Gaio Elvio Cinna

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Gaio Elvio Cinna (85 a.C. circa – 44 a.C.), poeta romano.

Citazioni su Gaio Elvio Cinna[modifica]

  • A noi bastano le insigni testimonianze di Catullo, di Vergilio, di Gellio per credere al valore poetico di Cinna. Se Catullo gli prediceva l'immortalità e giudicava che i suoi carmi erano piccoli monumenti, se Vergilio sotto pastorali spoglie asseriva non potere cantare cosa degna di Varo o di Cinna, se Gellio con espressione non certo di ammirazione fervida, ma pur di sincera stima, il chiamava non ignobilis neque indoctus poeta, questi apprezzamenti provengono da persone di così fine gusto e di così alto giudizio, che non è possibile disconoscerne o attenuarne il valore. (Carlo Pascal)
  • Di C. Elvio Cinna fecero spesso menzione gli antichi a proposito della morte di Cesare, e narrarono un tragico equivoco, del quale Cinna appunto rimase vittima. Egli, che era stato fido amico di Cesare, volle partecipare agli estremi onori, che si rendevano al rogo dell'ucciso: ma fu dal popolo scambiato, per errore del nome, con Cornelio Cinna, che aveva il giorno prima parlato contro Cesare e che era tra i congiurati; e fu dal furore popolare miseramente trucidato, e ne fu portato in giro, orrendo trofeo di sciagurata vendetta, il capo confitto ad un'asta. (Carlo Pascal)
  • Il più famoso de' suoi scritti poetici era un poemetto Smyrna, dove, conforme al gusto alessandrino di sfidare in certo modo l'antipatia degli argomenti colla bellezza della forma, si trattava dell'amore di Mirra pel padre. Impiegò nove anni a scriverlo e limarlo [...]; anzi i nove anni diventarono quasi proverbiali, [...]. Era cosi irto di erudizione che dovette esser commentato. (Carlo Giussani)

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