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Geppi Cucciari

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Geppi Cucciari

Geppi Cucciari, all'anagrafe Maria Giuseppina Cucciari (1973 – vivente), attrice e comica italiana.

Dalla trasmissione Zelig Circus
  • Amiche, avete un problema fisico? E risolvetevelo! Non ce l'avete? Createvelo, che tanto, anche se siete magre, i vostri fidanzati i culi delle altre in spiaggia li guardano lo stesso. (4 febbraio 2005)  Collegamento interrotto Collegamento interrotto
  • Quelli che chiamate uomini talvolta sono soltanto bambini alti. (4 febbraio 2005)
  • Maschi, ricordatevi: quando un giorno nella corsa della vita una donna vi busserà alle spalle, non è perché è rimasta indietro, è che vi ha doppiati. (4 febbraio 2005)
  • Sono convinta che per andare d'accordo con gli uomini basta essere chiare. Infatti all'ultimo che ho trovato ho detto: «Guarda io sono così, prendere o lasciare». E infatti mi ha lasciata. (15 aprile 2005)  Collegamento interrotto Collegamento interrotto
  • Un uomo solo a trent'anni è un single, un figo, c'ha la sindrome di Peter Pan. Una donna a trent'anni sola è additata come Hannibal Lecter all'ora dell'aperitivo! (15 aprile 2005)
  • Perché è cosi difficile trovare un uomo da sposare che sia fedele sensibile e intelligente. Il punto è che se è davvero fedele sensibile e intelligente se l'è già sposato un'altra! (15 aprile 2005)
  • Mia madre è la versione gastronomica di Robin Hood, ruba al frigo per dare a me. (27 gennaio 2007)  Collegamento interrotto Collegamento interrotto
  • Molto spesso noi donne siamo grasse, ma voi uomini siete pesanti, e per questo mettersi a dieta non basta. (27 gennaio 2007)
  • I negozi sono popolati da quelle figure mitologiche metà donna metà bastarde. (27 gennaio 2007)
  • Loro hanno inventato il regime di terrore delle taglie, S, M, L. Lo sapete che cosa vogliono dire? S vuol dire «sì sì lo so che sono magra»;
    M vuol dire «mi sta bene tutto» – maledetta, aggiungo io –;
    L vuol dire «lo so che sono grassa, mi piacciono i ravioli: fatti i cazzi tuoi!» (27 gennaio 2007)

Incipit di Meglio un uomo oggi

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La sera del nostro appuntamento arrivo quasi puntuale al ristorante in cui Lucia e Stefania mi aspettano. Sono sedute l'una di fronte all'altra, a un tavolo appartato, mute e con espressione quaresimale. Le mie amiche, sarde come me e come me a Milano da anni, sembrano una coppia di fidanzati in crisi fuori a cena al ristorante, che aprono la bocca solo per mangiare e parlare col cameriere.
Appoggio il sacchettino di plastica della farmacia sulla tovaglia. Lucia non lo degna di uno sguardo, si limita a fissare il vuoto. E vuoti sono i due cestini del pane di fronte a Stefania, testimonianza del fatto che a lei neppure le preoccupazioni tolgono l'appetito. Anzi: noto che non disdegna di inumidirsi il dito e picchiettarlo sul tavolo per farci restare attaccati i semi di sesamo sparsi sulla tovaglia, e mangiare pure quelli.

Bibliografia

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