Francesco Puccinotti

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Francesco Puccinotti

Francesco Puccinotti (1794 – 1872), letterato, filosofo e medico italiano.

Storia della medicina[modifica]

  • [...] niuno fu meglio che Erasistrato sostenitore della greca semplicità Terapeutica introdotta da Ippocrate, e per tanto il vero salvatore della bontà fondamentale della medicina d'occidente fu egli solo. Mentre gli Erofilei[1] e gli Empirici e l'immensa turba de' Periodeuti non facevano che adulare la falsa materia medica d'oriente, mischiandosi con essa, a vituperio e perdita irreparabile della scienza. Erasistrato contro tali fanatici ricercatori di specifici dimostrava nel suo pratico essercizio, e nel suo libro De Salubribus, che nel regime Dietetico, nell'uso della tisana, dei bagni, de' clisteri, degli emetici, delle frizioni e della ginnastica, ed in alcuni mezzi meccanici adoperati dalla Chirurgia racchiudevasi la sola e vera potenza medicatrice umana: il resto era illusione o ciurmeria. E i mutamenti salutari che non potevano essere l'effetto di meccaniche azioni impiegate dall'arte e per i quali sanavansi le malattie, attribuiva anch'egli all'artefice natura. (vol. I Medicina antica, pp. 532-533)
  • Erasistrato fu il solo tra greci in Alessandria che seppe e volle mantenere il connubio della medicina colla Chirurgia; mentre molti degli Erofilei[1] e gli altri mestieranti si lasciarono andare all'egiziano costume di spezzare la scienza in tanti speciali essercizii. (vol. I Medicina antica, p. 533)
  • In Erasistrato [...] deve la Storia riconoscere l'ultimo prezioso anello storico della medicina Greca, che sia rimasto immune in Alessandria dai vizii Peripatetici ed Empirici: il solo anello che va a rannodarsi colla medicina occidentale de' Latini e prosegue sino a Galeno: il solo anello nel quale la medicina greca si riserbò ad imprimere un effigie sistematica dell'elemento meccanico della scienza, le di cui vaste significazioni ed attinenze d'accordo colla ampiezza e perfezione dell'anatomia, più che le passate età dovrà fra non molto apprezzare la nostra. (vol. I Medicina antica, p. 534)
  • [Clemente Alessandrino] S'inoltra [...] a discorrere delle bevande, e stabilisce per principio, che la sobria la naturale la necessaria bevanda all'uomo è l'acqua. [...] Riguarda il Vino come un medicamento, e vuole che l'infanzia e la giovinezza se ne astengano: il vino essere fatto pei deboli e pei vecchi. Al desinare vorrebbe non se ne facesse uso; ma a quelli cui è necessario consiglia di berlo a cena. Circa alla quantità della bevanda in generale vuol che sia scarsa, onde il nutrimento non venga troppo diluito. (vol II Medicina del Medioevo, Parte prima, p. 67)
  • [Clemente Alessandrino] E qual'è il precetto igienico il più esatto intorno al sonno? Che sia facile e lieve il passaggio dal sonno alla veglia. (vol II Medicina del Medioevo, Parte prima, p. 68)
  • [Clemente Alessandrino] Condanna i letti troppo soffici come sovverchiamente riscaldanti, e dice che quel trovarsi sepolti come tra due argini corrompe la nutrizione, e preferisce come il più salubre il letto piano e alquanto duro. [...] Deride il lusso dei letti dove le troppo eleganti forme, e gli argenti e gli avorii che vi si sciupavano, erano non solo inutili pompe, ma anche nido di schifosi insetti. (vol II Medicina del Medioevo, Parte prima, p. 68)
  • Averrhoè (Ebn-Rochd) tiene ancora il primo seggio tra gli Arabi Filosofi, più come grande faticatore attorno i libri di Aristotele, che per elevatezza e proprietà di pensiero. Leggendolo ti richiama l'alchimista indefesso nel decomporre, che tende sempre a ricomporre una sintesi; la quale non è poi altro in fondo che la pietra filosofale, vale a dire l'assertiva d' un ente, d' un idea che non esiste: tale si fu il suo eterno ed unico intelletto fuori dell'uomo. Spinse con la sua autorità i medici sempre più fuori e lontani dal sentiero della vera esperienza, inculcando il falso principio, che l'arte di conoscere e di fare in medicina è tutta nella Dialettica; e chiunque non è iniziato ne' misteri di questa non intenderà certamente il suo Colliget[2]. (vol II Medicina del Medioevo, Parte seconda, p. 91)
