Averroè

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Averroè

Averroè, in arabo Abū l-Walīd Muhammad ibn Ahmad Muhammad ibn Rushd, nel Medioevo diventa Aven Roshd e infine Averroes (1126 – 1198), filosofo, medico, matematico e giurisperito berbero.

Citazioni di Averroè[modifica]

  • Dato che la Legge prescrive lo studio degli esseri (del cielo e della terra) con l'intelligenza e di riflettere su di essi ed essendo la riflessione nient'altro che ricavare l'ignoto dal noto, e in ciò consiste il ragionamento, ne consegue che ci viene imposto dalla Legge di effettuare lo studio degli esseri mediante il ragionamento.[1][2]
  • [...] è cosa nota che la fama di molti predecessori è spesso causa di errori in molti successori.[3][2]
  • [Aristotele] È il modello che la natura ci ha fornito per svelare la massima perfezione che l'uomo può raggiungere in questo mondo.[4][2]
  • I filosofi credono che le leggi religiose siano necessariamente arti politiche.[5]
  • Le prove dell'esistenza del Creatore si riducono a due generi: la prova della Provvidenza e quella della Creazione.[6]
  • Le speculazioni dimostrative della filosofia non possono arrivare a contraddire il contenuto della Legge, perché la verità non può mettersi in conflitto con la verità, ma al contrario è in accordo con essa e le rende testimonianza. Che questa sia la situazione effettiva risulta dal fatto che, quando una speculazione dimostrativa porta alla conoscenza di qualcosa di reale, le sole alternative possibili sono le seguenti: o la Legge non dice nulla al riguardo oppure dice qualcosa. Se non dice nulla, non ci può essere nessuna contraddizione. Se dice qualcosa, allora l'espressione esterna o concorda con ciò che è detto della speculazione dimostrativa o la contraddice. Se la contraddice allora diviene necessaria una interpretazione. Questa ha per scopo di ricavare il significato profondo di ciò che la parola della Legge esprime in modo figurato.[7][2]
  • O uomini! Io non dico che questa scienza che voi chiamate divina sia falsa; dico soltanto che io sono uno che conosce la scienza umana.[8]

Attribuite[modifica]

  • La religione cristiana è la religione delle cose impossibili; la giudaica, è religione da fanciulli; la maomettana, da porci.[9]
Religio christianorum, religio impossibilium; religio judaeorum, religio puerorum; religio Mahometanorum, religio porcorum.
  • Muoia l'anima mia della morte dei filosofi.[10]
Moriatur anima mea morte philosophorum.
[Sono, secondo la leggenda, le ultime parole di Averroè, parodiate dal motto biblico di Balaam: Moriatur anima mea morte justorum.]

Citazioni su Averroè[modifica]

  • Averrhoè (Ebn-Rochd) tiene ancora il primo seggio tra gli Arabi Filosofi, più come grande faticatore attorno i libri di Aristotele, che per elevatezza e proprietà di pensiero. Leggendolo ti richiama l'alchimista indefesso nel decomporre, che tende sempre a ricomporre una sintesi; la quale non è poi altro in fondo che la pietra filosofale, vale a dire l'assertiva d' un ente, d' un idea che non esiste: tale si fu il suo eterno ed unico intelletto fuori dell'uomo. Spinse con la sua autorità i medici sempre più fuori e lontani dal sentiero della vera esperienza, inculcando il falso principio, che l'arte di conoscere e di fare in medicina è tutta nella Dialettica; e chiunque non è iniziato ne' misteri di questa non intenderà certamente il suo Colliget[11]. (Francesco Puccinotti)

Note[modifica]

  1. Da Philosophie und Theologie, Monaco, 1875.
  2. a b c d Citato in Battista Mondin, Storia della metafisica, Volume 2°, ESD.
  3. Dal prologo di Destructio.
  4. Da Commentarium magnum in Aristotelis, "De Anima III".
  5. Citato in AA.VV., Il libro della filosofia, traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 83. ISBN 9788858014165
  6. Da Manahiğ. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  7. Da Philosophie und Theologie, Monaco, 1875, p. 7.
  8. Citato in Henry Corbin, Storia della filosofia islamica, Adelphi, p. 250. ISBN 88-459-0141-6
  9. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 491-492.
  10. Citato in Giuseppe Fumagalli, L'ape latina, Hoepli, 1955, p. 165, § 1427.
  11. Al-Kulliyat fi al-Tibb, libro di medicina di Averroè, tradotto in latino e noto come Colliget.

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