Giannozzo Manetti
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Giannozzo Manetti (1396 – 1459), politico, diplomatico e umanista fiorentino.
Citazioni di Giannozzo Manetti
[modifica]- Ma che dire dell'ingegno sottile ed acuto di quest'uomo cosi bello e ben fatto? Esso è cosi grande e tale che tutto ciò che è apparso nel mondo dopo quella prima ed ancora informe creazione appare trovato prodotto e compiuto da noi mediante quel singolare ed eminente acume della mente umana. Nostre, infatti, e cioè umane perché fatte dagli uomini, sono tutte le cose che si vedono, tutte le case, i villaggi, le città... Sono nostre le pitture, nostre le sculture, le arti, le scienze, nostra la sapienza... nostri sono infine tutti i ritrovati, che ammirabili e quasi incredibili, la potenza e l'acume dell'ingegno umano o piuttosto divino volle costruire ed edificare con una solerzia singolare ed eminente.[1]
Elogi dei Genovesi
[modifica]- Infatti è evidente che questo dovere di lodare compete agli italici piuttosto che alle altre nazioni della terra: genti straniere e nate altrove già avrebbero occupato un regno dell'Italia, se il popolo di Genova da solo non ce lo avesse restituito con valore. Lodate quindi, di grazia, o genti tutte e soprattutto voi, Veneziani e Fiorentini, presso i quali già da tempo sono fioriti più rigogliosamente che presso gli altri popoli, lo dico con buona pace di tutti, gli studi liberali e letterari; lodate, dico, gli straordinari atti di valore degli alleati; lodate anche il loro singolare e quasi straordinario attaccamento alla patria; lodate infine la loro illimitata e quasi divina clemenza verso gli esuli; e se farete questo in modo abbastanza adeguato alla grandezza delle imprese, non solo il valore, l'amor di patria e la clemenza, ma anche tutte le altre antiche virtù sopite, come si dice, ritorneranno alla luce. (Da Elogio dei Genovesi agli ambasciatori a Firenze, p. 85)
Elogio dei Genovesi al Doge Tommaso Campofregoso
[modifica]- I Genovesi infatti imitando i Romani non si fiaccano in patria nell'inerzia, nell'ozio e nell'inattività, ma gettandosi in mezzo alle armi affrontano guerre all'esterno. Che dovrei dire del loro modesto tenore di vita, dell'educazione dei figli, della forza degli animi e di tutte quelle altre virtù che anche agli occhi di coloro che le considerino superficialmente sembreranno simili a quegli antichi costumi dei Romani? (p. 93)
- Di questa così antica città [Genova] è straordinaria l'ubicazione perché, posta presso il mare, sembra essere la porta del nostro mondo, come scrivono alcuni famosi scrittori i quali sostengono che le sia stato dato il nome di Genova per il fatto che sembra la porta del nostro mondo: infatti offre l'accesso alla Lombardia, all'Etruria e alla Provenza. Inoltre il suo stesso aspetto la rivela essere una città che domina e che è quasi signora del mare [...] (p. 97)
- [Su Genova] La città è di per sé bellissima ed affascinante: infatti oltre la sua limitata estensione è cinta da stupenda mura: è ricca di palazzi privati in marmo, in parte bianco, in parte nero, variamente diversi tra di loro con piacevole effetto. Anche i grandi edifici delle famiglie nobili, ciascuno rifugio di una sola famiglia, si elevano sulle vie pubbliche e ne adornano in modo straordinario la loro eccessiva angustia. Inoltre il porto, opera dell'uomo, diga opposta al mare, opera da vedersi per l'eleganza e per il valore, che mai colpiscono le continue tempeste, testimonia la bellezza della città. (p. 99)
- Inoltre [Genova] è ricca di uno straordinario e quasi incredibile numero di uomini robusti e di donne ed in questo, lo dirò con buona pace di tutti gli altri popoli, sia per il numero, sia per la prestanza, supera facilmente le altre città della terra. Infine il clima, come un saporito condimento di ogni cosa, particolarmente sano e adatto non so in quale modo alla procreazione, o per l'asperità del luogo o per la salsedine del mare o per qualche celeste influsso, fa generare uomini forti, dotati di salute oltre che di prestanza fisica, e quasi mordaci, per cui potrà forse sembrare strano se io affermerò che i Genovesi nascono uomini forti per un qualche influsso celeste, come si dice degli Ateniesi che nascono uomini intelligenti per la leggerezza dell'aria. (pp. 99-101)
- [Sui genovesi] Questo è quel popolo che, lo dico con buona pace di tutti, per le sue famosissime ed innumerevoli imprese attuate valorosamente per la patria, meritatamente ha conseguito l'elogio del valore romano. Questo è quel popolo che, imitando i Romani, per lo straordinario coraggio degli animi, si è scosso dalle spalle in modo assai glorioso il gioco di una schiavitù straniera. Questo è infine quel popolo che, per alcune sue straordinarie vittorie su re e principi, ha quasi raggiunto gli antichi Romani, non indegnamente lodati da tutti gli scrittori, nelle vere lodi per gli atti di valore. Per tutte queste così straordinarie qualità è stimato e ritenuto, non solo a mio parere, ma a giudizio di tutti, particolarmente degno di quella libertà, che sola è ritenuta a ragione il premio per gli atti di valore. (pp. 169-171)
Citazioni su Giannozzo Manetti
[modifica]- Lontano dalle tendenze dell'umanesimo letterario, austero cittadino della tempra del Salutati, il Manetti rappresenta un tramite fra la cultura della Firenze repubblicana, congiungente un robusto pensiero morale con una dignitosa coscienza politica, e quella della Firenze medicea, ormai avvezza a rifugiarsi nei cieli della metafisica platonica. (Eugenio Garin)
- Nacque questo libro [Il De dignitate et excellentia hominis di Manetti] da una domanda che gli fece un dì il re Alfonso[2]. Dopo più disputazioni che avevano avute della dignità dell'uomo, domandollo quale fusse il suo proprio uficio dell'uomo; rispose: Agere et intelligere[3]. (Vespasiano da Bisticci)
Note
[modifica]- ↑ Citato in Eugenio Garin, Filosofi italiani del Quattrocento, Le Monnier, Firenze 1942
- ↑ Alfonso V d'Aragona (1394 – 1458), dal 1442 re di Napoli col nome di Alfonso I.
- ↑ Agire e capire.
Bibliografia
[modifica]- Giannozzo Manetti, Elogi dei Genovesi, a cura di Giovanna Petti Balbi, Marzorati Editore, Milano, 1974
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