Figurina

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Una figurina del cioccolato Suchard.
Una figurina della serie Au bon marché, Parigi, 1900 circa.

Citazioni sulla figurina.

  • Tuttavia, alla schiettezza plebea della stampa popolare, la figurina oppone la sua vocazione enciclopedica borghese. (Paola Pallottino)

Gillo Dorfles[modifica]

  • La figurina era inizialmente un complemento piacevole e simpatico a un determinato prodotto (cioccolato Suchard, Tobler, Kohler, Stollwerck, Talmone, dadi da brodo Liebig, Maggi, ecc.) e aveva, come primum movens, quello di attirare l'attenzione del cliente sul prodotto stesso, prolungandone l'effetto pubblicitario.
  • Ma non appena diventarono di moda le raccolte di Figurine – tanto da parte del mondo giovanile, che da quello di molti collezionisti adulti, altrettanto fanatici dei ragazzi – queste divennero, non solo un elemento pubblicitario d'un dato prodotto ma pubblicitarie di se stesse e alla base d'un meccanismo "perverso" di collezionismo di tipo filatelico basato sulla preziosità dei "pezzi" che giunsero con lo "scandalo" del Feroce Saladino nel 1937 a raggiungere cifre per quei tempi iperboliche.
  • Ma se, fino agli anni Trenta, la Figurina era soprattutto un mezzo altamente pubblicitario e al tempo stesso un mezzo per ottenere premi non indifferenti quando venne proibita l'eccessiva munificenza del premio, per evitare che questo finisse per creare il monopolio d'un prodotto a sfavore d'un altro, – (così era accaduto, infatti, nel caso della Perugina) – l'interesse della Figurina passò dall'aspetto pubblicitario a quello del collezionismo. Fu così che la serie dedicata ai giocatori di calcio (uno dei primi grandi successi della ditta Panini, nel 1962), o quelle dedicate alle dive cinematografiche, divennero tosto dei best-seller, soprattutto per l'interesse presentato dalle relative immagini fotografiche.

Antonio Faeti[modifica]

Una delle figurine regalate in Germania con le sigarette, 1932.
  • Con le figurine si può raccontare la storia dell'esercito tedesco, naturalmente, e 270 piccole immagini, adatte ad essere collocate nei pacchetti di sigarette, compongono l'albo Die Deutsche Wermacht-Herausgegeben von Cigaretten-Bilderdienst, Dresden, 1936. La minimale, limpida cura della raffigurazione consente di raccogliere un potente messaggio entro dimensioni molto ristrette.
  • Goebbels stesso trasformò la più grande casa editrice che stampava figurine per le sigarette in un'azienda nazionalizzata, produttrice di un servizio pubblico e, con la sigla Cigaretten-Bilderdienst vennero distribuiti centinaia di milioni di "buoni" per il ritiro delle figurine, non più direttamente contenute nei pacchetti.
  • La valorizzazione della figurina, intesa come mass-medium, si giustifica quindi, e ricava sostanza, dal concorrere di molteplici derivazioni, anche fra loro in contraddizione. Da un'eredità Biedermeier, fatta di piccoli piaceri casalinghi, di piccola produzione di oggetti carezzevolmente definiti con ironia, e comunque con briosa e soffice leggerezza, si ottiene facilmente il gusto per le immagini preziosamente rimpicciolite, contenute nelle figurine.
  • Le figurine in Germania venivano regalate quando si acquistava un pacchetto di sigarette, sia unendo direttamente le figurine al pacchetto, sia distribuendo, nelle tabaccherie, appositi "buoni" che davano poi diritto alle figurine. Accanto alle tabaccherie sostavano spesso gruppi di ragazzini che chiedevano in dono le figurine o i "buoni".
  • [Sulle figurine della Germania regalate con le sigarette] Se le più famose figurine della storia del medium erano collegate alla quiete domestica di un estratto di carne da brodo, quindi all'acquisto effettuato preferibilmente da massaie, e al rapporto delle mamme con bambini, entro una dimensione molto vicina a quella scolastica, queste sono figurine che si collocano accanto al tabacco, richiedono ben altre aule didattiche e altri maestri.

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