Gaio Muzio Scevola
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Muzio Cordo detto Caio Muzio Scevola, protagonista di una nota leggenda romana.
Attribuite
[modifica]- Et facere et pati fortia Romanum est. (citato in Tito Livio, II, 12)
- L'operare e il soffrire da forte è degno di un romano. (1921, p. 395)
- Un Romano sa agire e soffrire con grande animo. (1997)
- È tipico dei Romani saper agire e soffrire in grande.[1] (2011)
Citazioni su Gaio Muzio Scevola
[modifica]- Poiché alla Fede si sacrificava tenendo involta la mano destra, siamo spinti a domandarci se per caso non vi siano ulteriori punti di contatto fra il leggendario Mucio Scevola ed il culto della Fede romana. Il cognome "Scaevola", si soleva spiegare dal sacrificio del braccio destro, così come quello di Ahala dei Servilî si interpretava dal pugnale tenuto sotto l'ascella. Ignoriamo la vera origine di codesto cognome Scevola. Non va però taciuto che la mano stesa sull'ara suggerisce l'ipotesi che la leggenda di Muzio in origine fosse stata piuttosto concepita come uno di quei giudizi di dio, ossia di quelle "ordalie", che sono ricordate nell'antichità non meno che nel medio evo. (Ettore Pais)
Note
[modifica]- ↑ La citazione, nel tempo, è diventata la concezione che il popolo degli antichi romani aveva di sé. (2011)
Bibliografia
[modifica]- Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, U. Hoepli, Milano, 1921. (Wikisource)
- Tito Livio, Storia di Roma dalla fondazione, traduzione di Gian Domenico Mazzocato, Newton & Compton, Roma, 1997.
- Paola Mastellaro, Il Libro delle Citazioni Latine e Greche, Mondadori, Milano, 2011. ISBN 978-88-04-47133-2
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