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Jean-Henri Fabre

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Jean-Henri Fabre

Jean-Henri Casimir Fabre (1823 – 1915), entomologo e naturalista francese.

Citazioni di Jean-Henri Fabre

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  • L'animale, costruito come noi, soffre come noi, troppo spesso vittima delle nostre brutalità. Chi fa soffrire gli animali senza motivo commette un'azione barbara, che sarei propenso a definire «inumana», poiché dà tormento a carne, sorella della nostra, e brutalizza un corpo che condivide con noi gli stessi meccanismi della vita, la stessa sensibilità al dolore.[1]

Costumi degli insetti

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La fama è fatta sopratutto di leggende; il racconto ha la precedenza sulla storia, nel mondo degli animali come nel mondo dell'uomo. Specialmente intorno ad ogni insetto, in qualunque modo esso attragga la nostra attenzione, s'è venuta intessendo una trama di racconti popolari, che si preoccupano di tutto fuor che della verità.
Chi non conosce, per esempio, la Cicala, almeno di nome? E dove trovare nel mondo degli insetti una fama pari alla sua? La sua celebrità di cantatrice appassionata, imprevidente dell'avvenire, ha servito come tema ai nostri primi esercizi di memoria. In versi brevi, facilmente imparati, ce la mostrano ridotta nella più estrema indigenza non appena soffia il tramontano, e nell'atto di pianger miseria presso la Formica sua vicina. Accolta come si merita, la sfacciata riceve una risposta che è stata la causa principale della sua cattiva reputazione:

«Ah, voi cantaste? N'ho molto piacere;
ebbene, ora ballate!»

Con la loro trivialità sguaiatella questi due versucci han fatto più per la celebrità della Cicala che le sue prove di virtuosità.

Citazioni

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  • [La mantide religiosa] Il linguaggio scientifico e quello semplice popolare questa volta vanno d'accordo e fanno della creatura bizzarra una pitonessa che consulta gli oracoli, una asceta in estasi mistica. Il paragone è di antica data. I Greci stessi chiamavano l'insetto Mάντις, il divino, il profeta. L'uomo dei campi non va pel difficile in fatto di etimologia e si attiene spesso ai dati vaghi dell'apparenza. Ha veduto sull'erbe bruciate dal sole un insetto di bella presenza, ritto a metà, maestoso. Ha osservato le sue grandi ali verdi, che l'insetto trascina a guisa di lunghi veli di lino; ha veduto le sue zampe anteriori, che hanno l'aspetto quasi di braccia alzate verso il cielo in atto d'invocazione. Non occorreva altro: l'immaginazione popolare ha fatto il resto; ed eccoti, fin dal tempo antico i cespugli e le macchie popolate di indovine consultatrici d'oracoli, di monache preganti. (cap. V, p. 60)
  • L'abolizione della schiavitù e l'istruzione della donna sono due passi enormi nella via del progresso morale. I nostri pronipoti andranno più lontano: con una visione chiara, capace di penetrare attraverso tutti gli ostacoli, essi vedranno che la guerra è la peggiore delle nostre disavventure; che i conquistatori, impresari di battaglie e distruttori di nazioni, sono dei veri esecrabili flagelli, che delle strette di mano scambiate sono preferibili a dei colpi di fucile, che il popolo più felice non è quello possiede più cannoni, ma quello che lavora in pace e produce in abbondanza; che le gioie dell'esistenza non dipendono precisamente dalle frontiere, oltre le quali ti attendono le vessazioni del doganiere, che ti fruga le tasche e ti butta all'aria i bagagli. (cap. VIII, p. 90)
  • I primi ad accorrere e i più accaniti alla strage sono le piccole Lucertole grige e la Formica. Quest'ultima, odiosa filibustriera, non mi lascerà, dubito, un sol grillo nel giardino. Afferra i poverini, li sventra e li sgranocchia freneticamente.
    Ah, la bestia satanica! E dire che noi le assegnamo i primi posti! I libri la celebrano e non la finiscono mai con gli elogi sul suo conto; i naturalisti la tengono in altissima stima e aggiungono sempre qualche cosa alla sua riputazione. È proprio vero che, tanto per gli animali, come per gli uomini, il modo più sicuro per avere una storia e guadagnarsi una fama è quello di nuocere. (cap. X, p. 106)
  • Nessuno domanda dello Stercolario e del Necroforo; preziosi risanatori, e tutti conoscono la Zanzara, bevitrice di sangue; la Vespa, irascibile spadaccina dall'arma avvelenata; la Formica, malfattrice insigne, che nei villaggi del Mezzogiorno ruìna e mette in pericolo la travatura d'una abitazione con la stessa foga con cui vuota un fico. Senza ch'io ne dica più oltre, ognuno troverà negli archivi umani simili esempi di persone utili misconosciute e di individui calamitosi glorificati. (cap. X, p. 106)

