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Grigorij Judin

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Judin nel 2019

Grigorij Borisovič Judin (1983 – vivente), politologo russo.

Citazioni di Grigorij Judin

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Citazioni in ordine temporale.

Intervista di Nona Mikhelidze, affarinternazionali.it, 27 giugno 2022.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • [...] parlando di cosa significa questa guerra per il futuro del Paese, la diagnosi generale è che a lungo termine tutto questo sarà devastante per la Russia. È una guerra suicida. La Russia ha avuto guerre ingloriose nel suo passato, ma questa è la guerra più stupida, la più catastrofica per il Paese stesso, perché fondamentalmente distrugge i legami che la Russia ha con quasi tutti i Paesi.
  • La Russia è un Paese molto speciale. Ha un posto speciale nella storia europea e non può essere separata dall'Europa. È assurdo che le persone ora parlino dell'avvicinamento alla Cina. Voglio dire, non capiscono nemmeno di cosa stiano parlando. La Russia è sempre stata un Paese europeo, da Kaliningrad a Vladivostok. E questo è estremamente evidente quando si esce per strada. Si tratta quindi di un suicidio, di un colpo di testa!
  • [...] è una guerra che non si può vincere. Non può essere vinta, non c'è nessuno scenario in cui la Russia possa avere successo a lungo termine. [...] Onestamente penso che questa sia una delle decisioni peggiori di tutta la storia russa… e la storia russa è ricca di decisioni non ponderate.
  • [...] la decisione è stata presa dal Presidente stesso e per lui si tratta di una guerra difensiva. Si sta difendendo, si sente minacciato esistenzialmente. Pensa di essere molto vicino a essere ucciso e vuole proteggere la sua vita. E l'unico modo per proteggere la sua vita è rimanere al potere.
  • [...] l'Ucraina, in quanto Paese culturalmente molto vicino alla Russia, per lui era sul punto di ottenere un'alleanza militare con gli Stati Uniti. E questo avrebbe trasformato l'Ucraina in una roccaforte per le forze di opposizione contro Putin. Credo che il modo migliore per capire questo sia il paragone con il colonnello Gheddafi che ha affrontato il movimento di resistenza in Libia. Era pronto a schiacciarlo, a uccidere le persone, probabilmente centinaia di migliaia. Gli è stato impedito dalla Nato e alla fine è stato rovesciato e ucciso. E sappiamo che impressione ha avuto la morte di Gheddafi su Vladimir Putin. Ne è rimasto assolutamente scioccato, terribilmente scioccato.
  • [...] per lui l'unico motivo per cui la gente potrebbe essere scontenta del regime è perché c'è una propaganda occidentale che opera per distorcere i valori russi che per lui sono importanti.
  • Negli anni Novanta si era creata una chiara prospettiva di scioglimento della Nato dopo la fine della guerra e del Patto di Varsavia. Se il Patto di Varsavia non esisteva più, perché la Nato non avrebbe dovuto sciogliersi? O almeno rimodellare o riformulare in modo significativo i suoi obiettivi? Oppure si poteva parlare di inclusione della Russia in un sistema di sicurezza più ampio in Europa. Beh, questo è stato fatto, in una certa misura, con il consiglio Russia-Nato, ma dopotutto, forse ci si aspettava proprio il suo scioglimento. Non si è sciolta anche per ragioni comprensibili, perché c'erano i paesi dell'Europa orientale che giustamente si sentivano minacciati dalla Russia e facevano pressione per unirvisi.
  • [...] la Nato, forse anche non intenzionalmente, si è estesa a est, nonostante le promesse di non farlo. Promesse che non sono mai state formalizzate: non c'è mai stato un obbligo formale da parte della Nato di non espandersi, ma per la Russia si è trattato di un abuso della sua fiducia.
  • [...] il vero problema è che la Russia, e in particolare Putin, non hanno mai considerato i vicini come paesi sovrani con i quali cercare un linguaggio comune dopo la dolorosa esperienza sovietica di coesistenza. La Russia non si è mai preoccupata di fornire le garanzie di sicurezza a quei Paesi, le garanzie che li avrebbero dissuasi dall'entrare nella Nato. Anzi, la Russia ha fatto di tutto per incoraggiarli a entrarci e sotto il governo di Putin la Nato si è espansa in modo significativo verso est.
  • [...] non è stata la Nato ad espandersi. Sono stati i Paesi realmente, genuinamente volenterosi ad entrare in questo blocco. E questo è un problema enorme per la Russia, perché significa che quei Paesi hanno paura della Russia. Una politica ragionevole, ovviamente, sarebbe stata quella di renderli meno timorosi, di offrire loro qualcosa, di includerli in un sistema di sicurezza diverso, invece di ricattarli con il gas o con le armi, come ha sempre fatto Putin. Questo, secondo me, è vero fallimento per Putin.
