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Giuliano Donati Petténi

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Giuliano (propr. Giovanni) Donato Petténi (1894 – 1930), poeta, scrittore e giornalista italiano.

D'Annunzio e Wagner

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  • In nessun artefice mai, come nell'autore del Fuoco [Gabriele D'Annunzio], fu raggiunto l'ideal connubio tra le arti imitative (la poesia, la pittura) e la musica. Nulla egli lasciò d'intentato per accrescere la potenza del verbo; né lo studio assiduo degli antichi novellatori, né la ricerca dei vocaboli nei trattati della pittura e della scultura, né la risurrezione del ritmo ereditato dall'eloquenza latina. (p. 23)
  • Gabriele D'Annunzio, attentissimo a cogliere le voci del proprio secolo, sensibilissimo a tutte le manifestazioni dell'arte e della vita, fu partecipe dello spirito dominante, accolse le teorie del grande barbaro [Richard Wagner] che più di tutti riassunse la modernità, e mentre nella cadenza musicale della frase e nel frequente giuoco dei motivi conduttori portava una vera e ardita innovazione nella stilistica, riproduceva nella inquietudine psicologica de' suoi personaggi l'anima dei personaggi di Wagner, che è l'anima dell'epoca nostra. (p. 25)
  • Io penso con Benedetto Croce che il D'Annunzio è un artista grande che occupa un alto posto nell'anima moderna e più l'occuperà in ciò che sarà detto la storia intellettuale dei nostri tempi. E penso che qualunque critica, qualunque commento, qualunque conclusione si vorrà trarre dalla sua arte, come qualunque parallelo si vorrà istituire tra lui e i grandi artefici, presenti, passati o futuri, non diminuirà né accrescerà minimamente la sua gloria o la sua importanza. (p. 33)

Donizetti

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  • [Gaetano Donizetti] Per l'immaginazione volgare egli non fu che un libertino perpetuamente attaccato alle donne, un gaudente che ebbe la vita seminata di rose. Per i critici un artista incosciente, che componeva senza criterio e senza filosofia, le cui opere sono piene di mende e di scorrettezze. E invece la sua vita fu incessantemente operosa, dominata da una passione divorante per l'arte, e la sua musica è, ne' suoi capolavori, d'una eleganza raffinata, elaborata con il gusto di un classico, e d'una rara potenza emotiva. (Introduzione, p. 7)
  • [...] in tutti gli spartiti di Donizetti c'è qualche melodia d'una potenza così espressiva, di così grande bellezza che solo è paragonabile al canto eterno in cui gli uomini riconoscono nel dolore e nella speranza la voce delle loro anime. Tali sono le melodie: «Spirto gentil», «Regnava nel silenzio», «Una furtiva lagrima», «Convien partir», «A consolarmi affrettati», «Verranno a te sull'aure», «Tu che a Dio spiegasti l'ali», dove è veramente contenuta la trepida esultanza dell'amore o espresso il singhiozzo d'un cuore dolorante. Nelle musiche di vita o di morte, egli ha trovato gli accenti che rivelavano l'umanità a se stessa. (cap. X, p. 145)
  • Quando il povero Bellini morì, Donizetti sentì come pochi la tristezza di quel destino spezzato a cui la buona ventura, ben meritata da tanto genio, era stata ineguale compenso a un'esistenza troppo breve, e pianse l'amico. Compose poi un lamento, una sinfonia funebre e sempre onorò la memoria di colui del quale aveva sentito la grandezza. Giustamente poteva dire: «Io sono quello che ha scritto di più per quel povero amico». (cap. XI, p. 156)

Bibliografia

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  • Giuliano Donati-Petténi, D'Annunzio e Wagner, Felice Le Monnier, Firenze, 1923.
  • Giuliano Donati-Petténi, Donizetti, Fratelli Treves, Milano, 1930.

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