  • Nelle Vite di Avicenna scritte dai soliti biografi Arabi o fanatici per gli Arabi, due cose fermano l'attenzione dello storico imparziale. Primo, il portentoso il suprannaturale di che si vuol fregiare il nome di cotesto medico, in opposizione con quel triviale di uomo avvinazzato ed effeminato che muore vittima de' suoi vizii. In secondo luogo quel voler far passare per il Principe de' Medici un uomo che consumò quasi la metà della sua vita or fuggiasco, ora nascosto, ora carcerato, che non dette mai pubbliche lezioni, che non fu mai medico di nessun ospedale, e che eccettuato qualche Califfo o qualche di lui favorito o altro personaggio di corte, è molto verosimile, che pochi altri malati vedesse e curasse nella sua breve medica carriera. (vol II Medicina del Medioevo, Parte seconda, pp. 108-109)
  • Io ho sempre creduto essere più naturale più facile e più sicuro il partirsi dalle esperienze e dalle elementari verità in esse scoperte, e dalle dimostrazioni matematiche che le riducono a principii, onde dipoi salire alle dottrine metafisiche e compiere in queste la scienza , piuttostochè partire dalle generali idee di questa e mettersi poi a studiare la natura inceppati dalle regole che dalle logiche e dalle metafisiche discendono. (vol III Medicina moderna, p. 3)
  • Conobbe l'Harvéo che senza prima studiar bene la struttura del cuore e il suo movimento ne' tipi principali della scala animale e col mezzo delle vivisezioni e dell'anatomia comparata, non si potea procedere con ordine né con sicurezza a conoscerne la funzione fisiologica alla quale la natura lo aveva destinato. Egli dunque cominciò dallo studiare anatomicamente il cuore; e dice che a ciò fu altresì chiamato da che il suo Maestro l'Aquapendente[3] ai suoi stupendi trattati anatomici e fisiologici non aveva mai o potuto o voluto aggiungere l'argomento del cuore e della sua funzione. (vol III Medicina moderna, p. 49)
  • A pochi antichi scrittori toccherebbe di essere raffrontati con tanto onore ai moderni, quanto ne risulta all'Harvéo dalle comparazioni che noi sin qui abbiamo fatto tra le sperienze e i concetti di lui sull'argomento della Circolazione del sangue e le correnti fisiologie. Ma egli non ne fu debitore solamente al suo genio, quanto alla celebre scuola di Padova dove Galileo e Fabricio d'Aquapendente[3] lo alzarono alla nuova luce della filosofia sperimentale. E chi legge qualcuno de' bei trattati anatomici e fisiologici dell'Aquapendente sulla Respirazione, sulla genesi dell'Ovo ne' gallinacei, ed altri animali ovipari, trova non solo in Harvéo il felice imitatore di quella nuova arte di osservare e studiare la natura, ma eziandio dello stile latino bastevolmente puro e chiaro sempre, e qua e là con efficace temperanza erudito ed elegante. (vol III Medicina moderna, p. 67)
  • Il soggiornare benché pochi anni in Toscana bastò perché gli Accademici del Cimento ammirassero nel Borelli un ingegno a molte discipline apparecchiato e di singolare criterio matematico già possessore. Fu pertanto nel 1665 chiamato all'insegnamento delle matematiche nell'Università di Pisa. Entrò allora tra primi sperimentatori dell'Accademia, e non vi fu nuova osservazione o scoperta nella quale egli non avesse avuta parte principale: nella attrazione de' corpi galleggianti, nella compressione dell'acqua, nelle osservazioni sul restringimento di varii liquidi nel raffreddarsi, nel trovamento della prima eliostata[4], negli effetti d' un istrumento da fiato nel vuoto, ed in altrettali e tante. (vol III Medicina moderna, p. 104)
  • Sbagliò [il Borelli] nella teoria dei pianeti Medicei più volte; ma pure dimostrò ciò che dovette concedergli il Cassini e che avea già creduto il Galileo, che l'orbita dei satelliti non fosse nello stesso piano di quella di Giove; né l'Italia, spero anch'io come lo sperò l'ottimo Vincenzo Antinori, dimenticherà giammai [...] [che] il Borelli paragonando i satelliti alla Luna, adoperò prima di Newton il più fecondo principio che potesse ricevere la scienza degli astri, quello cioè della reciproca attrazione. (vol III Medicina moderna, p. 104)
  • Passando ora a rammentare i massimi pregi e le le utilità più insigni dell'Opera del Borelli sul moto degli animali[5], dico che il testimonio più bello del valore di essa è che aprendo le moderne Fisiologie il nome del Borelli, in fronte alle leggi dei movimenti della macchina umana vi splende sempre. (vol III Medicina moderna, p. 108)

