Funeralopolis - A Suburban Portrait

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Funeralopolis: A Suburban Portrait

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Titolo originale

Funeralopolis - A Suburban Portrait

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 2017
Genere documentario
Regia Alessandro Redaelli
Sceneggiatura Alessandro Redaelli, Ruggero Melis, Daniele Fagone
Produttore Alessandro Redaelli
Interpreti e personaggi
  • Lorenzo Passera
  • Andrea Piva


Funeralopolis - A Suburban Portrait, film documentario del 2017, regia di Alessandro Redaelli.

Incipit[modifica]

Vash: L'importante è avere la droga perché le persone fanno cagare. Meglio rimanere soli con la droga.
Felce: Dipende, perché anche la droga fa cagare. Ma se è buona...
Vash: Se è buona non ti fa cagare, ti rende costipato.
Felce: Siamo a Crocetta, è il momento di farci mettere in croce.

Frasi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Questo è un cimelio militare della prima guerra mondiale. L'ho rubato a un carabiniere di Roma di cui mi scopavo la figlia. (Vash) [mostrando la sua collezione di armi]
  • Come puoi notare tutte le porte di casa mia mia sono censurate... con dei poster di film improbabili, con... orribili toppe. Non è una scelta estetica, ma pratica. Perché io quando mi incazzo non so resistere al menare le mani. Quindi se non meno su chi mi fa incazzare devo menare su me stesso, in questo modo, o su quello che mi circonda. Molto spesso scelgo quello che mi circonda. [...] Eh, ma io non ci sto molto bene. (Vash)
  • Andiamo al Cimitero Monumentale. Facciamo sesso anale. (Messaggio di Vash a Beth Short)
  • Dovrei drogarmi di più, mamma. [ride] È quello il problema: è quando non ce l'ho. (Vash) [alla madre]
  • Oh, la tipa di La casa. L'hai mai visto Evil Dead di Sam Raimi? Eh, io me la sarei scopata di brutto. Quando fa "uheuheuhe!" così dalla botola. Io gliel'avrei messo in bocca fino a che non stava zitta per sempre, recitando il Necronomicon ex-mortis. (Vash)
  • Di' che hai fede in Satana. Dillo. (Vash) [a Beth Short]
  • Se - porco Dio - esiste la ruota del karma, - ok? - e quindi, quindi se io ti investo con la macchina di proposito perché sono pazzo e in realtà tu te lo meritavi - giusto? - te lo meritavi secondo il samsara e secondo il karma perché in qualche vita passata magari hai fatto qualcosa - ok? - perché allora anch'io vengo punito se sono soltanto uno strumento del destino? (Vash) [a Felce]
  • Felici loro, guarda. Tanto vado nei boschi. (Felce)
  • Ci stanno aspettando, quando sarà il nostro momento. Tu pensa che finiamo così dentro questi angolini di merda e ci fanno pagare pensando che sia dignitoso. E deriva tutto da una legge igienico-sanitaria, altro che da una religione. (Felce) [guardando i loculi mortuari al Cimitero Monumentale, di notte]
  • Tu leggi L'illusione delle piante [Le Corbusier] e non capisci che intende le planimetrie. Tu pensi alle piante di coca. [...] Tu dovresti leggere un po' di più insieme a me le tracce del passato. (Felce) [a Vash]
  • Guarda, sono un unicorno! (Vash) [mettendosi una siringa di eroina in fronte]
  • Io non incoraggio la gente a drogarsi e non la scoraggio nemmeno. (Vash)
  • Cioè, è una cosa seria, è un documentario su di noi. Io non faccio il cabarettista, capisci? (Vash)
  • Quello che differisce la famiglia dagli amici è che la famiglia fondamentalmente ce l'hai per sempre perché gli perdoni qualsiasi cosa. (Vash)

