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Wolfgang Menzel

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Wolfgang Menzel

Wolfgang Menzel (1798 – 1873), critico letterario, storico della letteratura e scrittore tedesco.

Storia dei tedeschi dalla caduta dell'Impero fino ad oggi

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  • Hofer si arrese con dignità: gli Italiani lo maltrattarono, gli strapparono la barba e lo trassero legato attraverso il ghiaccio e la neve: poscia in una carrozza fu condotto a Mantova. Nessuno si intromise per lui. Napoleone comandò per telegrafo da Parigi di fucilarlo entro ventiquattr'ore. Sereno egli s'incamminò alla morte. (Libro primo, cap. IX, p. 76)
  • Nel Würtenberg[1] il re Federico, nonostante la sua corpulenza sempre crescente, non abbandonava gli affari a nessun Montgelas, ma si lasciava trascinare a qualche arbitrio dal suo prediletto Dillenius, che aveva promosso a conte di Dilen. Altiero da una parte del favore di Napoleone, e dall'altra del suo matrimonio inglese e della parentela russa, egli si comportava dispoticamente come qualsiasi altro principe della Confederazione Renana, ed esponeva alla vista nel modo più solenne lo splendore della maestà. Chi lo incontrava a cavallo od in carrozza, doveva sul momento fermarsi e discendere; sovente sulla strada faceva afferrare di tratto quei giovanotti che gli piacevano o gli spiacevano e li metteva tra i soldati; non di rado come Federico Guglielmo II, usava della mazza spagnuola. Tutte le volte che egli compariva in teatro, le trombe dovevano squillare. (Libro primo, cap. XII, pp. 94-95)
  • [Federico I del Württemberg] Anche al cospetto di Napoleone egli manteneva il suo orgoglio. I principi dell'Impero mediatizzati lo dovevano ricevere con gravità, e li costringeva a passare almeno una parte dell'anno alla sua Corte [...]. (Libro primo, cap. XII, p. 95)
  • Nella spietata sua smania della caccia, il re [Federico I del Württemberg], non potendo più farsi trascinare nel bosco per la sua pinguedine, si faceva porre la selvaggina a tiro, e su larga scala. Per intere settimane dovevano i contadini dei più lontani luoghi, percorrere molte miglia per spingere la selvaggina, impiegando più giornate nella corsa, maltrattati in mille guise dai palafrenieri e dai cacciatori. Il poeta Matthison[2], allora assai prediletto, sebbene privo di delicatezza, con frasi servili decantava una tal caccia quale solennità di Diana in Bebenhausen, e venne dal re elevato alla nobiltà. (Libro primo, cap. XII, pp. 95-96)
  • Uno dei Governi più spregievoli in tutta la confederazione Renana era quello del principe primate Carlo di Dalberg granduca di Francoforte. Egli di continuo adulava il tiranno straniero nel modo più abjetto, sempre giungeva le mani per invocare la benedizione dell'Altissimo sul capo del supremo Napoleone, e festeggiava ciascuna delle sue vittorie con preci di ringraziamento e canti di giubilo, mentre i suoi ministri, pessimi economisti, esaltavano la libertà sotto la più vergognosa pressione del paese. (Libro primo, cap. XII, p. 96)
  • Nella filosofia primeggiava Fichte, co' suoi vibrati discorsi alla nazione tedesca aveva risvegliato un entusiasmo maggiore per sé. Il suo sistema, che è un'esagerazione della critica razionale di Kant, dettato con acume energicamente morale, conveniva affatto allo stato militare della Prussia, ed al patriottismo allora mal coltivato. Fichte rigettava l'antica credenza, non lasciando null'altro che la conoscenza di sé stesso; ma davanti a tutte le cose riconosceva in sé stesso un precetto morale, un comando incitante al bene, colla coscienza del quale egli si era studiato di percuotere i Prussiani nella loro età di sventura. (Libro I, cap. XIII, pp. 102-103)
  • Nella pedagogia si giunse a grande altezza. Pestalozzi, benefattore onorato dell'umanità, volle alla fine dar vita a ciò che prima era mal riuscito ad altri, alla dottrina di Rousseau di rigenerare l'umanità mediante una perfetta educazione dei fanciulli. Quel che egli aggiunse all'antico divisamento di Rousseau fu un nuovo metodo, per il quale i fanciulli vengano immediatamente istruiti coll'intuizione, e devono prendere la parte più attiva nella propria istruzione. Egli istituì una scuola modello a Burgdorf, più tardi Yverdon; e la fama ne salì a tanta altezza, che da tutti i paesi zelanti pedagoghi pellegrinavano a questa nuova Mecca della civiltà. (Libro I, cap. XIII, p. 103)
  • [...] nella Confederazione Renana sorgeva la nuova filosofia del giovane Schelling, che, stanco della minuziosa ragione, ritornava alla natura, e fondava la così detta filosofia della natura: ma essa era rinvolta in un circolo infecondo di idee panteiste; identificava la natura e lo spirito, e con ciò diveniva fondatore della cosi detta dottrina dell'identità dei contrarj. Con lui incominciò senza dubbio il primo ritorno alla filosofia del soggettivismo, dall'io al grande oggettivismo; ma egli non ebbe l'animo o la forza di riconoscere la rivelazione, e ritornare alla Chiesa. (Libro I, cap. XIII, p. 103)
