Folgóre da San Gimignano

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Folgóre da San Gimignano, pseudonimo di Giacomo di Michele (1270 circa – 1332 circa), poeta italiano.

  • E poi tornare a casa e dire al cuoco: | "To' queste cose e acconcia per dimane, | e pela, taglia, assetta e metti a' fuoco; || ed abbie fino vino e bianco pane, | ch'e' s'apparecchia di far festa e giuoco: | fa che le tue cucine non sian vane!" (da Sonetto del sabatoSabato die)
  • Di giugno dovvi una montagnetta | coverta di bellissimi arboscelli, | con trenta ville e dodici castelli, | che sian intorno ad una cittadetta, || ch'abbia nel mezzo una sua fontanetta; | e faccia mille rami e fiumicelli, | ferendo per giardin e praticelli, | e rinfrescando la minuta erbetta. | (dai Sonetti dei mesi, giugno)
  • Chiesa non v'abbia mai né monastero; | lassate predicar i preti·pazzi, | c'hanno troppe bugie e poco vero. (dai Sonetti dei mesi, marzo)

Incipit di Sonetti[modifica]

Sonetti per l'armamento di un cavaliere[modifica]

Ora si fa un donzello cavalieri;
e' vuolsi far novellamente degno,
e pon sue terre e sue castell'a pegno
per ben fornirsi di ciò ch'è mistieri:
annona, pane e vin dà a' forestieri,
manze, pernici e cappon per ingegno;
donzelli e servidori a dritto segno,
camere e letta, cerotti e doppieri;
e pens'a molti affrenati cavagli,
armeggiatori e bella compagnia,
aste, bandiere, coverte e sonagli;
ed istormenti con gran baronia,
e giucolar per la terra guidàgli,
donne e donzelle per ciascuna via.

Sonetti della «Semana»[modifica]

I' ho pensato di fare un gioiello,
che sia allegro, gioioso ed ornato,
e sí 'l vorrei donare in parte e lato,
ch'ogn'uomo dica: «È li sta ben, è bello!»
E or di nuovo ho trovato un donzello
saggio, cortese e ben ammaestrato,
ché li starebbe me' l'imperïato
che non istà la gemma nell'anello:
Carlo di misser Guerra Cavicciuoli,
quel ch'è valente ed ardito e gagliardo,
e servente, comandi chi che vuoli;
leggero piú che lonza o lïopardo,
e mai non fece dei denar figliuoli,
ma spende piú che 'l marchese lombardo.

Sonetti dei «Mesi»[modifica]

Alla brigata nobile e cortese,
in tutte quelle parti dove sono,
con allegrezza stando sempre dono,
cani e uccelli e danari per ispese,
ronzin portanti e quaglie a volo prese,
bracchi levar, correr veltri a bandono:
in questo regno Nicolò incorono,
perch'elli è 'l fior della città sanese;
Tingoccio e Min di Tingo ed Ancaiano,
Bartolo e Mugàvero e Fainotto,
che paiono figliuol del re Prïàno,
prodi e cortesi piú che Lancilotto,
se bisognasse, con le lance in mano
farian tornïamenti a Camellotto.

Sonetti politici e moraleggianti[modifica]

Piú lichisati siete ch'ermellini,
conti pisan, cavalieri e donzelli,
e per istudio de' vostri cappelli
credete vantaggiare i fiorentini;
e franchi fate stare i ghibellini
in ogni parte, o cittadi o castelli,
veggendovi sí osi e sí isnelli:
sotto l'arme, parete paladini.

Sonetti di dubbia attribuzione[modifica]

Amico caro, non fiorisce ogni erba,
né ogni fior che par, frutto non porta;
e non è vertudiosa, ogni verba,
né ha vertú ogni pietra ch'è orta;
e tal cosa è matura e pare acerba,
e tal se par doler che se conforta;
ogni cera che par, non è soperba,
cosa è che getta fiamma e che par morta.

Bibliografia[modifica]

  • Folgore da San Gimignano, Sonetti, a cura di Giovanni Caravaggi, Torino, Einaudi, 1965.

Voci correlate[modifica]

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