Epifanio di Salamina

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Epifanio di Salamina

Epifanio di Salamina (315 circa – 403), scrittore palestinese e vescovo, venerato come santo e Padre della chiesa.

  • Ai peccatori che si pentono come la peccatrice, il pubblicano ed il ladrone il Signore perdona tutto il debito, ma ai giusti chiede anche gli interessi.
  • È necessario, se si può, possedere i libri cristiani. Infatti il solo vedere la Bibbia ci rende più esitanti di fronte al peccato e ci da maggior vigore a compiere la giustizia.
  • È un grande tradimento della salvezza non conoscere nessuna delle leggi divine
  • I comandamenti sono tanti quante le piaghe d'Egitto, le beatitudini sono il triplo di tre, l'immagine della Trinità.
  • L'ignoranza delle Scritture è un grande precipizio ed un profondo baratro.

[AAVV, Vita e detti dei padri del deserto, a cura di Luciana Mortari, Roma, Città Nuova, 2005]

  • Io ho inteso che alcuni hanno mormorato di me, perché nell'andare a Bethel per celebrare l'ufficio, secondo l'ecclesiastico uso, arrivato in un luogo che si chiama Anablatha, vidi una lampada accesa in un edificio e domandai a che servisse; e mi fu risposto esser quella una chiesa. Vi entrai per pregare; trovai un velo pendente alla porta della chiesa, e che rappresentava il Cristo, o qualche santo forse, non ricordo bene. A tal vista grandemente m'indignai, perché vidi la rappresentazione umana nel luogo santo, contro i precetti delle Scritture, e stracciai il velo.[1]

Note[modifica]

  1. Citato in Adolfo Venturi, Storia dell'arte italiana, vol. II, Dall'arte barbarica alla romanica, Ulrico Hoepli, Milano, 1902, p. 123.

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