Mo Yan

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Mo Yan
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (2012)

Mo Yan, che significa "non parlare" (cinese tradizionale: 莫言, pinyin: Mò Yán), pseudonimo di Guan Moye (cinese tradizionale: 管谟业) (1955 – vivente), scrittore e saggista cinese.

Citazioni di Mo Yan[modifica]

  • ... file e file di persone dalla pelle rosso scuro hanno fatto la spola tra i fusti del sorgo come disegnando una rete.[1]
  • Si sentiva stremata, l'appiglio sfuggente al presente, l'appiglio al mondo e alla vita, le sarebbe presto scivolato dalle mani. Era questa la morte? Stava forse per morire? Non avrebbe più rivisto il cielo, la terra, il sorgo, suo figlio, e il suo amante che combatteva alla testa dei soldati? Gli spari risuonavano in lontananza oltre la fitta cortina di nebbia. Douguan! Douguan! Figlio mio, aiutami, tienimi stretta, tua madre non vuole morire. Oh, cielo! Cielo... mi hai donato un amante, un figlio, la ricchezza, e questi trenta anni di vita densa come il sorgo rosso. Cielo, me le hai donate queste cose, non puoi riprendertele, perdonami, ma lasciami andare! Cielo, pensi che io sia in colpa? Credi che se avessi diviso il cuscino con un lebbroso, e generato un mostro rognoso e purulento insozzando questo bel mondo sarei stata nel giusto? Cielo, cos'è la castità? Cos'è la giusta via? Cos'è la bontà? Cos'è il male? Non me l'hai mai detto, ho sempre dovuto sbrigarmela da sola. Amo la felicità, amo la forza, amo la bellezza, il mio corpo mi appartiene, sono padrona di me stessa, non ho paura di sbagliare, non ho paura della punizione, non ho paura di entrare nei diciotto gironi del tuo inferno. Ho fatto tutto ciò che dovevo fare e ciò che andava fatto, e non temo nulla. Ma non voglio morire, voglio vivere, voglio vedere ancora un po' di mondo. Cielo...[2]
Racconto la mia Cina sbagliata, Corriere della sera, 29 maggio 2009
  • Mi è piaciuto: di Calvino mi attrae la vena surreale, il gusto della favola.
  • Anche se non è necessario vivere in Cina, un vero romanzo cinese dev'essere in cinese.
  • Seguo due criteri. La sfida di creare un linguaggio o un punto di vista innovativo. E poi di fare un libro profondamente diverso dai precedenti.
  • La letteratura è fatta per pochi. I premi letterari servono giusto per dare attenzione agli autori, eppure nessuno di noi crea pensando ai riconoscimenti. E il Nobel, beh, mi piacerebbe vincerlo, però non cambierei il mio modo di vivere.
  • Scrivo poesie. Di nascosto, però. Dai lettori. Da tutti. Scrivere versi è come cantare sotto la doccia. Un fatto intimo. Non so se pubblicherò mai le mie poesie.
  • [Yu Hua] È bravissimo nel descrivere i bambini. Con un umorismo tutto suo.
  • [...] solo di Sorgo rosso, girato da Zhang Yimou, sono contento.
  • [Su Tong] Conosce perfettamente la psicologia femminile. Non so come faccia, tanto più che tratta di donne del passato. Un mistero.
  • [In Cina] La censura si può aggirare. Mi allarma piuttosto la crescita della popolazione, visto che nelle campagne e nelle città il limite del figlio unico è di fatto caduto. E poi la corruzione: non riguarda solo i funzionari, ormai i semplici cittadini cercano il guadagno con ogni mezzo.
  • Ragionando secondo lo Stato [cinese], la pianificazione delle nascite è corretta. Dal punto di vista delle donne è sbagliata. I contadini sono tradizionalisti: la pianificazione delle nascite non si poteva applicare in modo moderato, servivano le maniere forti. La mia protagonista, come dottoressa, non sa trovare una sua posizione. E come scrittore, neanche io.

