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Ernst August Friedrich Klingemann

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Ernst August Friedrich Klingemann

Ernst August Friedrich Klingemann (1777 – 1831), scrittore, drammaturgo e direttore teatrale tedesco.

I notturni di Bonaventura

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Scoccò l'ora notturna. M'avvolsi nel rivestimento che m'era compagno d'avventura, pigliai la picca e il corno, uscii incontro alle tenebre e annunciai l'ora dopo aver scongiurato gli spiriti mali con il segno della croce.

Citazioni

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  • In verità noi guardiani di notte e poeti, assai poco ci occupiamo dell'umano daffare diurno; ognun sa che con la luce gli uomini si fanno altamente quotidiani, mentre solo quando sognano valgono qualcosa. (III)
  • Poiché l'uomo poggia su questa contraddizione: ama la vita a cagion della morte, ma odierebbe la vita se scomparisse la paura della morte. (IV)
  • Delle due, solo una cosa è possibile: o gli uomini la pensano alla rovescia, o sono io fuori di strada. Se la maggioranza dovesse decidere, sarei semplicemente perduto. (VII)
  • Ho osservato che oggi ancora gente rispettabile non è in grado di padroneggiare il muscolo del pollice, come gran copia di scrittori e persone che menan la penna; mi sbaglierò ma questo conferma l'idea di Darwin. (VIII)
  • «Il teschio non diserta mai la maschera che occhieggia, la vita non è che l'abito a sonagli che il Nulla indossa per tintinnare prima di stracciarselo via di dosso. Che cos'è il Tutto? Nient'altro che il Nulla: esso si strozza da sé, e giù s'ingoia voracemente: ecco a che si riduce la perfida ciarlataneria secondo la quale esisterebbe qualcosa! Se infatti una sola volta lo strozzamento sostasse, il Nulla balzerebbe evidente agli occhi degli uomini, da farli inorridire; i folli chiamano eternità questo fermarsi! – ma no, è proprio il Nulla invece, la morte assoluta – poiché la vita consiste solamente in un ininterrotto morire.» (VIII)
  • «A prenderla sul serio, c'è da finire al manicomio; io però la prendo da Pagliaccio, e proseguo il Prologo fino alla Tragedia.» (VIII)
  • Dalla gran religione universale annunciata alla Natura con mille iscrizioni, l'umanità è andata frangendosi in minori religioni di stirpi e di popoli per giudei, pagani, turchi e cristiani: questi ultimi poi, ancor non paghi, tornano a suddividersi in varie tendenze. Non altrimenti accade nel manicomio universale. (VIII)
  • L'amore non è bello: solo il sogno dell'amore rapisce. (IX)
  • Il ricco e il mendico hanno questa prerogativa sugli altri figli degli uomini: possono soddisfare il loro gusto per i viaggi. (XV)
  • C'è più grandezza a odiare il mondo che ad amarlo; chi ama agogna, chi odia basta a se stesso. (XVI)
  • Io non voglio amare, voglio rimanermene freddo e sveglio come si deve per saper ridere d'ogni cosa il dì che la mano gigante s'abbatterà su di me! (XVI)

Al tocco delle mie dita tutto frana in cenere, non giace più che un pugno di polvere sulla terra, un paio di vermi satolli se ne strisciano via di soppiatto, come morali oratori funebri che si siano troppo inteneriti al banchetto funerario. Semino questo pugno di polvere paterna negli spazi, e che cosa rimane?... Nulla!
Lontano, sulla tomba dell'amata, scorgo ancora il visionario che abbraccia il nulla!
E l'eco dilegua per l'ossario l'ultima parola: nulla!

Bibliografia

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  • I notturni di Bonaventura, traduzione di Felice Filippini, BUR, 1950.

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