In memoria di me
In memoria di me
Titolo originale |
In memoria di me |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 2007 |
Genere | drammatico |
Regia | Saverio Costanzo |
Soggetto | Furio Monicelli (romanzo) |
Sceneggiatura | Saverio Costanzo |
Interpreti e personaggi | |
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In memoria di me, film italiano del 2007 con Hristo Živkov, regia di Saverio Costanzo.
Andrea: Ho bisogno di un ideale, un motivo per cui vivere. Non voglio continuare a rincorrere la libertà che tutti cercano. È falso. È una falsa libertà.
Padre maestro: Che vita hai fatto fino ad oggi?
Andrea: Ho vissuto senza rinunciare a niente. Ho amato. Eppure mi sembrava di non progredire mai. Di non poter dare di più. E il cuore ne soffriva. Però sotterravo senza chiedermi troppo. Tanto per il mondo ero un vincente. Non dormivo più per la paura di... di voltarmi indietro e non trovarci niente. Non so perché ho cominciato ad andare a messa, a leggere il Vangelo. Ed è difficile da spiegare, ma... si è cominciata a formare dentro di me una nuova idea di uomo.
Padre maestro: Cosa vuoi diventare?
Andrea: Una persona.
Frasi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Lei è qui per provare l'Ordine, come l'Ordine vuole provare lei. (Padre superiore) [ad Andrea]
- «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua». Il pensiero segreto e costante dell'uomo è salvare la pelle, assicurarsi un'esistenza materiale che poi è destinato a perdere. Ma questo tentativo, inutile e disperato, lo rende egoista, gli fa distruggere se stesso e gli altri. La vita vera, invece, è amare uno che ci ha amati per primo. Questa è la vita che non muore. (Novizio)
- «È grande non subire passione da parte delle cose, ma è ancora più grande restare impassibili di fronte alle loro immagini». Massimo il Confessore vuole dirci che quello che ci ferisce nella vita sono solo immagini, non è la realtà. Quando per esempio attraversiamo un momento d'angoscia, dopo quando passa diciamo che non era nulla, perché era appunto il nulla ciò che ci angosciava. Era solo l'apparenza e non la realtà delle cose. Per questo vi dico: anche se soffrite, imparate a dissimularlo. Allenatevi a restare impassibili, a non mostrare i vostri tormenti. E vedrete che col tempo questo diventerà per voi come un'abitudine interiore. Un giorno, nel deserto egiziano, un giovane andò da un monaco a chiedergli se poteva diventare suo discepolo. Il monaco allora gli disse che come primo compito doveva mettersi di fronte a delle statue e poi insultarle. E poi doveva tornare da loro a chiedergli perdono. Il giovane partì, ma quando tornò dal monaco gli disse: «Io ho fatto quello che tu mi hai chiesto di fare, ma le statue sono rimaste impassibili». «Ecco», gli disse il monaco, «torna da me quando sarai come quelle statue». La nostra mèta è diventare indifferenti a tutto. Per quello che dipende da noi, non dobbiamo desiderare la ricchezza più della povertà, la salute più della malattia, il successo più del disprezzo, o una vita più lunga rispetto a una più breve. Chi è qui come voi cerca e desidera solo ciò che lo può portare al fine per cui è stato creato: la somiglianza con Dio. (Padre maestro)
- Signore, chi conosce il proprio peccato è più grande di chi resuscitò un morto. Chi piange un'ora su se stesso, è più grande di chi ammaestra il mondo intero. Chi conosce la propria debolezza, è più grande di chi vede un angelo. Chi segue Cristo nel segreto, è più grande di chi gode molta fama nelle chiese. Nessuno può conoscere il proprio peccato, senza contemporaneamente conoscere Dio. Non prima o dopo, ma nel medesimo istante, in una sola identica intuizione di grazia. (Fausto)
- Sopportare quello che siamo è la prima carità. (Padre superiore)
- Andrea, decidi che oggi non sia la fine, ma il tuo nuovo inizio. (Padre superiore)
- Perché sei venuto? Per dirmi che vuoi essere libero? Lo sei sempre stato qui dentro. Tu mi guardi con orgoglio, eppure sappi che anche io ho corso un tempo dietro alla libertà che tu ami. La tua libertà è una libertà disperata, che grida contro il vuoto del cielo. Cristo, invece, non è sceso dalla croce. Non ha costretto l'uomo a credere e ad essere schiavo di un Dio potente. Si è lasciato assassinare per dargli la libertà di credergli o non credergli, di amarlo o di rifiutarlo. Ha chiesto all'uomo una fede libera, un amore libero. Ma Cristo ha stimato troppo l'umanità. E l'umanità non vuole essere libera, ma schiava. E allora noi, noi più di ogni altro, abbiamo scelto la sua libertà. Noi, solo noi, abbiamo il diritto di insegnare che non è la libera decisione del cuore ciò che importa. E non è l'amore che tu intendi. Ma è il mistero. Il mistero tremendo di un Dio debole. (Padre superiore) [a Zanna]
Dialoghi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Andrea: Ci siamo rifugiati qui, all'ombra di quest'isola, dimora di Dio, che assorbe e assolve da ogni paura umana. A che cosa abbiamo rinunciato? A quello che comunque non avremmo voluto: un amore qualsiasi, destinato a morire di abitudine. Abbiamo scoperto che le regole sono la nostra rivoluzione. Le pratiche di tutti i giorni, i riti, le liturgie ci tengono lontani dall'errore. Ma questo ancora non ci garantisce di essere migliori. Noi citiamo le Scritture, meditiamo il Vangelo, ma nessuno sa meglio di noi quanto è difficile viverlo fino in fondo. Dovremmo farcene una colpa? Ma per noi c'è un'altra strada che non quella di insegnare il Vangelo? No. Sappiamo di dovere essere noi la guida di una umanità che se ascolta il Vangelo, desidera l'etica; quando fiuta l'amore, preferisce il rigore; quando spera il perdono, s'affretta alla condanna; quando dovrebbe tacere e piangere, chiede conto a Dio di ciò che lei, solo lei avrebbe dovuto fare.
