Erano tutti miei figli

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Erano tutti miei figli

Descrizione di questa immagine nella legenda seguente.

Louisa Horton, Edward G. Robinson, Chester Erskine e Burt Lancaster sul set del film

Titolo originale

All My Sons

Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti d'America
Anno 1948
Genere drammatico
Regia Irving Reis
Soggetto Arthur Miller
Sceneggiatura Chester Erskine
Produttore Chester Erskine
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Erano tutti miei figli, film statunitense del 1948 con Edward G. Robinson e Burt Lancaster, regia di Irving Reis.

Dialoghi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Ann: Oh, quanti vestiti! Sono tutti di Dick?
    Kate: No, questa è la stanza di Dario, non ti rammenti?
    Ann: Allora sono di Dario?
    Kate: Sì, non li avevi conosciuti?
    Ann: Non avrei mai pensato che... Ma le scarpe sono tutte lucide?
    Kate: Sì cara, per quando ritornerà. A volte è meglio lasciar le cose come sono, rispettarle a qualunque costo.
  • Kate: Io detesto queste pillole, danno un sonno differente dal naturale.
    Joe: Be', sempre meglio che star svegli tutta la notte.
  • Joe: Mio figlio che spia, che complotta contro di me!
    Chris: Ma io ho diritto di sapere ciò che è successo, capisci? E tu devi spiegarmelo!
    Joe: Ma spiegare! Spiegare... Non ho fatto altro finora, io ne sono stanco di spiegare! Non ho nulla da spiegare a te! Tu sei mio figlio, la mia carne, sei il mio sangue! Tu mangi il mio cibo, tu vivi qui nella mia casa, non debbo spiegarmi con te! Se sono colpevole lo sei anche tu! Mi capisci? Anche tu sei colpevole!
  • Joe: Anche l'uomo può avere dei difetti, come un pezzo di macchina, un cilindro: una piccola pressione e schianta. Molti innocenti muoiono, molte persone innocenti.
    Kate: Ma tu hai già pagato per questo, hai pagato con la vita di Dario! Dario, tuo figlio! Non ti resta altro da fare ora.
    Joe: Certo che era mio figlio, ma penso che per lui erano tutti miei figli. E infatti lo erano. Tutti miei figli.

Citazioni su Erano tutti miei figli[modifica]

  • Dal dramma omonimo di Arthur Miller, una delle più intense interpretazioni di Robinson, perfetto nel descrivere il dramma di questo capitalista che non vuole ammettere i propri errori e ingannando la legge non potrà evitare lo scontro col figlio. Un eccesso di verbosità nuoce però al progredire della tensione. (Il Mereghetti)

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