  • [...] tutti i naturalisti tedeschi furono superati nella gloria da Alessandro Humboldt, parimente scolare di Werner, il quale negli ultimi anni del secolo scorso fece un viaggio in America, celebratissimo nella scienza, e più tardi risplendette in quasi tutti i rami della fisica, e principalmente nella mineralogia. Godendo del più alto favore della Corte prussiana, si portò di sovente a Parigi, dove raccolse non minore onore come membro dell'Istituto; scrisse anche in francese, e si tenne sempre sulle idee universali, sul cosmopolitico. (Libro I, cap. XIII, p. 104)
  • Gli affari [del Congresso di Vienna] si avvicendavano colle feste. Vienna brulicava d'illustri ospiti, e l'imperatore Francesco[3] spendeva 30 mila fiorini per rallegrarli giorno per giorno con divertimenti autunnali ed invernali sino alla veniente primavera. Oltre i balli ordinarj e concerti, feste di Corte, mascherate, fuochi artificiali, giardini incantati, parate, caroselli, ecc. avevano luogo sul Danubio straordinarie partite di caccia e di slitta. Non si usciva mai da questo turbinio di piaceri, dove tutto il fiore della nobiltà europea si mescolava a guisa di olezzante mazzo non mai più visto. (Libro secondo, cap. XII, p. 206)
  • Filosofi, pedagoghi, poeti, giornalisti gareggiavano a persuadere la gioventù, che ormai era finita ogni vecchia istituzione ecclesiastica, ogni Confessione, e che sorgeva una nuova primavera morale senza il cristianesimo. L'idolatria di sé stesso, insegnata da Hegel, piaceva all'animosa gioventù, e dopo esser incominciata quale albagia aristocratica delle Università, venne usufruttata a poco a poco quale leva del partito rivoluzionario, legato colle idee comuniste di Francia. (Libro terzo, cap. IX, p. 285)
  • Dalla Francia e dalla Svizzera venivano diffuse tra i proletarj tedeschi idee socialiste e comuniste, infondendo la disposizione rivoluzionaria in cui li trovò il 1848. L'avidità dei piaceri s'inalzava anche sulla miseria; la semplicità dell'antico comporto e costume spariva sempre più. La plebe imitava nel vestito e nel fumare i ricchi. Anche la poveraglia, che appena saziavasi di pane, cercava nell'acquavite quella voluttà, che doveva compensare ogni altra gioja. (Libro terzo, cap. XIII, pp. 306-307)
  • L'istruzione popolare e la stampa agivano con sollecitudine e con mire rivoluzionarie. In principio del secolo si erano chiamati gli scolari di Pestalozzi per istituire in quasi tutti gli Stati protestanti delle scuole magistrali, ove educare maestri, dai quali il popolo sarebbe ingentilito con costumi più civili, maturato nello spirito, e nobilitato nel sentimento: non osservando che si formava in questo modo una nuova classe, che, con poco stipendio e con molte pretese, invidierebbe e disprezzerebbe i parroci, e sarebbe smaniata di ogni novità anticristiana e sociale. (Libro terzo, cap. XIII, p. 307)
  • In Milano e in tutte le altre città, dove stanziavano Austriaci, quando questi s'incontrassero sulle strade, venivano loro strappati di bocca i sigari e le pipe, perché Mazzini aveva dato il comando segreto che nessuno dovesse fumare il tabacco[4]. Il militare maltrattato ricorreva alle armi, e quasi ogni giorno si veniva a scontri sanguinosi; il più cruento fu in Pavia l'8 febbrajo [1848], al grido universale di Morte ai Tedeschi; ma gli Austriaci rimasero padroni e chiusero l'Università. (Libro quarto, cap. V, p. 341)
  • Il valoroso Haynau, dimesso dall'imperatore[5] pei soverchi soprusi commessi in Ungheria, fece un viaggio in Europa, onde far ammirare la sua barba imponente, e fu ben accolto a Berlino, male a Londra, dove la plebe in una gran birraria da lui visitata, lo maltrattò, senza che il Governo inglese desse una soddisfazione all'austriaco. (Libro quarto, cap. X, p. 379)
  • Il più importante avvenimento per la pace in Europa fu il colpo di Stato in Parigi, del 2 dicembre 1851. Luigi Napoleone, presidente della repubblica, pose termine al cicaleggio dell'Assemblea nazionale, divisa in partiti, e da sé stessa profondamente degradatasi: ne scacciò i membri, arrestò i generali e giornalisti più pericolosi, s'appellò al popolo, che lo appoggiò con 7 a 8 milioni di voti, e nel prossimo anno si proclamava imperatore dei Francesi col titolo di Napoleone III. (Libro quarto, cap. X, p. 379)
  • Nello stesso mese nel quale si effettuava in Parigi il colpo di Stato[6], anche Schwarzenberg aboliva la costituzione austriaca[7] al 31 dicembre, e rese l'Austria in un tutto omogeneo, colla abolizione di tutti gli Stati provinciali, di tutte le dogane interne, ecc., sicché divenne possibile di effettuare finalmente in Ungheria quelle benefiche riforme, che sino allora erano state impedite dalla nobiltà. (Libro quarto, cap. X, p. 379)
  • All'assedio di Tournai, avendo i soldati inglesi beffato i suoi, Federico Guglielmo s'impuntò a migliorarli, e tutto diresse ad avere buoni soldati; si sa quanto pagasse un granatiere; dirigeva le cure tutte alla formazione di uomini alti; e a tal uopo combinava i matrimonj. (Libro quarto, Appendice italiana degli avvenimenti posteriori, p. 407)

Note

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  1. Württemberg.
  2. Friedrich von Matthisson (1761–1831), poeta tedesco.
  3. Francesco II d'Asburgo-Lorena (1768–1835), primo imperatore d'Austria.
  4. Il cosiddetto "sciopero del fumo" nel Lombardo-Veneto.
  5. Francesco Giuseppe I d'Austria.
  6. Eseguito da Luigi Napoleone Bonaparte (futuro Napoleone III) il 2 dicembre 1851.
  7. Concessa nel 1849.

Bibliografia

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