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Enrico Cerulli

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Enrico Cerulli

Enrico Cerulli (1898 – 1988), diplomatico e linguista italiano.

Citazioni

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  • Il Kebra Nagast non è opera originale, ma piuttosto adattamento di racconti pervenuti in Etiopia dall'Egitto. Un racconto copto, la cui prima forma parrebbe rimontare al sec. VI, servì di base - insieme con altri scritti copti meno antichi - a una redazione arabo-cristiana, dalla quale deriva il romanzo etiopico. Yeṣhaq, però, non tradusse soltanto l'opera araba ma l'ampliò con elementi attinti da altre fonti (anche locali etiopiche).[1]
  • La leggenda della regina di Saba fu localizzata in Etiopia certo anteriormente al sec. XIV; ma il Kebra Nagast, scritto durante il regno di uno dei maggiori sovrani Salomonidi, diede a quella leggenda la definitiva forma letteraria etiopica. Perciò esso, considerato come il libro nazionale per eccellenza, vuole essere anche per le scuole etiopiche il documento delle origini politiche e religiose dell'Etiopia.[1]

Storia della letteratura etiopica

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  • Ancor oggi, per quanti il nome di Etiopia non evoca irresistibilmente l'Africa? Eppure la storia dell'Etiopia è stata, ormai da secoli e secoli, assai diversa e molto più complessa di quella del massiccio continente africano, cui pure l'altipiano etiopico è geograficamente unito. (p. 11)
  • La letteratura etiopica è, per secoli, letteratura di Corte (o comunque strettamente connessa con la vita della Corte); oppure è letteratura religiosa, ed ancora qui riconnessa, attraverso la Chiesa, col potere sovrano che in Etiopia ha accentrato tradizionalmente anche la giurisdizione in questioni della Chiesa. E questa condizione di ambiente spiega meglio perché la sensibilità della letteratura etiopica e le sue reazioni assimilatrici si abbiano in confronto piuttosto dei contatti culturali di grado elevato; e fa comprendere però anche bene perché, d'altra parte, l'interesse dei letterati e degli artisti converga sugli argomenti e sui problemi che il Sovrano ed i dirigenti del Paese si ponevano. (p. 12)
  • [Sulla Gloria dei Re] L'autore, pure annaspando qua e là in qualche digressione eccessiva, sa mantenere sostanzialmente il filo del racconto; e, se anche le sue emozioni sono riflesse e non immediate, [...] tutta via la sua onesta intenzione di celebrare la gloria nazionale dei suoi Re e quella regionale di Aksum gli fa trovare una felice espressione di chiarezza narrativa anche attraverso le indubbie difficoltà dello stile oratorio [...]. (p. 44)
  • [Sulla Gloria dei Re] [...] si incrociano reminiscenze e nozioni di svariate fonti, che non sempre l'autore riesce ad amalgamare in forma d'arte, salvo particolarmente il passo profetico sull'Etiopia, dove l'emozione patriottica si fa viva ad affermare la tenace fede combattivamente mantenuta nei secoli oscuri e nelle lotte contro i Musulmani. (p. 45)
  • [Su Zara Yaqob] Divenuto re, si trovò ad affrontare il terribile problema di ripristinare l'unità del suo Stato: l'unità politica e l'unità religiosa. (p. 133)
  • [Su Zara Yaqob] Ad un uomo impegnato in simili lotte continue, dopo una lunga giovinezza passata in relegazione, non si poteva certo chiedere malleabilità né tenerezza od indulgenza. (p. 134)
  • L'avvento al trono di Teodoro II (1855) segna la fine della disgregazione dello Stato Etiopico, cui i «Re di Gondar» avevano dato motivo. Teodoro, con mano ferrea, torna ad unificare il paese, combattendo, con severità poi divenuta leggendaria, i grandi feudali e sopprimendo con durissime repressioni le ribellioni ed il brigantaggio che infierivano nelle varie regioni. Ma con Teodoro anche si può dire che prenda fine la letteratura etiopica, se per essa si intende la letteratura dell'antica lingua etiopica (gheez). All'opera unificatrice del Sovrano nel campo politico corrisponde, infatti, nella letteratura, il predominio assoluto dell'amarico, diventato lingua ufficiale. (p. 243)

Note

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  1. a b Da Kebra Nagast, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1933.

Bibliografia

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Altri progetti

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