Piero Scanziani

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Piero Scanziani (1908 – 2003), scrittore svizzero.

Entronauti[modifica]

Incipit[modifica]

Edoardo è il tipico redattore capo di un rotocalco italiano. Né troppo giovane né troppo vecchio: ha varcato i trenta ma non tocca i quaranta. È molto bravo, ma non tanto da dar ombra al direttore, si beffa di tutto, ma non crede in nessuno, ma sa in cosa crede il suo pubblico, ossia un milione di lettori.
È un uomo alto e stretto, un po' curvo, indossa giacche sportive, in redazione lo chiamano Coppi per una certa somiglianza col celebrato ciclista, di cui ha il profilo, la gracilità, la sagacia e il gusto per la caccia.

Citazioni[modifica]

  • «Credo nell'India». E in questa fede parto. Credo nell'India perché vi sono andato cento volte. Ragazzo, già vi sbarcai con Kipling e incontrammo Kim. Ventenne, vi tornai con Avalon che m'affacciò ai misteri tantrici; vi tornai con Guénon, dalle certezze glaciali. A trent'anni ho viaggiato fra il Bengala e il Panjab insieme a Maurice Magre e a Lanza del Vasto. Romain Rolland mi condusse a Calcutta da Ramakrisna, Osborne mi portò ad Arunachala da Aurobindo.
    Da un quarto di secolo percorro l'India, fermo nella mia stanza. È ormai tempo di andarvi per davvero, di vedere coi miei occhi se sono ancora vivi Diogene e Platone. (p. 12)
  • Se invece d'essere in India a cercare saggi fossi in America a cercare scienziati, tutto sarebbe in discesa. Qui tutto va in salita. La saggezza è verticale. (p. 13)
  • L'America è aperta, l'India è chiusa. [...] L'indiano nasconde ciò che gli preme e gli preme soprattutto la sua vita interiore. L'americano sente di valere per ciò che ha, l'indiano per ciò che è. (p. 13)
  • Le donne dell'India non ti guardano. Camminano intente, recando in capo la brocca, in mano il cesto, sul fianco il bimbo piccolo, dietro i grandicelli, nel ventre il prossimo. Non occhieggiano, non civettano, non smorfiano. Il fine della donna indiana non è l'uomo, è il figlio. Grande saggezza, ma non è quella che cerco. (p. 16)
  • [In India] Qui l'amore è forza divina, palese. Grande saggezza, ma cerco Diogene e Platone, ossia cerco un uomo esemplare e una parola persuasiva. (p. 17)
  • Cerco una saggezza incarnata in un uomo vivo. (p. 17)
  • Il futuro è sempre davanti a noi, invisibile. Getta la sua ombra ai nostri piedi, inavvertita. (p. 30)
  • [Los Angeles] La città è abitata da uomauti (il neologismo non è bello ma pertinente), creature recentissime, ma qui già sono arrivate a sette milioni e aumentano. L'uomauto è analogo a quello che, al tempo del cavallo, fu il centauro: un uomo attaccato a un equino. Qui l'uomo è attaccato a una macchina e viceversa. V'è qualche auto isolata e qualche isolato pedone: aborigeni in via d'estinzione. (p. 39)
  • L'uomauto è una creatura a quattro ruote, con una carrozzeria esterna che funge da vestito per il prestigio e da abitazione permanente. (p. 39)
  • In tanta perfezione, l'unico difetto dell'uomauto è di emanare da dietro un gas generalmente silenzioso, talora detonante, sempre pestilenziale. (p. 39)

Bibliografia[modifica]

  • Piero Scanziani, Entronauti, Elvetica Edizioni, Chiasso 1983.

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