Gaia de Beaumont

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Gaia de Beaumont (1951 – vivente), scrittrice italiana.

Citazioni di Gaia de Beaumont[modifica]

  • Il ruolo che Mimì Pecci Blunt intendeva svolgere nelle vicende artistiche italiane, non era limitato solo al collezionismo o all'organizzazione di gallerie, ma, come risulta da un dossier nell'Archivio Centrale di Stato, era un ampio progetto cultural-politico che prevedeva lo sviluppo dell'arte italiana a New York e a Parigi, in accordo con il ministero della Cultura Popolare.[1]
  • Moira Orfei è una donna incantevole che negli anni è riuscita a rimanere identica a se stessa, con una tempra di ferro, la tenacia, l'intelligenza, gli occhi neri e scintillanti, un sorriso radioso, la straordinaria pettinatura con l'ondulazione appena fatta, l'inconscia purezza, il fascino eterno oltre l'isteria delle mode che né l'avventatezza di una gioventù sicuramente difficile, né il lavoro, né le notti insonni hanno mai alterato.[2]
  • [Mimì Pecci Blunt] Parlava a raffica in cinque lingue (più l'accento romano) di quello che le passava in mente: del futuro, della vita, dell'arte, dell'immaginazione – secondo lei – forma aggrovigliata e non sfoltita della memoria.[3]
  • [Moira Orfei] Sembra aver compresso la sua vita, gli affetti e la grande generosità in una valigetta portatile dove il circo, la famiglia e la gioia di vivere indissolubilmente legati, sono un lungo viaggio di terra e di cuore. Lei è ciò che tutti noi vorremmo essere. È una regina nel suo campo e come nelle opere le regine hanno sempre delle trionfanti storie d'amore.[4]

Irene Brin[modifica]

  • Un pomeriggio del 1950, Irene Brin passeggiava tranquillamente per Park Avenue a New York con indosso un cappello di Fath e un tailleur di Fabiani. «Dove l'ha preso, di chi è?» le chiese un'anziana signora fermandola, con aria distaccata e una certa sfacciataggine. Era Diane Vreeland, direttrice di Harper's Bazar.
    Fu così che cominciò la fortuna della moda italiana negli Stati Uniti e l'ironica collaborazione di Irene Brin, giocatrice di talento e coraggiosa scommettitrice sulla vita, a quella rivista le cui firme erano – tra l'altro – Truman Capote, Carson McCullers, Cartier Bresson e la cui influenza era decisiva per la mescolanza dell'alta moda con l'avanguardia culturale, tra costume elitario e innovazione anticonformista.
  • Lavoratrice instancabile, [la Brin] scriveva ovunque buttandoci anima e corpo; anche a letto, in tassì e nella vasca da bagno come la fotografò Karin Rodkai nel 1951 per Harper's Bazar e come la ritrasse, scherzosamente, Steinberg.
  • Lo stile di Irene Brin era famoso, deplorato dal moralismo marxista, irriso dal populismo dell'epoca, imitato negli anni Sessanta della sprovincializzazione italiana: un linguaggio asciutto, condensato, esatto e insieme brillante, eccentrico, spiritoso; una scrittura chiara, bella, nervosa con riferimenti culturali precisi. Un'informazione non provinciale, cosmopolita e lo sguardo analitico capace di cogliere nelle persone e nei dettagli l'eloquente esemplarità del tempo, di conservare il costume per la Storia.
  • Da quel giorno [dopo l'incontro con il giovane pittore Renzo Vespignani] Irene si manifestò non solo una brillante scrittrice ma anche una straordinaria donna d'affari. A guerra conclusa, ideò insieme al marito la galleria d'arte romana al 146 di Via Sistina, "L'Obelisco", che attirò le avanguardie culturali del momento bersagliando le retroguardie e divenne, in poche parole, una delle più eccezionali imprese artistiche e culturali del Ventesimo secolo. Contribuì ad aprire la via a quella che oggi chiameremmo "mondo dell'arte", ai nuovi media, agli artisti emergenti e a sistemi inediti e anticonvenzionali di valutazione.

Note[modifica]

  1. Da Pecci Blunt Mimì, in AA.VV., Italiane. Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra (1915-1950), www.150anni.it
  2. Da Orfei Moira, in AA.VV., Italiane. Dagli anni Cinquanta ad oggi (1951-2011), www.150anni.it
  3. Da Pecci Blunt Mimì, in AA.VV., Italiane. Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra (1915-1950), www.150anni.it
  4. Da Orfei Moira, in AA.VV., Italiane. Dagli anni Cinquanta ad oggi (1951-2011), www.150anni.it

Bibliografia[modifica]

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