Enrico Ridolfi

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Enrico Ridolfi (1828 – 1909), storico dell'arte italiano.

L'arte in Lucca studiata nella sua cattedrale[modifica]

  • Se la Cattedrale lucchese non è una delle chiese più vaste che sorgessero in Italia nel medio evo, è però fra queste una delle più ragguardevoli per la struttura sua, e delle più belle, massimamente all'interno, per la grata armonia delle linee e per un tal mirabile accordo di fantastico e di severo, che dà all'edifizio un carattere veramente sacro e solenne, raggiunto in egual misura da ben pochi di quelli che lo superano nella vastità e per la ricchezza dell'ornamento. (p. 5)
  • L'esteriore [della cattedrale di San Martino di Lucca] non ha un'armonia di stile pari all'interno; anzi vi si vedono spiccati i caratteri architettonici dei differenti secoli cui ne appartengono le varie parti, ed anche di uno stile diverso, dovuto all'essere stato diretto da artefici comacini e da toscani. Molte di queste parti però sono bellissime, segnatamente l'interno dell'atrio, il fianco di tramontana ed il tergo. (pp. 5-6)
  • Tenevano sotto il portico della chiesa lor banco i cambisti ed altri mercanti detti speciarii, (venditori di aromi) a giudicare e riparar le frodi dei quali fu costituito un apposito ufficio, o special tribunale, che si chiamò la Curia di s. Martino; teneva la sua residenza in prossimità della basilica, ed a quella dovettero poi i mercanti medesimi prestar giuramento di non commettere truffe nell'esercitare il traffico loro. (p. 11)
  • Che il simulacro di Cristo Crocifisso detto il Santo Volto (di cui anche Dante volle toccar nel Poema) sia molto antico, non è da porsi in dubbio; tutti i suoi caratteri, di cui diremo in appresso, son quelli d'un'imagine di grande antichità, e per quanto a molti sembra, di una imagine bizantina. E sebbene per memorie esplicite non apparisca nella Cattedrale lucchese che nel secolo XII, e le monete in che vedesi la sua effigie non debbansi riportare, per asserto dei numismatici, al di là del secolo XIII, da tali documenti però se ne può argomentare una lunga preesistenza, e son molte le ragionevoli induzioni che si recarono a dimostrare che il suo trasporto in Lucca risale al finir del secolo VIII. (pp. 135-136)
  • Elegantissimo è questo tempietto [del Volto Santo nella cattedrale lucchese], che Matteo [Civitali] architettò d'ordine composito, così per le proporzioni, come per le modinature sue e per i particolari tutti che lo compongono, essendo trascelti col più fino gusto fra i più belli e gentili esempi della romana architettura gli ornamenti da cui vien decorato. (p. 143)
  • [...] nel Duomo lucchese [diversamente da quello di Firenze] sembra invece che l'incuria [per le vetrate] fosse stata grandissima, e forse non si pensò mai ad un riattamento, che quando tutte, per la quantità dei vetri mancanti, erano in tale stato venute da non poterne più fare a meno; ed anche allora in luogo di farne eseguire un diligente restauro da abile artefice, fu condotto tale riattamento in guisa, che di peggio non potea farsi. L'unica finestra rotonda che rimane e quelle del coro, massime la vetrata grande che più aveva sofferto, ci fan chiaro il modo con che si procedette; ponendo cioè in luogo dei vetri rotti o danneggiati altri pezzi di vetro a casaccio, di qualunque colore si fossero, se se ne avevano a mano di colorati (forse resti di alcune finestre delle piccole interamente disfatte) o bianchi cui veniva data alla peggio una tinta qualsiasi, senza nulla curarsi se i disegni delle figure e degli ornamenti ne restassero in mal modo scomposti e sconciati. (p. 221)

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