Dialoghi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Felce: Dillo!
    Vash: Sweet Satan!
  • Felce: Alla fine come sei merda e come sei felice è solo una risposta agli input esterni. [...] Cioè, nasciamo tutti quanti con un bagaglio genetico e poi tabula rasa, siamo bianchi quando nasciamo. Quindi se da piccolo, dall'età di uno tre anni ti seccano di mazzate, poi entri nella società un po' più ampia che è quella dei ragazzi del campetto e lì ti pigliano a mazzate e poi arrivi a dodic'anni che ti pigliano ancora a mazzate è ovvio che dopo con il mondo ce l'hai in un certo modo. Ovvio che questa esperienza di qualche annetto perché ero il figlio del portinario, ero quallo grasso... Tutti pensavano fossi goffo. Cazzo. [...] Ricordo che la prima scena, la prima scena di repressione che io ho avuto è stata che avevo otto anni, avevo gli occhiali nuovi da vista. Mia madre mi faceva due coglioni tanti per gli occhiali da vista perché mi diceva "Costano quattrocento mila lire, son soldi, e porco Dio..." [...] Questo cogliono - me lo ricordo ancora, si chiamava Alain - mi ha tirato questa pallonata in faccia apposta. Gli occhiali son caduti per terra e si sono rigati. Tre giorni di vita gli occhiali. E questo l'ho preso che aveva dodic'anni, io ne avevo otto. L'ho preso, l'ho buttato a terra, ho preso un sasso, ho iniziato a darglielo in faccia. Questo qua c'aveva il naso tutto storto da un lato. I suoi genitori hanno preso, hanno cambiato casa nell'arco di una settimana - Porco Dio. Quella è stata l'unica volta che ho preso a sassate qualcuno in faccia. Perché io mi immaginavo mia madre che cazzo mi avrebbe detto quando son tornato a casa. Ovviamente mia madre quando son tornato a casa me le ha date. Cioè, non è che ha capito la situazione. Me le ha date. E quindi questo circolo vizioso della vita è che te le danno e tu le dai a qualcun altro. E per forza poi nascono i pedofili, i maniaci, i serial killer... Se vai a vedere il profilo di tutta la gente che ha ammazzato non è gente che ha avuto una vita felice: è gente che se la prende su terzi perché non hanno più sotto mano il motivo del loro attaccamento malato col mondo.
    Vash: Secondo me è una questione anche di... di rivalsa. Nel senso, tu da bambino vuoi essere in pace con tutti, essere amico con tutti e poi quando questo ti è negato dentro di te cresce un rancore della Madonna, esattamente come nel rapporto di odio-amore con i parenti o con la donna che ti tradisce quando tu la ami. E poi per quello che tu arrivi a casa e spari a lei e all'amante. Ed è per quello che poi, cioè... spari... prendi a pietrate in faccia quel pezzo di merda che dovrebbe essere il tuo amico di giochi, perché lui si comporta così, ti delude in quel modo lì.
    Felce: Da piccolo ho sentito negato molto amore da parte di mio padre e molta poca comrpensione da parte di mia madre, ehm... e molta poca comprensione e amore da parte dell'intorno. Cosa che poi mi ha portato a legarmi sempre a una o due persone per volta. Questa potrebbe essere una cosa traumatica se non l'avessi decodificata. E invece decodificandola, cioè, riesco a controllare questa roba.
    Vash: Riesci a riconoscerla quindi prendere le distanze in maniera più oggettiva che soggettiva
    Felce: Sto sanguinando ovunque stasera. Diocane.
    Vash: Saranno stigmate.
    Felce: Sarà eroina.

Explicit[modifica]

Vash [dopo essersi inettato della droga]: Mi sta andando il cuore a mille, raga.
Una ragazza: È buona 'sta roba qua [...].
Vash: Senti un attimo il mio cuore per piacere.
Una ragazza: Minchia. Stai tranquillo.
Vash: Adesso mi ripiglio. Sì, no, ci sono, ci sono.
Una ragazza: Non so, vuoi dell'acqua?
Vash: Sto scendendo un attimo, scusate. Minchia ma che coca è questa? Sto tremando, figa!

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