Gaston Bouthoul

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Gaston Bouthoul (1896 – 1980), sociologo francese, studioso del fenomeno della guerra.

La sovrappopolazione[modifica]

Citazioni[modifica]

  • Nonostante ottomila trattati di pace conosciuti, l'arte politica non è mai riuscita a impedire che rinascessero conflitti. E la predicazione pacifista è sempre fallita. Fino ad oggi gli uomini hanno sempre fatto sforzi prodigiosi per preparare la guerra, pochissimi per conoscerla. (Premessa, p. 12)
  • La vera mutazione biologica subita dalla specie umana nel suo insieme sta in un'accelerazione del suo potenziale di espansione numerica, e si riassume tutta intera in una prima constatazione: «L'umanità ha più che raddoppiato i suoi effettivi a partire dal 1800. Ma per arrivare alla cifra di novecentocinque milioni nel 1800 aveva avuto bisogno di molte centinaia di secoli».[1] (Parte prima, I fatti, la mutazione e la rivoluzione demografiche, La mutazione demografica, p. 21)
  • Le mutazioni della specie umana non sono somatiche, ma sociali e strutturali. Di conseguenza il loro motore sta nell'invenzione. Ogni invenzione importante equivale biologicamente alla creazione di nuovi organi. Da un secolo l'animale umano ha acquistato le gambe dell'automobile, le ali dell'aereo, gli occhi del microscopio, le orecchie del telefono, la voce della radio. Ma ha acquistato anche la capacità distruttrice dei missili e della bomba atomica. (Parte prima, I fatti, la mutazione e la rivoluzione demografiche, La riduzione della mortalità, pp. 21-22)
  • [...] non esiste un'organizzazione mondiale valida senza una regolazione mondiale della popolazione. E non si potrà pensare seriamente al disarmo senza che sia accompagnato dal disarmo demografico, il solo che possa intaccare l'aggressività alla radice. (Parte prima, I fatti, la mutazione e la rivoluzione demografiche, Diritti dell'uomo: diritto all'esistenza e diritto alla procreazione. Il disarmo demografico, p. 113)
  • Una delle grandi difficoltà degli studi demografici è che, in modo molto indiretto e insidioso, vi si mescolano quasi sempre considerazioni religiose, politiche ed etiche che interferiscono malauguratamente e contribuiscono a confondere i problemi. (Parte seconda, Un criterio fallace: l'optimum della popolazione, p. 118)
  • I motivi politici che spingono a far aumentare sistematicamente la popolazione, senza tener conto delle risorse e sacrificando il miglioramento del livello di vita, sono tutti fondati sull'aggressività. Si tratta di preparare una guerra e di disporre di effettivi abbondanti in vista dei futuri massacri. (Parte seconda, Gli equilibri demo-economici, La «guerra degli uteri», p. 143)
  • Lo studio delle crisi economiche dimostra che sul piano economico, come nella quasi totalità dei fenomeni biologici, la natura abbandonata a se stessa ha sempre la tendenza a passare da un eccesso all'altro. Contrariamente ai filosofi ottimisti, convinti come Leibniz che natura non facit saltus[2], la natura nel campo della vita ne pratica di continuo e procede sempre con brusche oscillazioni. Ignora la tecnica del frenaggio e la sostituisce con bruschi periodi di distruzione. È indifferente alle sofferenze che sono la logica conseguenza di questi strattoni e di questi riadattamenti periodici. (Parte seconda, Che cos'è la sovrappopolazione, I ritmi dell'oblio collettivo, p. 153)
  • Per poter iniziare una guerra bisogna disporre di eccedenze: eccedenza di capitali, eccedenza di uomini giovani che si possano sacrificare nei combattimenti senza troppi danni per la collettività. Un capo di stato o una classe dirigente che iniziano una guerra sottintendono di potersi permettere di far morire un certo numero di giovani per ottenere una soddisfazione di prestigio, di potenza o di arricchimento. Questa è una delle principali molle dell'imperialismo.
    Superiorità tecnica unità alla pressione demografica, ecco le condizioni ottime dell'aggressività. (Parte terza, Aggressività collettiva e struttura demografica, La guerra attività di lusso, pp. 238-239)
  • I pretesti per scatenare la guerra non mancano mai. La storia è un vero magazzino di moventi bellici sempre disponibili. Ciascuna delle sue pagine fornisce un precedente e mette a nostra disposizione un rancore pronto a risorgere alla prima occasione. (Parte terza, Aggressività collettiva e struttura demografica, La guerra non è che un caso particolare delle istituzioni distruttrici, p. 241)
  • Impedire che i popoli crescano più rapidamente delle loro risorse è l'unico modo per frenare i loro impulsi bellicosi. Tutti i piani di disarmo sono falliti. Tutti i programmi di pace sono stati un insuccesso, ma uno solo non è stato mai preso in considerazione, il disarmo demografico e la pianificazione delle nascite e delle popolazioni. Giacché chi procrea inconsideratamente minaccia tutti gli altri. (Parte terza, La pianificazione demografica, Fermare l'aumento delle nascite o prepararsi alla guerra, p. 268)
  • Il femminismo è la sola vera novità in materia di politica sociale. Esistono precedenti a tutti i sistemi politici, salvo quello della eguaglianza dei sessi. Questa eguaglianza è la sola vera innovazione contemporanea, la sola innovazione integrale. (Parte terza, La pianificazione demografica, Il femminismo è la sola vera novità in politica. Ed è possibile soltanto con la moderazione delle nascite, p. 271)
  • Taluni pretendono che bisogna lasciar fare: se lo squilibrio demo-economico si aggrava, il progresso tecnico vi porrà rimedio.[3] Ma a questo ottimismo non corrisponde affatto una speranza certa. [...] È raro che l'invenzione risponda esattamente ai nostri bisogni. (Parte terza, La pianificazione demografica, Il dilemma: diminuzione della natalità o infanticidio differito?, p. 276)

Explicit[modifica]

Siamo arrivati ad un punto in cui bisogna fare qualcosa. Ma ahimè, l'esperienza dimostra che per i popoli è più facile morire che riflettere. Questo è forse il più grande insegnamento della psicologia sociale.
Una politica della popolazione non ha altra alternativa che scegliere tra il cruento lasciar correre tradizionale e l'uso metodico del criterio della sovrappopolazione come strumento di progresso sociale. Secondo la direzione cosciente che darà alle eccedenze della sua fecondità biologica ed economica, l'umanità sarà bellicosa o edonista.
Che lo si voglia o no, siamo a un dilemma: guerra o polemologia[4] applicata, geremiadi o pacifismo scientifico, sovrappopolazione o disarmo demografico. Scegliamo!

Note[modifica]

  1. A. Demangeon, Problémes de géographie humaine, 1947, pag. 35. [N.d.A]
  2. Cfr. voce su Wikipedia
  3. Léon Buquet, loc. cit., pagg. 113 e segg. [N.d.A]
  4. Cfr. voce su Wikipedia

Bibliografia[modifica]

  • Gaston Bouthoul, La sovrappopolazione L'inflazione demografica (La surpopulation), traduzione dall'originale francese di Elisa Morpurgo, Longanesi, Milano, 1967.

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