Italiani, brava gente (film 1964)

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Italiani, brava gente

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Titolo originale

Italiani brava gente

Lingua originale italiano, russo e tedesco
Paese Italia, Unione Sovietica
Anno 1964
Genere drammatico, guerra
Regia Giuseppe De Santis
Soggetto Ennio De Concini e Giuseppe De Santis
Sceneggiatura Sergeij Smirnov, Ennio De Concini, Giuseppe De Santis, Augusto Frassineti e Giandomenico Giagni
Produttore Lionello Santi
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Italiani, brava gente, film italiano del 1964 con Raffaele Pisu, Riccardo Cucciolla, e Peter Falk, regia Giuseppe De Santis.

Incipit[modifica]

Questo film è dedicato a tutti i soldati che nell'ultima guerra hanno combattuto sul fronte orientale, affrontando con il loro sacrificio una delle più dolorose tragedie del popolo italiano. Ad essi, vivi e morti, ed agli scrittori e giornalisti che con la loro testimonianza hanno ispirato questo racconto, va la nostra gratitudine, il nostro perenne ricordo.
Le riprese di tutti gli esterni sono state realizzate con scrupolosa fedeltà su quegli stessi luoghi dove si svolsero gli avvenimenti italiani della campagna di Russia 1941 - 43:
Bessarabia
Fronte del fiume Bug - Odessa
Dniepropetrovsk e Fronte del Don (Testo in sovraimpressione)

Frasi[modifica]

  • A me sta guerra m'ha rott propr i palle, m'ha rotto. (Calò)
  • Ah, ciarla quanto te par, ma caro mio se non s'era il nostro duce, l'italiano col cavolo che vedeva l'estero. Ma cosa vuoi di più? Albania, Grecia, Francia, Arica e adesso, ostrega! Anche la Russia, eh! (Collodi)
  • I raccomandati, figli di papà tutti nello Stato Maggiore me li mandano. Se credono di anda' a fa la guerra come si va a Riccione. (Colonnello Sermonti)
  • [Cammina tra un campo di girasoli] Ecco io sono morto in un posto come questo. Chissà se ci sono ancora i girasoli. Dove sono morto io. Non so neanche com'è finita questa guerra, se abbiamo vinto o abbiamo perso. Papà, non sarà poi vero che i morti ingrassano la terra meglio del concime. Io sarei proprio contento. Almeno è servito a qualcosa. (Loris)
  • Sorbole, i chilometri che abbiamo fatto. Non si vedeva mai la fine e mai che si vedesse una collina come nelle nostre parti. Be', ma dov'era il fronte? Quando i tedeschi vincono, vanno sempre avanti. E noi? Be' noi gli andavamo dietro. Non si arrivava mai. (Loris)
  • [Camminano nel fango] Ao a romagno', ma qui non s'asciuga mai, eh! So du mesi che stamo a pesta' l'uva. Oh, me pare de sta a Frascati. Me pare. (Libero)
  • Io non ero di Piazza Navona come diceva il Colonnello Sermonti, bensì de Campo dei Fiori. A Roma facevo lo stagnaro e mi padre era vetturino. Quer giorno che mi vide partì disse: "Sarvate, fijo. Non fa che non mi torni più a casa che sennò t'ammazzo, sa". (Libero)
  • Ma perché non me ne rimanevo a Roma? Tanto in guerra, sordato in più, sordato meno, semo tutti militi ignoti. Er monumento ce l'avevo già. (Libero)
  • Sono arrivati i soldati nuovi, che vanno a morire invece di noi. (Giuseppe)
  • La guerra mio caro non è questione di fortuna, ma di volontà e di coraggio. O tutti quanti eroi o tutti quanti accoppati. (Carlo Maria Ferri)
  • Io chiedo solamente un medico chirurgo che puede operar mio amigo. Si no se muere. Mia decisione d'interessarmi ad usted, porché convinto che italiano, brava gente. (Partigiano russo)
  • Quando i tedeschi pisciano, vor di' che non c'è pericolo. (Libero)
  • Libero Gabrielli, soldato di Roma, dove ti avrà portato la strada che hai pigliato quel giorno? Chi lo sa se c'incontreremo un'altra volta. Bisogna stare due anni di guerra insieme per capire che dolore si sente di quanto si perde un amico. (Giuseppe)

Dialoghi[modifica]

  • Colonnello Sermonti: Ah, già parli russo, eh? Sei proprio di Piazza Navona, sei.
    Libero: Embè! Tocca arrangiarsi, no?
    Colonnello Sermonti: Ma va a morì ammazzato! Fila!
  • Libero: Ma se po sape' chi è de Roma. Ao, ma che sta Lupa non fa più figli?
    Soldato: Che c'hai contro la Lupa?
    Libero: Sei de Roma?
    Soldato: Certo! Perché non se vede?
    Libero: Che quartiere?
    Soldato: San Giovanni.
    Libero: L'ho sempre detto: quelli di San Giovanni so' fregno'. Ma come? Abbandoni Roma per venire in Russia. Ma sarai scemo? [si abbracciano]
  • Colonnello Sermonti: Sono tanti, eh?
    Calò: Sì, signor Colonnello.
    Colonnello Sermonti: Tu pensi che sono morti per colpa mia?

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