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Eraldo Pecci

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Eraldo Pecci (1974)

Eraldo Pecci (1955 – vivente), ex calciatore italiano.

Citazioni di Eraldo Pecci

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Citazioni in ordine temporale.

  • [Sul campionato di Serie A 1975-1976] Ad un certo punto avevamo cinque punti di svantaggio dalla Juve, improvvisamente perdettero tre partite di fila, mentre noi ne vincemmo altrettante compreso il derby. Fu li che operammo lo storico sorpasso... [...] Se devo essere sincero non ho saputo apprezzare pienamente quello scudetto, quando sei giovane ed hai tutta la carriera davanti pensi che tutto ti sia dovuto. Oggi mi accorgo che è stato un qualcosa di straordinario, pensiero che si amplifica pensando al gruppo dei miei compagni, giocatori straordinari e di grande livello. Da Salvadori a Graziani, Pulici, Castellini, Mozzini... eravamo un grande gruppo che è riuscito ad imporsi in un ambiente dove per squadre come Torino o Verona non è mai facile vincere.[1]
  • [Su Luigi Radice] Fu un mister intelligente e rispettoso delle regole che valevano anche per lui. Era uno che dialogava molto anche se aveva questo modo austero di porsi, seppe porsi da protagonista in quel momento storico del calcio. Incompreso? Non credo perchè allenò tutte le maggiori squadre (Inter, Milan, Roma, tranne la Juve). Certo non era un tipo accomodabile. È chiaro che quando uno porta delle novità e va avanti per la propria strada trova sempre qualche ostacolo sul tuo cammino. Radice non era uno che diceva sempre signorsì al presidente, ma voleva dire anche la sua. È stato professionista di grande valore.[1]
  • [...] posso dirti che Roberto Vieri, il vero "Bobo" è lui non il figlio. Era un grande, aveva una tecnica sopraffina ma forse era il fisico a tradirlo, era veramente forte.[2]
  • [«[...] rivede in qualche giocatore del Toro attuale lo spirito che vi animava a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta?»] Le storie francamente sono diverse e sono immerse in questo tempo. È indubbio che c'era un'altra sensibilità [...] Noi sentivamo addosso la maglia granata, eravamo un tutt'uno. Conoscevamo la Storia con la S maiuscola del club e cercavamo di onorarla in ogni allenamento e in ogni partita. Oggi le situazioni nel mondo del calcio sono molto diverse rispetto ai nostri anni e quindi è anche giusto che un giocatore moderno non conosca nel dettaglio quello che è stato il Toro nel suo glorioso passato. Ma, per me che ho il Toro dentro, questo club resta unico nel suo genere. Non deve lottare per vincere, ma per difendere in eterno le sue meravigliose e uniche peculiarità.[3]
  • [«Eraldo, per lei che ha il Toro dentro, cos'è il Derby della Mole?»] È banale quello che affermo ma lo penso e non lo nego: ogni match con la Juventus è stato speciale. Al tempo Torino e Juventus erano due squadre forti, quasi alla pari, e tutti i derby valevano veramente più di 2 semplici punti. Erano battaglie tra formazioni competitive, ma vigeva sempre il rispetto tra noi contendenti. Eravamo avversari sul campo, ma amici nella vita. Nello sport il rivale è da battere sotto il profilo dell'agone, mai da uccidere.[3]

Intervista di Gigi Garanzini, lastampa.it, 23 maggio 2016.