Zanna: Tu giudichi. Non c'è amore in quello che dici.
Andrea: Io non ho la pretesa di fare innamorare. Sono qui per imparare il contenuto della fede.
Zanna: Ma il contenuto della fede è l'amore. Credo che le persone dovrebbero innamorarsi di Cristo anche se non hanno letto una parola delle tonnellate di carta che su di lui sono state scritte. Come puoi essere scientifico su Cristo?
Andrea: Siamo chiamati a dare ragione della nostra fede. C'è il Vangelo. Chi lo spiega deve dare gli strumenti per comprenderlo rettamente.
Zanna: Sei tu il Vangelo quando sei il sacerdote. È dentro di te che le persone sperano di trovare Cristo. Se al mondo non ci fosse più nessuna copia del Vangelo e se mi dicessero che Dio non esiste, che Gesù Cristo è soltanto una bugia, se attraverso qualcuno io ho davvero fatto esperienza di Cristo, stai pur sicuro... stai pur sicuro, preferirei restare con Cristo che con tutte le altre verità del mondo. - Zanna: Perché sei qui?
Andrea: Sono qui per me. Perché il mondo non cambia se prima non cambio io.
Io sono creato per realizzare un progetto per cui nessun altro è creato. Io occupo un posto nei consigli di Dio, nel mondo di Dio. Un posto da nessun altro occupato. Poco importa che io sia ricco, povero, disprezzato o stimato dagli uomini. Dio mi conosce e mi chiama per nome. Egli mi ha affidato un lavoro che non ha affidato a nessun altro. Io ho la mia missione. In qualche modo sono necessario ai suoi intenti. Dio non mi ha creato inutilmente. (Andrea)
Citazioni su In memoria di me
[modifica]- Con In memoria di me Saverio Costanzo [...] sfida la routine e s'addentra negli ardui territori del cinema spiritualistico alla Dreyer, Tarkovskji, Bresson, Cavalier o, magari, alla Groning, il giovane autore del recente Il grande silenzio. [...] il film esplora i travagli interiori di Andrea (Christo Jivkov), un giovane bello, intelligente e disinvolto che sente di pretendere dalla vita qualcosa di più di ciò che i coetanei identificano come successo [...]. A suo agio nel set davvero esclusivo della chiesa ed ex monastero dell'isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, il regista [...] abusa degli austeri piani fissi, eppure è in grado di «spostare» continuamente i novizi Andrea, Zanna (Filippo Timi) e Panella (Fausto Russo Alesi) dagli spazi claustrofobici del vasto corridoio, della sala di refezione o di quella riservata agli esercizi spirituali alle vertiginose anse mentali che li trascinano laddove (forse) neppure gli onnipresenti padri superiori riescono a estendere il loro ossessivo controllo. (Valerio Caprara)
- Dopo l'urgenza politica di Private, Saverio Costanzo sorprende tutti con un film "fuori dal mondo", In memoria di me, tutto chiuso nel seminario dove Andrea (Christo Jivkov) si rifugia in cerca di quelle certezze che la vita non ha saputo dargli e che spera di trovare nei voti e nella regola religiosa. Rarefatto e misterioso come i silenziosi ambienti del convento sull'isola di San Giorgio, a Venezia, dove è stato girato, il film mette in scena i grandi interrogativi della religione cristiana attraverso lo scontro di alcuni personaggi simbolo. [...] A Costanzo non interessa dare risposte univoche o risolvere dibattiti teologici, piuttosto vuole fare emergere il nodo, a volte doloroso, che si nasconde dietro quelle posizioni e che spinge i vari personaggi a scelte di vita diverse, se non opposte. Autore anche della sceneggiatura, che scarnifica il romanzo Lacrime impure di Furio Monicelli, Costanzo usa i silenzi, le architetture, gli sguardi, le regole di vita per rendere palpabile la tensione che ogni novizio porta dentro di sé, più preoccupato di farci condividere un'atmosfera che non di parteggiare per questo o per quello. Dimostrando così di aver raggiunto una maturità espressiva e una padronanza narrativa di prim'ordine. (Paolo Mereghetti)
- Nessun alto prelato ha visto il film, anche perché l'ho finito martedì scorso, ma credo che potrebbe cadere nella totale indifferenza del Vaticano. Se poi il bacio metterà a disagio qualcuno, saremo comunque felici. Ognuno può interpretarlo come vuole: io ho pensato al Grande Inquisitore di Dostoevskij e alle parole di Cristo che invita a non dimenticare mai l'amore e la misericordia. (Saverio Costanzo)
- Un thriller spirituale-metafisico [e] non un film religioso [ma anche] un film d'amore, perché parla della necessità di essere amati senza se e senza ma. (Saverio Costanzo)
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