Jacopo Zabarella
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Jacopo Zabarella, indicato anche come Iacopo o Giacomo Zabarella (1533 – 1589), filosofo italiano.
Citazioni di Jacopo Zabarella
[modifica]- [argomentando che la logica non è scienza; è arte umana, strumento, tecnica che serve alla costruzione del pensiero scientifico] La logica riguarda nozioni seconde, termini, che sono nostre invenzioni e possono essere o non essere. Non sono cose necessarie, ma contingenti, e perciò non se ne ha scienza, perché la scienza è solo delle cose necessarie.[fonte 1]
- [L'oggetto dell'intelletto] può essere considerato in due modi, secondo che ci riferiamo a ciò da cui l'intelletto è mosso o a ciò che l'intelletto può accogliere e intendere. Ciò da cui è mosso non è ogni ente, ma il solo fantasma che, venendo per il tramite del senso, non può riferirsi che a cosa materiale. Ma poiché l'intelletto è capace, osservando il fantasma[1], di cogliere anche le cose che possono risplendere nel fantasma stesso in quanto illuminato dall'intelletto agente, le essenze cioè e le quiddità[2], rappresentate dai fantasmi, perciò riesce anche ad afferrare ciò che è immateriale, in seguito al moto iniziato dal fantasma stesso.[fonte 2]
Citazioni su Jacopo Zabarella
[modifica]- Alla teoria dell'anima-forma assistente Zabarella muove, intanto, una serie di obbiezioni ricavate in parte da san Tommaso. Se l'intelligenza umana (intelletto possibile) è separata dall'uomo, come il nocchiero dalla nave, l'uomo non è intelligente, così come la nave non è veggente solo perché su di essa il nocchiero vede. Né vale obbiettare che l'intelletto possibile è unito all'uomo. Come due res completae possono generare una effettiva unità? si tratterà, se mai, di un'unione secundum operationem, non secundum esse. In realtà l'uomo ospiterà l'intelletto. (Eugenio Garin)
- Iacopo Zabarella [...], robusto e lucido pensatore, il solo, forse, degno d'essere posto accanto agli Achillini e ai Pomponazzi. La teoria di Zabarella sull'anima, contenuta (oltre che nel commento al De anima, pubblicato a Venezia nel 1601 dal figlio Francesco) in varie dissertazioni del De rebus naturalibus, e in particolare nel De mente humana e nel De mente agente, ha il merito di tutti gli scritti suoi, e cioè una grande lucidità e una estrema chiarezza. (Eugenio Garin)
Note
[modifica]Fonti
[modifica]- ↑ Citato in Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, terza ed., Edizione CDE su licenza della Giulio Einaudi editore, Milano, 1989, vol. 2, p. 61.
- ↑ Citato in Eugenio Garin, ibidem, vol. 2, p. 57.
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