I figli degli uomini

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I figli degli uomini

Immagine Children of Men Baby.JPG.
Titolo originale

Children of Men

Lingua originale inglese
Paese Gran Bretagna, USA
Anno 2006
Genere avventura, mistery, fantascienza, thriller
Regia Alfonso Cuarón
Soggetto P. D. James (romanzo)
Sceneggiatura David Arata, Alfonso Cuarón, Timothy J. Sexton
Produttore Marc Abraham, Eric Newman, Iain Smith, Tony Smith, Armyan Bernstein
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

I figli degli uomini con Clive Owen, Julianne Moore e Michael Caine, film del 2006, regia di Alfonso Cuarón.

Frasi[modifica]

  • Ogni volta che uno dei nostri politici è nei guai, esplode una bomba. (Jasper)
  • Hai presente il fischio nelle orecchie? Quello è il suono delle cellule dell'orecchio che muoiono, è il loro canto del cigno. Una volta sparito, non sentirai mai più quella frequenza. Goditela finché dura. (Julian)
  • Una volta la polizia ci fece sgombrare un centro occupato, e Theo offrì un caffè per provare a trattare, solo che, il caffè era "aromatizzato" alla ketamina. (Julian)
  • È il primo bambino dopo diciotto anni, non lo puoi chiamare Froley! (Theo)
  • Perché darsi tanta pena se poi la vita fa le sue scelte? (Jasper)
  • Mi hanno detto di dirti che sei un porco fascista. (Theo)
  • Avevo trentun'anni. Facevo l'ostetrica al John Radcliffe. Mi avevano assegnata alla clinica prenatale. In una sola settimana ci furono tre aborti spontanei. Le madri erano al quinto/sesto mese. Ne riuscimmo a salvare due di quei poveri bambini. La settimana dopo altri cinque aborti. Poi cominciarono anche prima del quinto mese. Mentre segnavo l'appuntamento successivo per una ragazza, notai che la pagina del settimo mese era completamente bianca, non c'era neanche un nome. Chiamai una mia amica che lavorava al Queen Charlotte e anche lei non aveva nuove gravidanze. Allora chiamò sua sorella a Sidney. Anche lì la stessa cosa. [...] Quando i rumori nei parchi gioco svanirono, arrivò la disperazione. Molto strano quello che succede in un mondo senza voci di bambini. (Miriam)
  • Avevo dimenticato com'erano [I bambini]. Sono bellissimi. Sono così piccoli. (Luke)

Dialoghi[modifica]

  • Theo: La polizia usa ancora quella tua vecchia foto per i poster, non ti rende giustizia.
    Julian: Che ne sa la polizia della giustizia.
  • Jasper: Che hai fatto al tuo compleanno?
    Theo: Niente.
    Jasper: Ma dai, devi aver fatto qualcosa.
    Theo: No, un giorno come tutti gli altri. Mi sono alzato, mi sentivo di merda, sono andato al lavoro, mi sentivo di merda.
    Jasper: Quelli si chiamano postumi di una sbronza.
    Theo: Se mi sbronzassi, almeno dopo sentirei qualcosa.
  • Theo: Tra cent'anni non ci sarà più neanche un cazzone triste a guardare questa roba [Le opere d'arte conservate], come fai a continuare?
    Nigel: Vuoi sapere come faccio? Molto semplice, non ci penso.
  • Julian: Kee, lui è Theo.
    Kee: Che cazzo guardi?
    Theo: A quanto pare, il piacere è tutto mio.
  • Theo: È in programma una cantatina di gruppo?
    Julian, Luke, Kee, Miriam: ... [Nessuna risposta]
    Theo: Bene, io mi faccio una dormita.
  • Theo: Sapete se c'è un albergo da queste parti?
    Luke: Come?
    Theo: Julian, mi ha promesso un po' di movimento.
    Julian: Preferisci sempre il pomeriggio?
  • Theo: Allora che hai fatto? Hai rapinato un treno, hai fatto saltare un palazzo?
    Kee: Hai detto che era gentile, è un coglione ubriaco.
    Julian: È gentile. Avresti dovuto vederlo ai bei tempi, quando era un vero attivista...
    Theo: Tu eri l'attivista, io volevo solo scopare.
  • Jasper: Te l'avevo detto, amico, il progetto umano, esiste.
    Theo: Sì, ma tu sei anche quello che crede agli ufo.
  • Theo: Di quanti mesi sei?
    Kee: Otto... ci vogliono, nove mesi.
    Theo: Lo so. E chi è il padre?
    Kee: Ma sei scemo?! Io sono vergine!
    Theo: Scusa?
    Kee: Ahahahaha... sarebbe bestiale è?
    Theo: Eh... eccome!
    Kee: Chi cazzo lo sa, il nome dei coglioni non li so mai.
  • Jasper: Kee, ho trovato la tua nave.
    Theo: Come?
    Jasper: Ci facciamo arrestare tutti.
    Theo: Oh cristo!
    Jasper: No no, Sid, la guardia di confine a cui vendo la roba, ha detto che ci fa entrare a Bexhill. Non lo trovate ironico, scappiamo in una prigione!
    Kee: Bestiale!
  • [Dopo che Kee ha partorito]
    Theo: Ce l'hai fatta. Kee, visto, non è stato difficile.
    Kee: Certo, per te no.

Citazioni su I figli degli uomini[modifica]

Mark Fisher[modifica]

  • Guardando I figli degli uomini ho inevitabilmente pensato alla frase di volta in volta attribuita a Fredric Jameson o Slavoj Žižek, quella secondo la quale è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo. È uno slogan che racchiude alla perfezione quello che intendo per «realismo capitalista»: la sensazione diffusa che non solo il capitalismo sia l’unico sistema politico ed economico oggi percorribile, ma che sia impossibile anche solo immaginarne un’alternativa coerente.
  • I figli degli uomini riflette il sospetto che la fine del mondo sia già avvenuta, l’idea che molto probabilmente il futuro non porterà altro che reiterazione e ripermutazione di quanto esiste già. Possibile che davvero non ci aspettino cambiamenti di sorta, che non rimarremo più spiazzati da quello che verrà? Ansie del genere tendono a produrre un’oscillazione bipolare: la speranza vagamente messianica che prima o poi qualcosa di nuovo dovrà pur succedere scivola nella tetra convinzione che niente di nuovo accadrà mai sul serio. Dalla next big thing, l’attenzione si sposta sull’ultima grossa novità: a quanto tempo fa risale, e quanto grossa era davvero?
  • Ne I figli degli uomini la catastrofe non è dietro l’angolo, né è già avvenuta: piuttosto, viene attraversata. Non c’è un momento preciso in cui il disastro si compie, né il mondo finisce con un bang: semmai si esaurisce, sfuma, va lentamente a pezzi. Da dove viene questa catastrofe, chi lo sa: le sue cause affondano in un passato lontano, e sono così assolutamente scollegate dal presente da non sembrare altro che il capriccio di qualche entità maligna, un miracolo negativo, una maledizione che nessuna penitenza potrà mai emendare. Una simile rovina potrà essere placata soltanto da un intervento ancor meno prevedibile dell’origine stessa della maledizione. Agire è inutile; ad avere senso, è solo un speranza insensata. Proliferano superstizione e religione, primi rifugi dei disperati.

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