  • Non so se la gente ne sia consapevole, ma in realtà la concentrazione di potere in Russia è quasi senza precedenti per il nostro Paese. Non è vero che la Russia è sempre stata così. Ci sono probabilmente episodi nella storia russa in cui abbiamo avuto questa concentrazione di potere politico, ma non spesso. Probabilmente è successo con Stalin ad un certo punto. Probabilmente, anche se il paragone non è esatto, con Ivan il Terribile e, in una certa misura, con Pietro il grande. Altri, come Nicola I, hanno cercato di farlo, ma in realtà non ci sono mai riusciti. Quindi ora stiamo assistendo a qualcosa di quasi senza precedenti nella storia. Si tratta di uno Stato ultra-monarchico. Questa è l'immagine della struttura dello spazio politico. E questo vale per tutta la Russia, perché ovunque, a ogni livello, ci sono quei piccoli Putin che pensano fondamentalmente che usare la violenza e la forza sia l'unico modo per governare nel servizio pubblico e nelle imprese. Questa è l'intera filosofia.
  • La Russia è un sistema plebiscitario, il che significa che il potere dell'imperatore si basa sul ricevere il sostegno popolare attraverso i plebisciti. Quindi l'imperatore sovrasta l'intero sistema politico, sostenendo di avere una legittimità popolare e per lui anche democratica! E questo è fondamentalmente il bastone con cui minaccia la sua élite, la sua burocrazia, ma anche il popolo stesso, perché la Russia è un Paese molto depoliticizzato. L'unico modo per i russi di sapere cosa pensano i russi è guardare la televisione e osservare i numeri dei sondaggi, perché normalmente i russi non comunicano tra di loro. Quindi il modo più semplice per sapere cosa pensa il tuo vicino è accendere la TV e guardare gli ultimi numeri dei sondaggi.
  • [...] i russi non vogliono avere a che fare con la politica. Vivono la loro vita privata. Ed è così che è stato costruito questo regime. Gli è stato chiesto di non occuparsi della politica, quindi alla gente non interessa la politica e non importa dell'Ucraina. L'unica cosa di cui si preoccupano è la loro vita privata orientata al consumismo. Ai russi interessa pagare i mutui e forse fare carriera. Quindi questo è ciò di cui si preoccupano. Il resto può essere delegato al Putin di turno. Putin è lì, pensa lui a tutto. Se lui pensa che gli ucraini siano nazisti, beh, saprà lui come affrontarli. Quindi la popolazione è molto depoliticizzata.
  • Non so perché le persone in Europa abbiano questa idea folle che si tratti di una lotta per il Donbass. No, questa è una lotta esistenziale per la Russia, con la quale la Russia deve sconfiggere l'Occidente. Questa è la missione e non quella di prendere Kramatorsk. Questo aspetto è così secondario rispetto a ciò che sta accadendo. Il 99% dei russi non sa neanche dove si trovi Kramatorsk. Quindi questa è una lotta esistenziale e conquistare Kramatorsk è solo il primo passo.
  • Per quanto riguarda la vittoria [...] la conquista e l'annessione delle quattro regioni – Zaporizhia, Kherson e dell'intero Lugansk e Donetsk – sarebbe la prima tappa. Questa sarebbe una sorta di vittoria, visto che Putin non controllava tutte le quattro regioni prima. Si tratterebbe quindi di un'acquisizione e credo che sarebbe un passo preliminare per un'ulteriore espansione, che includerebbe sicuramente Transnistria e presumo anche l'intera Moldavia.
  • In generale penso che, anziché lamentarsi di un trattamento immeritato, si dovrebbe far sentire la propria voce e esprimersi contro la guerra. Altrimenti è un'ipocrisia. Se si sostiene questa enorme guerra fondamentalmente contro l'intera Europa, cosa ci si può aspettare? Un'accoglienza di benvenuto da parte degli europei? Questa è ipocrisia. Perché qua non si chiede di sostenere gli ucraini. La questione è diversa, perché ovviamente i soldati russi stanno morendo e questo crea naturalmente un problema morale per i russi. Bisogna semplicemente dire "non in mio nome! questa guerra non in mio nome!". Penso che questo sarebbe sufficiente per far capire che si è contrari alla guerra.
  • Non penso che siano moralmente sbagliate, penso solo che sanzioni contro le strutture di istruzione e cultura siano controproducenti. Non me ne lamento: gli europei sono liberi di imporle. Penso solo che siano controproducenti. Voglio dire, guardate per esempio, all'università di Tartu in Estonia: ora non sono più disposti ad accettare gli studenti russi… Ripeto, non mi lamento, ma credo solo che azioni simili siano controproducenti perché in pratica fanno il gioco di Putin consolidando la sua immagine come rappresentante di tutti i russi, il che non è assolutamente vero.
  • È difficile, credo, per molte persone in Europa capire fino a che punto sia stata distrutta la concezione di essere soggetti, attori in politica. Qualsiasi discorso su qualsiasi tipo di azione politica, qualsiasi tipo di pensiero normativo, tutto è diventato illegittimo in Russia. Tanto per fare un esempio: anche solo pensare di discutere di migliorare qualcosa nelle nostre vite è già percepito come un'assurdità perché, per come è strutturato il mondo, le cose non possono essere migliorate. Questo è come i russi si approcciano alla vita e al loro posto nella vita politica. [...] E questo è un pensiero abbastanza diffuso in Russia. Un pensiero notevolmente sottovalutato ma che preclude qualsiasi possibilità di azione politica collettiva. Se non ti fidi di nessuno, perché dovresti impegnarti in qualcosa con il prossimo? Così uno finisce a preoccuparsi solo di sé stesso, dei suoi soldi, dei suoi affari personali. Quindi, credo, che l'intera questione della responsabilità della società russa sia del tutto irrilevante.