Citazioni su Francesco Puccinotti[modifica]

Marco Tabarrini[modifica]

  • Egli seguace fedele di Galileo, di cui dichiarò pubblicamente le idee filosofiche all'Ateneo Italiano, al pari di lui e della sua scuola, distinse sempre il mondo materiale dal mondo morale, e studiandone le relazioni reciproche, non chiese ai cadaveri il segreto della vita, né cercò con la chimica le leggi del pensiero. Non credé mai che una scienza sola potesse spiegare l'universo. Egli coordinò nella sua mente tutte le scienze, perché cooperassero in lui alla più larga comprensione del vero, assegnando però a ciascuna il suo campo d' azione, i limiti della propria potenza. Così egli poté evitare quell'abietto materialismo in cui ora precipita la scienza, e respingere del pari la dottrina panteistica; nella quale sembrano riposare quelli, i quali sdegnando l'assoluto predominio della materia bruta, l'accettano dopo averla deificata.
  • Il Puccinotti fu il primo a sfrondare di tutte le inutilità scolastiche questo ramo della medicina pubblica [la medicina legale], che tanto preme alla giustizia penale, dandogli ordine e forma scientifica.
  • Molte e rare qualità aveva il Puccinotti per riuscire medico eccellente; vastità di sapere letterario e scientifico, buono indirizzo filosofico così nelle indagini delle cose naturali, come nelle ricerche puramente morali; cuore ottimo e pietoso, animo pacato e severo costume.

Note[modifica]

  1. a b Seguaci del medico greco-ellenista Eròfilo, fondatore, insieme ad Erasìstrato, della scuola medica di Alessandria d'Egitto.
  2. Al-Kulliyat fi al-Tibb, libro di medicina di Averroè, tradotto in latino e noto come Colliget.
  3. a b Girolamo Fabrici d'Acquapendente (1533 circa – 1619), anatomista, chirurgo e fisiologo italiano.
  4. Cfr. voce su Wikipedia
  5. De motu animalium.

Bibliografia[modifica]

  • Francesco Puccinotti, Storia della medicina, vol. I Medicina antica, presso Massimiliano Wagner editore, 1850.
  • Francesco Puccinotti, Storia della medicina, vol. II Medicina del Medio Evo, Parte prima, presso Massimiliano Wagner editore, 1855.
  • Francesco Puccinotti, Storia della medicina, vol. II Medicina del Medio Evo, Parte seconda, presso Massimiliano Wagner editore, 1859.
  • Francesco Puccinotti, Storia della medicina, vol. III Medicina moderna, Tipografia FF. Giachetti, Prato, 1866.

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