizione, perché mi mostrava altre vite possibili e alternative alla mia. Così, quando ho iniziato a fare la dj, ho pensato che era ovvio che sarei arrivata dietro alla consolle, come avevo fatto a non pensarci prima?. [«E come ha fatto a finire dietro alla consolle?»] Nei primi anni Duemila vivevo a Milano e frequentavo molto le discoteche, che alle modelle come me spalancavano le porte. Era tutto bellissimo: la preparazione, i vestiti, arrivare, ballare. La discoteca era la mia dimensione, il mondo in cui mi sentivo totalmente libera. Ascoltavo già tanta musica e mi rendevo conto di avere gusto, mentre ballavo ragionavo sulle scelte del dj, in pratica stavo già facendo le mie prime scalette. Così ho comprato una consolle e a casa mi allenavo a mixare i dischi di Gigi D'Agostino.
  • [...] tutto quello che arriva nella vita è sempre una sorpresa, vivo alla giornata e questo mi permette di non avere grandi aspettative e di conservare un po' di stupore quando mi succedono le cose belle.

Intervista di Valentina Colosimo, vanityfair.it, 23 febbraio 2024.

  • [quando facevo la modella] ero sempre in ritardo, a volte sparivo per giorni, non avevo regole, ho bruciato un sacco di contatti per questo mio modo di fare. [...] invece di chiedere scusa, ho cambiato lavoro.
  • Il complimento più bello che mi sono sentita fare [...] è: ma tu sei scoppiata! Perché a me non interessa sentirmi dire che sono bella o brava, ma che faccio ridere. È la cosa che mi piace di più: far ridere gli altri.
  • [...] mi sono perdonata e per la prima volta, a 40 anni, mi ritrovo ad amarmi. [...] [«Che cosa si è perdonata?»] La mia impulsività, il mio carattere, le volte che ho fatto soffrire qualcuno volontariamente o involontariamente, i miei errori. Se sbaglio riesco a perdonarmi oggi. Quando ero più piccola forse mi punivo. Non mi volevo bene perché non ero stata educata a volermi bene. E oggi mi ritrovo diversa. Le racconto questa cosa anche se sembro pazza. [...] L'altro giorno ero sotto la doccia a cantare e parlare e a un certo punto ad alta voce ho detto: ma io mi amo! E subito ho pensato: vabbe', sono pazza. Ma poi mi sono imposta di ripeterlo: io mi amo! È stato bellissimo. Ho capito che è una scelta essere felici.
  • L'amore bisogna saperlo dare ma anche ricevere. Io ho capito che non devi mai cambiare perché qualcuno ti vuole diversa e non gli sta bene se ti metti un pantaloncino corto, se dici una parolaccia o se metti un rossetto troppo acceso. [...] non voglio più cambiare il mio comportamento per compiacere un uomo. Io sono una donna libera e non faccio niente di male.
  • [«Forse si dà troppa importanza all'amore?»] Alla coppia sì, di sicuro. Anche se io non sono stata educata così: mia madre non mi ha mai insegnato che dovevo trovarmi un uomo per stare bene. La nostra era la casa degli orrori, ma mia madre era una donna sola, senza lavoro, che ha tirato su due bambini. Era una gran donna, con una grande forza. Grazie a lei non ho mai pensato che la mia felicità fosse legata a un uomo, e in effetti non ho mai voluto una famiglia.
  • [«Come fa a definire sua madre "una gran donna", dopo le violenze subite per tutta l'infanzia?»] Lei mi ha fatto cose terribili, ma io oggi sono arrivata a capirla. Ha avuto un'infanzia simile alla mia, è scappata di casa e poi a 25 anni si è ritrovata da sola con due bambini. Ha fatto quello che ha potuto. [«L'ha perdonata?»] Non mi sento superiore da poter usare questa parola. Al perdono preferisco l'empatia: la capisco. E comunque non cambierei mai la mia vita.

Pietro Cerniglia, thewom.it, 15 maggio 2024.