  • [«Quel 16 maggio 1976, Eraldo, dal primo minuto all'ultimo»] L'ultimo lo ricordo poco, perché finimmo a ballare al Boccaccio, proprio in faccia al castello del Valentino e non ho idea di che ora fosse. Il primo normalissimo, perché avevo dormito sodo come sempre e alle facce stralunate di Pulici e Castellini che le vigilie le passavano in bianco ero abituato. L'incoscienza dei vent'anni me la faceva sembrare una domenica normale, dopo colazione scendemmo come sempre da Villa Sassi prendendo il sentiero di destra verso la chiesa. Il solito pranzo di quei tempi, risotto e filetto alto quattro dita che oggi porterebbe all'arresto in flagrante del dietologo, la chinamartini di Pupi e via verso lo stadio.
  • [...] lasciami dire una cosa da vecchio, che allora erano tempi più seri, non ancora da reality. E prima di lasciarsi andare a piangere in pubblico un uomo ci pensava due volte, anche per il primo scudetto dopo Superga.
  • [«Ma quanto mangiava Patrizio Sala?»] Non potete farvene un'idea. Correva eh, correva anche per noi, soprattutto per me. Ma un suo pasto normale era il triplo di uno nostro abbondante. Il bello è che mangiava con la testa nel piatto, ma aveva un sesto senso per beccare il vassoio che passava alle sue spalle e ricominciare.

Intervista di Lorenzo Fabiano, corrieredibologna.corriere.it, 24 settembre 2021.

  • Il Toro è storia. Il Toro è Superga, il Toro è Valentino Mazzola, il Toro è Gigi Meroni, il Toro è Giorgio Ferrini: se la mettiamo su questo piano è difficile trovare squadre che lo battano; se invece la mettiamo sui risultati, allora è diverso.
  • [Su Diego Armando Maradona] Lui era venuto al campo direttamente dal paradiso. Ha portato il verbo del calcio sulla terra: un ragazzo sensibile e disponibile. Mi spiace che qualcuno invece di celebrarne la storia, si sia soffermato sui difetti. È la natura umana, purtroppo. Siam fatti così.
  • [«[...] com'era il suo calcio?»] Era la chimica che si creava tra di noi nello spogliatoio. Le squadre cambiavano due giocatori a stagione, e si rimaneva compagni anche per dieci anni. Si cresceva insieme, con le famiglie. Il calcio era nelle storie di un magazziniere e di un massaggiatore, dei quali la gente non sapeva nulla. La cosa più bella era quando ti fermavano per strada e ti dicevano "Ciao Eraldo" e ti facevano sentire uno di loro. Un patrimonio inestimabile. [...] Uscivi dal Filadelfia e parlavi con le persone, accarezzavi un bambino al quale piaceva da matti giocare a pallone, incontravi il nonnetto che aveva conosciuto Valentino Mazzola, un altro che era stato sulle ginocchia di Bacigalupo, o quello che ti diceva che Bulgarelli era il più grande calciatore al mondo. Oggi il calcio si è allontanato dalla gente. È un peccato.

Citazioni su Eraldo Pecci

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  • Gigi Radice durante un allenamento del Torino: "Fuori i coglioni!". Eraldo Pecci a Patrizio Sala: "Guarda che dice il Mister che devi uscire". (Beppe Viola)
  • Una volta, in un Perugia-Torino, continuava a beccarsi con Bagni, altro peperino. All'ennesimo fallo, Pecci si è alzato e ha dato un manrovescio a Bagni. Non ho fatto in tempo a estrarre il cartellino rosso che mi ha detto: "Vado, Alberto. Vado fuori". E un attimo dopo, passandomi davanti: "Alberto, una: mi raccomando". Una giornata, voleva dire: cioè, non calcare la mano, nel referto. E io sono stato bravo: "La sua mano incocciava il volto dell'avversario" ho scritto. Una sola giornata. (Alberto Michelotti)

Note

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  1. a b Dall'intervista di Filippo Rosace, Pecci: «Lo scudetto della rimonta eravamo un grande gruppo», altoadige.it, 20 maggio 2016.
  2. Dall'intervista di Davide Morgera, Eraldo Pecci: «La famiglia Bruscolotti mi trattò come un figlio. Stasera tifo Napoli», ilnapolista.it, 4 febbraio 2017.
  3. a b Dall'intervista di Andrea Calderoni, Pecci: "Toro, ricordati la tua storia. Ma oggi fatico a vedere un progetto tecnico", toronews.net, 1º novembre 2019.

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