Ian Buruma

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Ian Buruma, 2006

Ian Buruma (1951 – vivente), saggista e accademico olandese naturalizzato britannico.

Citazioni di Ian Buruma[modifica]

  • Guarda un po', mi sono detto, il Giappone è davvero cambiato. Poi mi sono accorto che erano tutti cinesi.[1]
  • I muri hanno conseguenze anche per chi li costruisce.[2]
  • Il giardino dei Finzi-Contini, capolavoro di Giorgio Bassani, descrive l'esistenza dei borghesi italiani durante il fascismo. Attorno a questi personaggi colti, che danno per scontata la loro vita agiata, viene a stringersi lentamente un cappio ammantato di legittimità legale e sociale. Eppure essi non se ne accorgono. Il padre del protagonista si iscrive persino al Partito fascista, mentre i Finzi-Contini, più ricchi, si rinchiudono nella cerchia familiare, in un distacco aristocratico. Orgoglio e scarsa lungimiranza impediscono loro di vedere il pericolo, sino a quando non verranno deportati nei campi di concentramento.[3]
I Nobel e le tentazioni della Cina: potenza fragile ma aggressiva, Corriere della sera, traduzione di Rita Baldassarre, 8 novembre 2010
  • Grande dev'essere stato lo smacco per il governo cinese nel vedere attribuire il Premio Nobel ai cittadini sbagliati. Il primo cinese sbagliato fu Gao Xingjian, drammaturgo, artista e romanziere in contrasto con il governo di Pechino, insignito della massima onorificenza per la letteratura nel 2000, mentre viveva in esilio a Parigi. L'ultimo è Liu Xiaobo, critico letterario e analista politico, che quest'anno ha ricevuto il Premio Nobel per la pace mentre sconta una condanna in carcere per «attività sovversive» contro il regime comunista.
  • [in Cina] Chiunque, persino un intellettuale quasi sconosciuto come Liu Xiaobo, si permetta di sfidare la legittimità dell'egemonia del Partito comunista invocando elezioni multipartitiche, dev'essere stritolato e messo a tacere.
  • Per la prima volta, da due secoli a questa parte, la Cina è in grado di farsi ascoltare dal resto del mondo ed è pronta a fare quello che vuole, senza badare alle reazioni degli altri Paesi. Qualche decennio fa era il Giappone a sentirsi in testa alle classifiche e i suoi imprenditori, politici e burocrati non esitavano a proclamarlo al resto del mondo.
  • Alzare la voce con il Giappone è sempre un'ottima soluzione: il governo cinese non odia il Giappone, ma teme di apparire debole agli occhi dei suoi cittadini, che apprendono sin dall'asilo che le potenze straniere puntano a schiacciare la Cina. Ciò fa pensare che se mai Liu Xiaobo e altri dissidenti come lui riuscissero a realizzare il loro sogno e la democrazia sbarcasse in Cina, il problema del nazionalismo cinese non scomparirebbe automaticamente.
  • Se il nazionalismo non è necessariamente una costante in politica, non di rado esso è scatenato da una sensazione di impotenza: allorché i cittadini si sentono scavalcati e oppressi da un governo autoritario, non resta loro altro che l'orgoglio di patria.

Note[modifica]

  1. Da Nel paese del Sol bugiardo, Internazionale, n. 979, 14 dicembre 2012, p. 101.
  2. Da All'ombra del muro, Internazionale, n. 538, 7 maggio 2004, p. 47.
  3. Da Quello che i Finzi-Contini non videro, Traduzione di Marzia Porta, Rep.repubblica.it, 3 luglio 2018.

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