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Giovanni Pontano

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Busto in bronzo di Giovanni (Adriano Fiorentino, 1490 ca., Museo di sant'Agostino, Genova)

Giovanni Pontano, noto anche come Gioviano Pontano (1429 – 1503), umanista e politico italiano.

Citazioni di Giovanni Pontano

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  • Dunque Sesto sempre ti desidera Lucrezia? | O destino terribile! questi è il padre![1]
Ergo te semper cupiet, Lucretia, Sextus? | O fatum numinis! hic pater est!
  • Volli visitar Genova, ma appena che l'osservai, o buoni dei, vidi la famosa bestia dalle molte teste. Lo stesso anno non è così vario e mutevole, come la natura dei genovesi.[2]

Incipit di Galatea

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Mentre scherzosa Galatea nel dolce
Flutto le nude braccia agile muove
E il fianco volge e ondeggiano su l'acque
Nude le mamme,

Polifemo, dal vasto antro levato
Celere, lascia le caprette sole:
Corre al lito in un punto, e già nell'alte
Onde si lancia.

Citazioni su Giovanni Pontano

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  • La gloria [...] del Pontano, che si era finora conservata splendida ed illibata fu ignominiosamente da lui contaminata nella venuta di Carlo VIII Re di Francia nel Regno di Napoli. In questa occasione non praticò in se stesso gl'insegnamenti di quella riconoscenza, che avea agli altri insinuata. All'arrivo di un Ambasciadore di Carlo subito consegnò le chiavi del Regno, ed il pieno dominio della Casa del Re, che allora era nel Castello Capuano. A questo primo passo, che la violenza ed il timore possono scusare, ce ne aggiunse altro indelebilmente vergognoso. Dovendo Carlo partir da Napoli, volle ricevere nel Duomo il solenne giuramento da tutti gli ordini de' cittadini, fu trascelto il nostro letterato a far le parti di pubblico oratore. Allora fu che, o ancor fosse indispettito per non aver ottenuta dagli Aragonesi la Contea di Carinola, per la cui ripulsa già avea composto il celebre Dialogo: Asinus, [...] o che volesse entrare in grazia de' Francesi, i quali per altro lo avean privato di tutti gli uffizj: allora fu, io dicea, che tenne una orazione, in cui lacerò la memoria de' suoi Re benefattori, e con una viltà indegna di un tant'uomo adulò il nuovo Regnante. (Francesco Colangelo)
  • Io qui non debbo entrare nel merito poetico del Pontano [...] ma solamente mi debbo restringere a considerarlo come filosofo, nel che apparisce ugualmente grande, ed in modo particolare per quelle opere che scrisse intorno alla Filosofia morale. Nudrito sempre della lettura degli antichi scrittori, serba ne' suoi Dialoghi tutte le regole dell'arte, che in lui tanto è più difficile, quanto che è sempre naturale. Alle felici notizie delle opere degli antichi unisce quella che è propria dell'uomo, e ne delinea il carattere, i difetti, le risoluzioni, i doveri o nella vita privata, o ne' vincoli del matrimonio, o nella destinata al regolamento degli affari, o in quella che versa tra la prospera e la nemica fortuna; e tutto ciò con tanta naturalezza e verità, che ti sembra non già un filosofo che discorra dalla cattedra, ma che ogni uomo in ciascheduno di questi stati rappresenti se stesso. (Francesco Colangelo)

Note

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  1. Citato in Geneviève Chastenet, Lucrezia Borgia: La perfida innocente, Mondadori collana Oscar storia, Milano, 1996, p. 158.
  2. Da Antonius, traduzione di Vincenzo Grillo, Gino Carabba Editore, Lanciano, 1939, p. 97

Bibliografia

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  • Giovanni Pontano, Galatea, in Mario Rapisardi, Prose Poesie e lettere postume, A. Formica, Torino, 1930.

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