Giacomo Carboni

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Giacomo Carboni

Giacomo Carboni (1889 – 1973), generale italiano e direttore del servizio informazioni militare.

Citazioni su Giacomo Carboni[modifica]

  • Fu l'unico alto esponente militare che, dopo aver avvertito invano i responsabili dell'assurdità di una guerra, si appartò, seppe rinunciare (pur essendo un valoroso e il più giovane dei generali italiani) a facili e sterili glorie guerriere di carattere personale, per tenersi pronto per quando le sorti della guerra, capovolgendo la situazione – come aveva previsto –, avrebbero richiesto il suo intervento. (Ruggero Zangrandi)
  • Il Generale Carboni, che era stato già in passato Comandante del S.I.M.[1], aveva riassunto tale comando sotto il Governo Badoglio, col titolo di Commissario.
    Era un uomo intelligente ma non aveva chiara visione del suo compito, in quanto amava molto ingerirsi in affari che non lo riguardavano non essendo di interesse militare, e non so perché si ingeriva molto di polizia politica. (Carmine Senise)

Paolo Monelli[modifica]

  • Carboni, che pure si era dato pensiero fin dall'agosto [1943] di distribuire armi alla popolazione per assalire i tedeschi, non si cura poi di provvedere al rifornimento di carburante e di munizioni al suo corpo d'armata, anzi non si dà premura nemmeno di conoscere quanta benzina, quante munizioni le sue divisioni abbiano; e appena saputo che il governo se ne va, corre a casa a mettersi in borghese e abbandona il comando, nelle ore decisive per la sorte della capitale e per la salvezza delle divisioni affidategli, e in una macchina truccata corre dietro agli altri; e se anche sia vero che egli non pensava a questo, è difficile menargli buono il suo racconto, di essere andato personalmente a fare una ricognizione logistica che un generale affida, in casi come questi, a un suo ufficiale, né fa un bell'effetto sapere che passò la mattina ad Arsoli, mentre a Roma si combatteva, in compagnia di una divetta del cinema.
  • Il generale Carboni era un beniamino del comando supremo. Era reputato intelligente, ambizioso, coraggioso, odiatore dei tedeschi. Come mai appariva ora così mutato, incerto, turbato, schivo di responsabilità? Sussurravano che fosse irritato per non essere stato prescelto a negoziare l'armistizio, e per questo aveva indotto Roatta[2] a mandare a Lisbona il generale Zanussi, per averci le mani in pasta anche lui; e fallita la missione Zanussi, tornato Castellano con le dure condizioni, le aveva criticate, diceva che il governo doveva sconfessare il plenipotenziario, andava in giro diffondendo pessimismo e depressione.
  • La sera del 6 [settembre 1943][3] Carboni che quando andava da Ambrosio era tutto confidenza e ottimismo, e lo assicurava che il corpo d'armata "marciava" benissimo, ricevette nel suo ufficio Roatta, e la mattina dopo si recò da Badoglio, e disse loro tutto il contrario. La difesa di Roma non era possibile, la posizione del corpo d'armata dava motivo ad apprensione, della Centauro non ci si poteva fidare[4], non era assolutamente possibile garantire la protezione degli aeroporti, ad ogni modo le divisioni difettavano di carburante e di munizioni.

Note[modifica]

  1. Servizio informazioni militare (SIM), servizio segreto italiano dal 1925 al 1945.
  2. Mario Roatta, all'epoca capo di stato maggiore dell'esercito.
  3. Due giorni dopo Badoglio diede l'annuncio dell'avvenuto armistizio con gli Alleati.
  4. La divisione corazzata Centauro doveva essere impiegata per difendere Roma dai tedeschi.

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