Incipit di alcune opere[modifica]

I quarantuno colpi[modifica]

«Dieci anni fa, una mattina d'inverno; una mattina d'inverno di dieci anni fa...» «Che anno era? Quanti anni avevi?», mi chiese aprendo gli occhi il monaco Lan con una voce che sembrava provenire dai profondi recessi di una caverna oscura.

I tredici passi[modifica]

Marx non è mica Dio! Seduto sul trespolo giallo della gabbia, le gambe secche e penzoloni, le braccia avvizzite abbandonate lungo il busto – una nebbia evanescente ti copriva a tratti il viso e il corpo nudo, l'ombra delle sbarre di ferro, avvolgendoti come una rete, ti faceva sembrare uno sparviero che, pur stanco e affamato, manteneva intatto il suo spirito vigoroso –, dichiaravi senza farti il minimo scrupolo: Marx ci ha già fatto soffrire troppo!

Il paese dell'alcol[modifica]

L’ispettore Ding Gou'er, della Procura suprema, era salito su un camion Jiefang diretto alla miniera di carbone del monte Luo, dove doveva svolgere un'indagine molto particolare. Durante il tragitto aveva la testa talmente ingombra di pensieri che se la sentiva gonfia: il berretto marrone taglia 58 che di solito gli stava largo gli stringeva come un cerchio. Innervosito, se lo tolse: il bordo era intriso di sudore e aveva uno strano odore di grasso, piuttosto nauseabondo.

Le canzoni dell'aglio[modifica]

Gao Yang! È mezzogiorno e i raggi del sole bruciano. E un bel po' che non piove, e fra il cielo e la terra fluttua una polvere torbida e spira un tanfo di aglio marcio. Uno stormo di corvi bluastri vola esausto sopra il cortile e le loro ombre grigio chiaro sfrecciano sul terreno. L'aglio raccolto e non ancora intrecciato: state ammassato in cumuli disordinati, e sotto al sole cocente manda zaffate putride. Accovacciato davanti a un tavolino nella stanza centrale della casa, con le sopracciglia spioventi abbassate dalla malasorte, Gao Yang tiene in mano una tazza di zuppa d'aglio e cerca di controllare la nausea che gli monta dallo stomaco.[3]

Le rane[modifica]

Stimato signore, secondo un'antica usanza della nostra zona, quando nasceva un bambino gli si dava il nome di una parte o di un organo del corpo.

Le sei reincarnazioni di Ximen Nao[modifica]

Condannato a crudeli torture, denuncio alla corte di Re Yama il torto subìto.
Vittima dell'inganno, mi reincarno in un asino dalle zampe bianche come la neve.

Inizierò a narrare la mia storia dal primo gennaio dell'anno 1950. Fino a quel momento, nel regno delle tenebre avevo patito per più di due anni sofferenze di un'atrocità tale che, nel mondo dei vivi, sarebbe difficile persino immaginare. Ogni udienza era un'occasione per lamentarmi dell'ingiustizia subita.

Sorgo rosso[modifica]

Era l'anno 1939, il nono giorno dell'ottavo mese del calendario lunare.[3]

Note[modifica]

  1. Da Sorgo rosso. Citato in AA.VV., Il libro della letteratura, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 310. ISBN 9788858024416
  2. Da Sorgo rosso, pp. 94-95.
  3. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Mo Yan, I tredici passi, traduzione di Maria Rita Masci, Einaudi, 2019. ISBN 9788806218553
  • Mo Yan, I quarantuno colpi, traduzione di Patrizia Liberati, Einaudi, 2017. ISBN 9788806218560
  • Mo Yan, Il paese dell'alcol, traduzione di Silvia Calamandrei, Einaudi, 2016. ISBN 9788806155155
  • Mo Yan, Le rane, traduzione di Patrizia Liberati, Einaudi, 2014. ISBN 9788806219963
  • Mo Yan, Le sei reincarnazioni di Ximen Nao, traduzione di Patrizia Liberati, Einaudi, 2009. ISBN 9788806185787
  • Mo Yan, Sorgo rosso, traduzione di Rosa Lombardi, Einaudi, 2013. ISBN 9788806178529

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