Intervista di Margarita Liutova, valigiablu.it, 1º marzo 2023.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • [Su Vladimir Putin] [...] per lui la guerra non ha termine. Non ci sono obiettivi da raggiungere che portino alla conclusione della guerra. Continua semplicemente perché, nell'immaginario di Putin, loro sono nemici e vogliono ucciderci, e noi vogliamo uccidere loro. Per Putin si tratta di uno scontro esistenziale con un nemico intenzionato a distruggerlo.
  • Putin concepisce la sua azione di governo come una guerra costante. Lui e le persone che lo circondano ci hanno detto molto tempo fa che c'è una guerra contro noi russi. Alcuni hanno preferito non dirlo ad alta voce, ma pensano seriamente di essere in guerra da molto tempo. Solo che ora questa guerra è entrata in una fase davvero aggressiva, e ovviamente non c'è via d'uscita. La guerra in sé è normale, nella loro visione del mondo. Smetti di pensare che la pace sia lo Stato naturale e vedrai la situazione attraverso i loro occhi.
  • Oggi in Russia si avverte un clima intenso, ed è una di quelle rare occasioni in cui Vladimir Putin entra in contatto con una parte significativa della società. Le sue teorie sfrenate non sono condivise da tutti, ma lui è in grado di entrare in contatto con le persone. E, cosa ancora più importante, è lui stesso a produrre questa emozione. E questa emozione è il risentimento, un risentimento mostruoso e infinito. Niente può placare questo risentimento. È impossibile immaginare cosa possa compensarlo. Non permette alle persone di pensare di stabilire qualsiasi tipo di relazione costruttiva con altri paesi.
  • [...] Putin non offre nulla al mondo. Putin vuole fare le stesse cose per cui critica gli Stati Uniti.
  • [Su Vladimir Putin] La sua visione del mondo non vede confini. Questa formula è diventata una linea praticamente ufficiale: la Russia non finisce da nessuna parte. È la definizione standard di impero, perché un impero non riconosce confini.
  • La strategia generale della Russia è più o meno questa: diamo un morso a un pezzo, poi quel pezzo sarà riconosciuto come legittimo, e nella fase successiva, sulla base di quel riconoscimento, potremo prendere qualcos'altro.
  • La paura è sconfitta dalla speranza. È l'effetto opposto. Le persone hanno bisogno di ricevere speranza. In questo senso, le accuse assolutamente comprensibili e fondate contro il popolo russo sono politicamente miopi. Di nuovo: sono comprensibili, fondate e legittime, ma sono politicamente miopi. [...] Finché i russi non si rendono conto di essere in un vicolo cieco, non c'è molta motivazione ad ascoltare queste cose, perché fanno paura. Si tratta di una sfida allo status quo. E questo è abbastanza minaccioso, al punto da convincere le persone a non farsi coinvolgere.
  • Penso che la cultura russa abbia una grande componente imperiale e che sia giunto il momento di affrontarla. Il crollo di un impero è un buon momento per farlo. Estinguerà la cultura russa? No. Potrebbe anche non estinguere le opere di un determinato autore. Si possono trovare idee imperiali nell'opera di un determinato autore? È possibile e necessario. Perché la necessità di rifiutare completamente o di accettare completamente? Non si sposa nessuno e non si fa un voto d'amore incondizionato.
  • La Russia non ha dato origine a un solo pensatore statalista o centralista di rilievo. Tutte le idee sulla centralizzazione in Russia sono importate. Le idee di libertà, aiuto reciproco e dignità vanno nella direzione opposta.

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