Ferdinando Salce

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Un'affiche di Giovanni Battista Carpanetto della Raccolta Salce, 1899.
Un'affiche di Leopoldo Metlicovitz della Raccolta Salce, 1904 circa.
File:Marcello dudovich, manifesto per mele & c. napoli, 1911 (fondaz. cirulli, bologna).jpg
Un'affiche di Marcello Dudovich della Raccolta Salce, 1911.
Un'affiche di Leonetto Cappiello della Raccolta Salce, 1914 circa.

Ferdinando Salce, detto Nando (1878 – 1962), collezionista italiano di 25 mila manifesti pubblicitari donati allo Stato italiano e oggi conservati presso il Museo civico di Treviso.

Citazioni di Ferdinando Salce[modifica]

  • «Lego all Stato italiano, rappresentato dal Ministero della Pubblica Istruzione la mia collezione di manifesti pubblicita riraccolti durante un settantennio esistenti tutti e soltanto nei solai della mia casa in Borgo Mazzini 48, in Treviso, della quale collezione molti giornali, riviste e mostre hanno rilevato l'importanza per la storia degli stili e degli artisti e per le evoluzioni degli usi e costumi della collettività...»[1]

Citazioni su Ferdinando Salce[modifica]

  • I manifesti della collezione Salce non coprono tutt'intero questo itinerario, giacché si fermano ai primi due decenni del secondo dopoguerra e non riflettono quindi gli orientamenti più recenti che hanno determinato svolte di grande importanza sia negli scenari sia nelle filosofie comunicative e produttive. E tuttavia, per l'arco cronologico che abbracciano (che va dall'ultimo quarto dell'Ottocento ai primi anni Sessanta), e per la varietà dei loro contenuti e dei loro moduli espressivi, essi disegnano un quadro di riferimenti di notevole ampiezza e spessore. Tale da consentire una ricognizione a largo raggio sugli sviluppi della comunicazione e della tecnica pubblicitaria, dai suoi primordi pioneristici sono alle soglie della «rivoluzione televisiva», all'epoca degli spot e della pubblicità-spettacolo. (Valerio Castronovo)
  • Se ad esempio il trevigiano Nando Salce (1877-1962), facilitato da una condizione economica familiare favorevole, non si fosse accanito per vari decenni della sua esistenza a collezionare manifesti pubblicitari d'ogni tipo, facendone ad un certo momento donazione alla sua città, oggi non sarebbe consentito a Treviso di evocare per tematiche, attraverso le genuine espressioni grafiche di autentici talenti del settore, gusti e passioni e tendenze delle generazioni che ci hanno preceduto. A partire dal 1895. Qualcosa come venticinquemila «pezzi», dai quali sono stati ora estrapolati quelli dedicati fino agli anni Cinquanta alle Dolomiti. (Piero Zanotto)

Alberto Abruzzese[modifica]

  • Così in Salce la «forma» manifesto (stampato), il mezzo in quanto tale, prevale sui contenuti espressi: il «ragioniere» accumula anche le opere che non valuta belle. Alla «coazione a ripetere» del desiderio si aggiunge la sistematicità dell'esperto, al feticista l'archivista. Grazie a questo la sua raccolta non solo è in grado di mostrare il percorso di una tradizione artistica che si massifica e socializza al servizio del mercato, con l'intento di conservare la propria radice e «decorare», «abbellire» le funzioni della tecnica o la trivialità dei prodotti, ma, acquisendo anche ciò che non rientra in quel percorso «auratico», è pure in grado di documentare la nascita della pubblicità contemporanea, il formarsi di una nuova estetica del prodotto, di nuove strategie persuasive e discorsive, di nuovi ritmi narrativi, di nuove sostanze, nuovi vissuti, nuovi soggetti dell'immaginario (che, tra catastrofe e rigenerazione, nascono come negazione, «dissoluzione», «compimento», all'interno dell'arte della pubblicità urbana, potremmo dire come suo «destino»).
  • È probabile, infatti, che Salce valutasse il manifesti con la stessa «ambiguità» di Pica («consolano in qualche modo le pupille degli aristocratici amatori d'arte») e cioè a risarcimento dell'«estetica del brutto» prodotta dalla fabbrica e dalle macchine, dalla folla e dalle merci.
  • La collezione Salce documenta splendidamente la nascita, lo sviluppo e la crisi del manifesto pubblicitario come mezzo dominante nelle forme di comunicazione destinate a reclamizzare i prodotti dell'industria e del mercato in Italia.
  • La natura dell'intento di Salce nel collezionare manifesti per tutto l'arco della propria vita, provvidenzialmente durata quanto durò l'oggetto del suo amore, ci serve a spiegare la straordinaria ricchezza delle «informazioni» raccolte ed ora a disposizione; straordinaria intellettualmente ed emotivamente per chi oggi la voglia rivisitare.

Note[modifica]

  1. Dal testamento di Ferdinando Salce redatto il 12 settembre 1962, citato da Filippa M. Aliberti Gaudioso, I manifesti di Salce: cronaca di una donazione, in L'Italia che cambia attraverso i manifesti della Raccolta Salce, Edizioni Artificio, Firenze, 1989, p. 17.

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