  • [«Secondo te, quali sono le ragioni che ha portato la community queer a eleggerti icona?»] No, io non sono un'icona, assolutamente [...]. Semmai io faccio parte di questa community che chiamo famiglia perché per me è stata tale quando mi è venuta a mancare quella biologica. Quindi, mi sento parte di una famiglia che ha dei pensieri simili ai miei, che non giudica mai per questi e che ti capisce. E io mi sento accettata da sempre, da quando sono arrivata in Italia, ed esserlo è stata una grande liberazione. [...] Preferirei dire che sono un portavoce per la battaglia dei diritti civili che non è solo una battaglia ma anche un pensiero, un modo di esprimersi che porto avanti tutti i giorni nei miei programmi in radio, nella mia vita, nelle mie amicizie.
  • Ho capito il concetto di diversità già a quattro o cinque anni perché [...] è anche il sentirsi soli e il non vedersi guardati o considerati, anche quando hai un corpo conforme a quello degli altri: gli altri non ti vedono e inevitabilmente ti senti solo e, quindi, diverso.
  • La mia famiglia era composta da me, mia madre e mio fratello, ed io già molto presto pregavo che mia madre trovasse una persona che le stesse vicino: forse in coppia si sarebbe sentita amata e avrebbe imparato ad amare. [...] [«Dove cercavi quell'amore che in casa non avevi?»] Nelle amicizie, l'amore per me erano le mie amicizie. Con la solitudine e la tristezza in casa, provavo amore già verso le mie amichette e i miei amichetti delle scuole elementari ed è qualcosa che mi sono portata dietro durante tutto il percorso scolastico ma anche oltre. Quando sono arrivata in Italia per la prima volta, nel 2000, sono entrata poi a far parte di un'agenzia di moda, ho stretto amicizia con il mio booker ed è stato lui che mi ha portata al cospetto di qualcosa che ancora non conoscevo, il Gay Pride, come si chiamava all'epoca. Ed è lì che ho ritrovato quello stesso concetto di amore, un sentimento che per me è molto simile all'amicizia: seppur non conoscessi nessuno, mi sembrava di essere amica di tutti, inclusa. Non c'è nulla di più inclusivo dell'amore.
  • [...] odio i miei tatuaggi. Sono stati una copertina di Linus ma quella copertina non mi serve più: me ne servono altre e questa vorrei piegarla e metterla nell'armadio. Mi ritrovo, invece, a portarla sempre addosso e a ricordarmi che ero insicura, impulsiva e anche un po' testa di cazzo.
  • [...] se non stai bene, possono tutti dirti ogni giorno anche per venti volte quanto sei simpatica e non crederci. Se hai una voce dentro che ti dice che non è vero, per te non risponderà alla realtà: devi lavorare su di te per accettare i complimenti, purtroppo.
  • [«Se dovessi pensare a due figure per te genitoriali chi sarebbero?»] MacGyver per quanto riguarda mio padre e Amanda Lear per quanto riguarda mia madre. Oddio, forse Amanda Lear sarebbe più una zia: le racconterei cose che a mia madre non direi [ride, ndr].

X/Twitter – profilo ufficiale

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Citazioni in ordine temporale.

  • La giornata perfetta! Senza sveglia, ancora nel letto con il cane, fuori piove e sono single.[9]
  • Ci metto piu o meno 7 anni a fidarmi di una persona. Durante questi 7 anni testo la persona che ho di fronte e ogni volta che sbaglia riparto da zero. Ci metto piu o meno 70 anni a fidarmi di una persona.[10]
  • Se mia madre fosse ancora in vita oggi la denuncerei per maltrattamenti. Denunciare è importante, molto piu che perdonare.[11]
  • Avete mai avuto a che fare con quello che si definisce "una persona tossica"? In che senso lo era? Come avete reagito? Mi chiedo solo quanto sia giusto demonizzare le persone problematiche. Dire che sono "tossiche". Che bisogna solo scappare, lasciando cosi sole persone che forse hanno bisogno di imparare. Oppure forse meglio cercare di capire. Oppure siamo tutti problematici?[12]
  • Puoi passare anche una bella serata ma sappi che tanto per tornare a casa incontrerai un tassista che te la rovinerà.[13]

Note

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  1. Da Intervista ad Ema Stokholma: "La musica mi ha salvato!", magazinedelledonne.it, 26 ottobre 2017.
  2. Dall'intervista di Federico Tomasselli, "Osare fa parte del mio istinto": Ema Stokholma si racconta, vogue.it, 30 ottobre 2018.
  3. Da Ema Stokholma: mia madre, vivere con «il mostro in casa», vanityfair.it, 23 febbraio 2020.
  4. a b Dall'intervista di Gaspare Baglio, Ema Stokholma: «Voglio sentire 'Ménage à trois' sui carri del Gay Pride», rollingstone.it, 29 giugno 2021.
  5. Dall'intervista di Francesca Scrimizzi, Ema Stokholma: «Di quando mi sento piccola piccola», cosmopolitan.com, 1º febbraio 2022.
  6. Dall'intervista di Fabio Morasca, Ema Stokholma: "Mi piace l'Eurovision, è divertente e nessuno si prende troppo sul serio. Francesi a parte!", tvblog.it, 10 maggio 2022.
  7. Dall'intervista di Sonia Serafini, Ema Stokholma: «Fatemi essere la nuova Amanda Lear, ma con i capelli rosa», vanityfair.it, 30 giugno 2022.
  8. Dall'intervista di Vincenzo Schettini a La fisica dell'amore, Rai 2; ciato in Andrea Parrella (a cura di), Ema Stokholma: "Prendevo botte a casa e volevo darle a scuola, ho provato a essere una bulla", fanpage.it, 10 settembre 2024.
  9. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 3 settembre 2022.
  10. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 15 maggio 2023.
  11. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 11 giugno 2023.
  12. Da un thread sul profilo ufficiale x.com, 7 settembre 2023.
  13. Da un post sul profilo ufficiale x.com, 27 settembre 2024.

Altri progetti

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