Franco Cordelli

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Franco Cordelli (1943 – vivente), scrittore, critico letterario, traduttore e giornalista italiano.

Citazioni di Franco Cordelli[modifica]

  • La maledizione di essere juventini. [...] Perché sarà una maledizione? E da quando? In realtà da sempre, o da quasi sempre.
    Accade spesso che la Juventus abbia vinto partite all'ultimo minuto, e che le abbia vinte su rigore; e che il rigore dai tifosi della squadra avversaria sia fortemente contestato è la quasi normalità [...]. C'è chi prende a pretesto ogni fischio, compreso quello del capostazione, per invocare «rigore per la Juve». Non si sentono che fischi. Tutti i fischi hanno un'unica destinazione, un senso unico: assegnare la vittoria alla Juventus ad ogni costo. C'è qualcosa di paradossale su questa ironica o furiosa reazione: c'è sempre stata, ora ha raggiunto un diapason. Tifare per la Juve è diventato difficile, quasi impossibile. Vista dal di fuori la faccenda è anche buffa, il tifoso bianconero — per sfuggire agli sfottò — dovrebbe andare in giro travestito, nascondersi, non pronunciarsi. Non dovrebbe andare allo stadio, di sicuro non in quelli delle avversarie.[1]
  • Il tifoso della Juventus, così appare, ha preso il posto dei carabinieri nelle barzellette: è il tutore dell'ordine soggetto alla rivolta del popolo. Il popolo d'Italia, non avendo più nessuno contro cui rivoltarsi, si sta rivoltando contro il «carabiniere juventino». Eppure, lo dico con un pizzico di amarezza pensando alla squadra di cui sono tifoso, avendo giurato di essere oggettivo, riconosco il valore di quella squadra che, se in altre circostanze rese davvero leciti i dubbi su alcune sue vittorie, oggi si dimostra forte, organizzata, agguerrita e sagace come nessun'altra in Italia e, chissà, come poche altre fuori d'Italia.[1]
Un duetto su Coco Chanel, Corriere della sera, 16 maggio 2010
  • Due scene, prima scena dolce, seconda malvagia. Un frammento, non più che un torso, senza braccia e senza gambe. La testa c' è, ce n' è solo una parte, ma basta. È quanto resta dell' ultima opera di Bernard-Marie Koltès. Non riuscì a finirla, la morte lo colse a trentanove anni.
  • Più passa il tempo meglio ci si accorge che di Koltès non c' è niente di minore. Egli ha uno stile (risonante, che tende alla dismisura ma che s'arresta sull'orlo del precipizio) e ha un mondo: i mondi altrui, per esempio Dostoevskij, per virtù mimetica li ingloba nel proprio. È così anche per il frammento, intitolato Coco.
  • Per la mia generazione, la rivoluzionaria era Mary Quant: che meraviglia le compagne di scuola tutte, all'improvviso, con la gonna corta. Coco operò una rivoluzione più radicale. Tolse alle donne stecche e busti, rigidità e fronzoli. Le restituì al proprio corpo, alla propria libertà di movimento.
  • Di questa donna, che si fece tutta da sé e, per la verità, non simpaticissima, Koltès coglie un tratto essenziale, la contraddittorietà. La vediamo nei suoi ultimi giorni, sola, abbandonata da tutti.

Note[modifica]

  1. a b Da Quanto è difficile vivere ora da tifoso della Juventus, Corriere.it, 15 marzo 2017.

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