Felix Schwarzenberg
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Principe Felix di Schwarzenberg (1800 – 1852), statista austriaco.
Citazioni su Felix Schwarzenberg
[modifica]- Il principe Felix Schwarzenberg, politico e generale, [dopo i moti rivoluzionari del 1848] divenne il vero uomo forte della reazione.
A quel tempo egli aveva gli anni del secolo, ed era ben oltre la metà della sua vita, come era logico per un quarantottenne. Grigio prima del tempo, con un cranio oblungo e il volto scavato, occhi opachi e gesti lenti, molto alto e magrissimo, con l'attillata giubba bianca militare, sembrava il fantasma di un cavaliere, il ritratto di un antenato austriaco. Ma l'aspetto esteriore traeva in inganno. Dietro quella facciata c'era un intelletto acuto e una fantasia sveglia, un enorme entusiasmo e una passione indomita. E quanto a vitalità, sebbene non si fosse mai risparmiato, ne aveva da vendere, così da poter affrontare senza esitazioni quel compito, il più importante della sua vita, che ora gli veniva affidato[1]. (Franz Herre)
- Nello stesso mese nel quale si effettuava in Parigi il colpo di Stato[2], anche Schwarzenberg aboliva la costituzione austriaca[3] al 31 dicembre, e rese l'Austria in un tutto omogeneo, colla abolizione di tutti gli Stati provinciali, di tutte le dogane interne, ecc., sicché divenne possibile di effettuare finalmente in Ungheria quelle benefiche riforme, che sino allora erano state impedite dalla nobiltà. (Wolfgang Menzel)
- Schwarzenberg inclinava per natura all'incostanza e alla mutevolezza: viveva in un'epoca che cominciava ad anteporre il realismo all'idealismo. Perciò egli fu un politico realista, il quale affermava che il tempo dei princìpi era passato: fu il sostenitore di uno stato forte, secondo cui "una interpretazione del diritto e una applicazione dei princìpi giuridici meno rigorose spesso erano necessarie per la sopravvivenza, e solo i fatti e non i princìpi giuridici consentono di far fronte alla realtà". Egli pensava – a differenza del ciarliero ed elusivo Metternich – che la formulazione di una politica non era ancora la politica, che far politica e fare la guerra richiedevano le medesime qualità: fermezza, audacia, coraggio. (Franz Herre)
Note
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