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Giuseppe Maria Bonzanigo

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Giuseppe Maria Bonzanigo, ritratto tra gli "astigiani illustri", nel Palazzo di Città di Asti

Giuseppe Maria Bonzanigo (1745 – 1820), scultore, ebanista e intarsiatore italiano.

Citazioni su Giuseppe Maria Bonzanigo

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  • Dal laboratorio del Bonzanigo uscirono lavori di straordinaria abilità meccanica, non disgiunta, come abbiamo già notato, da pensieri sommamente artistici, che egli sapeva trarre dalle opere insigni dell'antichità. Il Bonzanigo fece non pochi allievi, e sei fra questi riuscirono abilissimi in modo che gl'intelligenti assicurano, senza una grande pratica essere assai difficile distinguere i loro lavori da quelli del maestro. (Nicomede Bianchi)
  • Egli era già un artista provetto, quando cominciò il grido delle opere del Canova, e credibilmente non ebbe mai occasione di vedere una sola delle opere del grande ristauratore della scultura italiana; onde si può ritenere che, dietro gl'influssi prevalenti nelle menti, in lui fu spontanea l'idea di servirsi per l'arte sua modesta degli stessi mezzi che giovarono al Canova, cioè lo studio dell'arte antica, e la osservazione delle medaglie e delle gemme intagliate dai Greci e dai Romani. Da quei portenti degli antichi maestri, il Bonzanigo non solo apprese stupendamente il disegno e la squisitezza dell'esecuzione, ma riuscì a riprodurli molto bene nel legno e nell'avorio. Onde egli è rimasto illustre fondatore in Torino di una scuola, la quale lavorava cose stupende di buona scultura in legno ed in avorio, mentre altrove gli intagliatori facevano lavori più goffi ed insensati a forza di riporti, di gesso, di carta pesta e pastiglie. (Nicomede Bianchi)
  • [Commentando i lavori attribuiti al Bonzanigo nell'Esposizione del Settecento italiano a Venezia del 1929] Se sono suoi i quattro divani del salotto della Regina e il salotto a tre specchiere ch'era fino a pochi anni fa nel palazzo Cisterna, cogl'intagli dorati in due tòni, in oro verde e in oro giallo, egli merita di stare accanto ai più rinomati francesi del secolo (l'intagliatore «francese» Meissonnier non era, del resto, italiano come i Cafieri, anzi piemontese?). Qui il suo capolavoro è, per l'esecuzione perfetta e il sobrio gusto, il paravento che viene dal palazzo Reale di Torino. (Ugo Ojetti)

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