Giovanni Faldella

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Giovanni Faldella (1846 – 1928), scrittore, giornalista e politico italiano.

Citazioni di Giovanni Faldella[modifica]

  • Il vero galateo è puramente e semplicemente la moneta spicciola di quel biglietto da mille lire che è la Bontà.[1] (p. 10)
  • [...] la famiglia [...] è il nido dell'uomo.[1] (p. 30)

Dai fratelli Bandiera alla dissidenza[modifica]

  • Nicotera è il tipo più vivido e più pregno di moto dell'antico congiurato patriottico e ribelle eroico.
    Quanto diverso questo tipo poetico di congiurato e ribelle patriottico, scaturito nei tempi eroici, quanto diverso dal tipo prosaico del congiurato parlamentare e dell'avventuriero politico, che cresce nella gioventù meschina e faccendiera dei bassi tempi! Forse lo vedremo altrove. (parte quarta, p. 9)
  • [Carlo Pisacane] Il motto della sua bandiera era vittoria immediata o martirio. Egli non si acquetava alle salmodie parlamentari, agli inni sacri, recitati con religioso atticismo da Terenzio Mamiani nella Camera Sarda; si impazientiva delle arringhe diplomatiche del Cavour e della politica del carciofo di Casa Savoia; non si commoveva se Francia ed Inghilterra ritiravano gli ambasciatori dal regno di Napoli, per dimostrargli il loro malcontento; notava con sarcasmo, che la maggiore concessione strappata al Borbone dalle rimostranze inglesi era stata la promessa di migliorare le condizioni dei detenuti politici trasportandoli in America ed esclamava: «Quale più solenne smentita alle previsioni ed alle speranze del signor Mamiani!» (parte quarta, pp. 19-20)
  • In quel paese [la Sicilia, nel corso della spedizione dei Mille], dove la donna è più cara della vita, ed è più cara della libertà, le monache, aggiunse il Mario[2], non solo mandavano al Generale [Garibaldi] canditi in copia e cotognate, e buccellati, e bocche di dama, e castelli, e tempietti, e gli erigevano statue in zucchero, adorne di filigrana, di nastri ricamati e d'ogni altro lavorio della paziente e dolce industria claustrale; ma, quando ne vedevano la fisionomia soave e gloriosa, susurravano: Come somiglia a nostro Signore! e le più ardimentose volevano baciargli le mani; e siccome egli le ritirava, allora esse si avvinghiavano alla sua camicia rossa ed arrivavano a baciarlo in bocca. Il contagio di quell'arditezza giovanile toccava persino la matura badessa, che dapprima voleva sgridare le sue pecorelle dello scandalo; e poi finì anch'essa per baciare il Generale in bocca. (parte quarta, p. 59)
  • Pei loro studi naturali e positivi i medici sono i più lontani dai pregiudizi metafisici: accostando il maggior numero di sofferenze umane sono i più caritatevoli e democratici. Quindi anche nei paesucoli più remoti, se troviamo un liberale nelle elezioni, nella lettura e nella diffusione di libri e giornali, è desso d'ordinario il medico condotto. (parte quarta, p. 244)

Incipit di alcune opere[modifica]

Donna Folgore[modifica]

Come sappiamo dal romanzo di Tota Nerina, la paesanotta Gilda rimestava con il tridente il letamaio, quando il giovane prof. Adriano Meraldi ritornò vittorioso del concorso di Pompei a San Gerolamo Canavese.
Essa era figliuola unica di Simone il falegname, curvo come un quarto di luna, senza essere molto gobbo, imperocché la curva riguardava piuttosto la testa che la schiena. Simone era un vecchio semplice con i capelli bianchi pallidi che in gioventù erano stati biondi lucenti. Pareva un San Giuseppe ricamato. Era buono, sottomesso a tutti. Avrebbe voluto che il Sindaco e il Parroco, Vittorio Emanuele II e Pio IX fossero sempre stati in concordia, come pane e cacio.

Le figurine[modifica]

Carluccio, búttero di un paesello in riva alla Sesia, conduceva tutti i giorni mezza serqua di giovenche e un paio di capre al pascolo; e, quando passava davanti la casa del pievano, soleva aggrapparsi alle inferriate di una finestra al piano terreno a fine di vedere le scansie alte e polverose della libreria parrocchiale.
Allorché poi sedeva coccoloni nel prato colle gambe incrociate intento a stracciare la tiglia da alcuni fusti di canapa e poi a intrecciarla per farne un frustino villereccio che sapeva schioccare benissimo ritornando nel villaggio, — egli spesso almanaccava intorno a quei libri che egli non sarebbe stato buono mai a leggere, e il poverino si beccava il cervello e tutto si ammattiva per la bramosia di conoscere che diavolo potessero contenere.

Un viaggio a Roma senza vedere il Papa[modifica]

Il titolo è un po' lungo e coniato all'antica. Infatti i nostri vecchi, se avevano da intitolare qualche frittella, piantavano sul frontespizio un rombo o per lo meno un triangolo di parole, che spiegavano tutto il contenuto del libro.
Ad esempio: Della necessità del Padre Eterno con disquisizioni sugli Angeli, sui santi e su tutta la Coorte del paradiso, libri nove di Abelardo Nespola, con postille ed un indice copioso.
Altro esempio: Le prose di Leprone Mignatta, dove si passano in rassegna tutte le sorta di reti, paste, trappole ed istrumenti da pigliar pesci, e si insegnano nuovi modi di star sotto l'acqua, divise in sette capitoli, purgate e di nuovo con somma diligenza, ecc.

Una serenata ai morti[modifica]

Un verde da vetriolo ammutolisce nei prati, le camere da pranzo sentono l'autunnale tanfo delle castagne lessate, e le cortine delle finestre prospicienti all'orto putono come una malora alla caduta delle pulverolente cimici selvatiche. Ridiventa buono l'interno dell'osteria.
Le partite a tarocchi e a bazzica, cui l'estate avea disperse o confinate in un angolo del pergolato per poche ore del vespro, si riuniscono di nuovo gagliardamente dietro la ghisa della cucina, e si protraggono fino a notte tarda.
L'osteria di Borgo Grezzo non ha titolo speciale, perché è unica; e le basta l'insegna della frasca; e la rinomanza dell'ostessa Ghitona. Un cacciatore, dopo averla assaggiata l'aveva dichiarata "non bella ma pulita".

Note[modifica]

  1. a b Citato in Frasi celebri della letteratura italiana, Vallardi, Milano, 1994, p. 119. ISBN 88-11-93614-4
  2. Alberto Mario, autore de I Mille.

Bibliografia[modifica]

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