Giuliano Procacci

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Giuliano Procacci (1926 – 2008), storico italiano.

Citazioni di Giuliano Procacci[modifica]

  • [commemorando Ernesto Ragionieri] Nulla gli ripugnava di più che l'idea che una cultura popolare e «proletaria» potesse essere una cultura sciatta e approssimativa e nulla gli appariva più estraneo alla tradizione del movimento operaio che il dilettantismo e la faciloneria. Essere un intellettuale comunista era per lui un mestiere difficile, con regole severe e precise, cui non si poteva venir meno in nessuna circostanza.[1]
  • [commentando la pubblicazione del settimo volume della Storia dell'Italia moderna di Giorgio Candeloro] Se il problema dello sviluppo capitalistico costituisce l'asse portante dell'analisi del Candeloro, va però subito aggiunto che essa non si limita a questo. Da buon lettore di Gramsci, il Candeloro sa molto bene che il rapporto tra fenomeni economici, di base, e i fenomeni di ordine sociale e politico non è un rapporto meccanico. Lo sviluppo capitalistico e l'industrializzazione non generano necessariamente una effettiva «modernizzazione», senza l'intervento delle forze politiche e sociali ad essa maggiormente interessate.
    Si comprende perciò come egli dedichi un'attenzione particolare alla ricostruzione delle vicende e degli sviluppi del movimento operaio e socialista, non limitandosi ad utilizzare per questo i lavori esistenti sull'argomento, ma in più di un caso procedendo per proprio conto a verifiche ed approfondimenti, con il risultato di delineare un quadro esauriente e ricco di sfumature.[2]

Citazioni su Giuliano Procacci[modifica]

  • Giuliano Procacci e Rosario Villari che hanno parlato nell'ultima tornata dei lavori [incontro culturale bilaterale di Oxford], si sono preoccupati di rintracciare gli elementi unificati della storia d'Italia. Entrambi hanno posto l'accento sulla esistenza di un forte dato di continuità rintracciabile nella presenza, a tutt'oggi, di vecchi problemi e annosi equilibri: la questione meridionale con il divario fra nord e sud – Ginsborg e Davies hanno parlato addirittura di «una nazione» e di «due paesi»: uno arretrato il Mezzogiorno ed uno avanzato il nord – la questione agraria, il rapporto città-campagna situato nel contesto europeo. (Piergiovanni Permoli)

Note[modifica]

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