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Enzo Golino

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Enzo Golino (1932 – 2020), critico letterario e giornalista italiano.

Citazioni di Enzo Golino

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  • Idolina Landolfi ha costituito un Centro Studi Landolfiani, studia e annota i libri del padre [Tommaso Landolfi], e nella operosa fedeltà alla sua memoria gli restituisce l'amore che, a suo modo, lui non le ha mai fatto mancare fin quando è vissuto. Ora che Landolfi, dal 1992, sembra aver trovato nuovi lettori nelle edizioni Adelphi, è lieta che un convegno internazionale a Firenze (4 e 5 dicembre), con il suo apporto organizzativo, ne ripercorra l'attività di narratore, poeta, traduttore. Dovrebbe uscirne l'immagine di un Landolfi attrezzato ad affrontare i posteri del Duemila. Nessuna ricorrenza anagrafica. Nessuna occasione editoriale.[1]
  • «Mi folgorerà costei, la piccolina, mi aprirà il mondo?». Lei, la piccolina, è Idolina, primogenita di Tommaso Landolfi, nata a Roma il 19 maggio 1958. Lo scrittore ha cinquant'anni e la paternità, benché tardiva, accende in lui il sogno febbrile di rientrare in quella vita dalla quale si è rabbiosamente escluso. Si chiede come difendersi dal desiderio di immaginare per Idolina un destino di «grande scrittrice o attrice».[1]

Letteratura e classi sociali

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  • Anche quando il fattore sociale è ridotto al minimo e l'aspetto formalistico prevale, le storie della letteratura portano nel proprio svolgimento questa naturale disposizione evolutiva, quasi sempre implicita o taciuta, cioè mai teorizzata. Sembra che gli storici della letteratura (accade anche per la storia generale e le storie particolari: ma qui si parla di storia della letteratura) non sappiano ben distinguere i ritmi del tempo storico, livellando le accelerazioni e i rallentamenti (che pure si scorgono a occhio nudo sui tempi lunghi e sui tempi brevi) in un ritmo uniforme, in un passo dalla cadenza bloccata e mai scalfita dalla straordinaria varietà di ritmo della civiltà universale.[2]
  • Individuare il pubblico nel romanzo, o meglio il nesso pubblico-personaggi è diventato molto difficile. Una progressiva rarefazione dell'idea di pubblico e rende assai ardua la ricerca dei loro connotati anche in quei sottogeneri della letteratura che una volta coincidevano alla perfezione con la massa dei propri lettori. Il pubblico è certamente cambiato, ma è anche l'idea di pubblico ad essere cambiata nella mente del narratore: si è tanto estesa da perdere i tratti riconoscibili, confusi ormai in un'entità che non è più pubblico bensì massa. Esiste una frattura tra i personaggi della letteratura e il pubblico dei lettori, una frattura di immagine e di identità poiché ognuno va per la sua strada incurante di aumentare la distanza. L'immagine della società si è complicata, vacillano i riferimenti tradizionali.[3]
  • [Il fruttuoso fallimento] un destino a cui dovrebbero votarsi, come in effetti è avvenuto per alcune delle più famose, quelle bizzarre e contraddittorie entità che sono le riviste letterarie: potenti, carismatiche, efficaci, quanto più le accompagna statu nascenti l'ombra dialettica del dissidio, la mossa improvvisa del cavallo, la fervida riluttanza ad essere ecumeniche, l'esaltante destino di sfuggire alla presa di una definizione univoca che vorrebbe imprigionarle, di fascicolo in fascicolo, dentro una ininterrotta e perciò banalissima e burocratica fable convenue, celebrata come la più noiosa delle histoires de famille.[4]

Note

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  1. a b Da Quel padre mio amatissimo letterato ineguagliabile, la Repubblica, 30 novembre 2001; ripubblicato in ricerca.repubblica.it.
  2. Da Il concetto di mutamento nella storia e nella critica della letteratura: materiali per una sociocritica, p. 19.
  3. Da Ricerca sociologica e letteratura: ideologie espressive e classi sociali, pp. 61-62.
  4. Da L'esperienza di «Officina», p. 197.

Bibliografia

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  • Enzo Golino, Letteratura e classi sociali, Laterza, Roma-Bari, 1976.

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