La vita degli insetti

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La costruzione del nido, ricovero della famiglia, è l'espressione più alta delle facoltà istintive. Ingegnoso architetto, l'uccello ce lo insegna, ancor più vario nelle sue attitudini, l'insetto ce lo ripete. Ci dice: "La maternità è la sovrana ispiratrice dell'istinto." Preposta alla sopravvivenza della specie, d'interesse più grave che non la conservazione degli individui, desta meravigliose previdenze nell'intelletto più sonnolento, ed è il focolare tre volte santo ove covano e poi emergono improvvise quelle inconcepibili luci psichiche che ci danno il simulacro di un'infallibile ragione. Più essa si afferma, più l'istinto si eleva.

Citazioni

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  • La nostra scienza, tanto grandiosa paragonata alla debolezza dei nostri mezzi, così misera di fronte ai limbi sconfinati dell'ignoto, che cosa conosce dell'assoluta realtà? Nulla. Il mondo c'interessa unicamente per l'idea che ne abbiamo. Scomparsa l'idea, tutto diventa sterile, caos, niente. Un'accozzaglia di dati non è la scienza; è un freddo catalogo. Bisogna farlo sgelare, vivificarlo al focolare dell'anima; bisogna far intervenire l'idea e le luci della ragione; bisogna interpretarlo. (cap. II, p. 28)
  • [Lo scorpione] È un taciturno, di abitudini occulte, senza dubbio sgradevole, cosicché il parlarne all'infuori dei dati anatomici, si riduce a ben poco. Gli specialisti ce ne hanno rivelata la struttura organica, ma nessun osservatore, ch'io sappia, si è curato d'interrogarlo con qualche insistenza sulle sue abitudini segrete. Sventrato dopo macerazione nell'alcool, è conosciutissimo, ma nell'ambito dei suoi istinti è quasi ignorato. Nessuno, tuttavia, meriterebbe più di lui, tra gli animali segmentati, una biografia dettagliata. In ogni epoca esso ha colpito l'immaginazione popolare al punto di essere iscritto nei segni dello zodiaco. Il timore ha creato gli dei, diceva Lucrezio. Lo scorpione, divinizzato dal terrore, è glorificato nel cielo da un gruppo di stelle, e nell'almanacco dal simbolo del mese d'ottobre. (cap. XX, p. 196)
  • I libri sono di mediocre risorsa per affrontare i problemi della vita. Ai lumi offerti da una ricca biblioteca, è preferibile l'assiduo colloquio con la realtà. In molti casi l'ignoranza è un vantaggio; lo spirito mantiene la sua libertà d'investigazione e non si smarrisce nei vicoli ciechi suggeriti dalla lettura. (cap. XXI, p. 210)

Citazioni su Jean-Henri Fabre

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  • La descrizione fedele [della natura] si traduce [...] in una prosa schietta che, per l'immediatezza dell'espressione, assume carattere indelebile d'opera d'arte. Egli descrive semplicemente, senza tecnicismi scientifici, senza frasi circonvolute, con un periodare che ha la trasparenza delle acque cristalline ed attraverso il quale non solo si rivela ogni piega del suo pensiero, ma anche ogni commozione del suo sentimento.
    Nella sua prosa l'uomo e le cose fuse insieme cantano in una voce che ci ricorda quella dei nostri grandi poeti primitivi. (Antonino Anile)
  • Scevro di idee preconcette, libero totalmente, per quanto può essere un autodidatta, egli, nel primo iniziarsi delle sue ricerche, si trovò a contraddire alcune argomentazioni del Darwin. Tra il grande scienziato, dinanzi al quale già si fletteva ogni cima del sapere, e l'ignoto adolescente, che riferiva soltanto quel che aveva visto con occhi ingenui, avvenne uno scambio di idee, dopo del quale il Darwin rimase pensoso se dovesse modificare qualcuno dei risultati a cui perveniva con la teoria dell'evoluzione. Fin d'allora il Fabre venne definito dal Darwin: un osservatore inimitabile. (Antonino Anile)

Note

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  1. Citato in Matthieu Ricard, Sei un animale!, traduzione di Sergio Orrao, Sperling & Kupfer, Milano, 2016, p. 116. ISBN 978-88-200-6028-2

Bibliografia

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  • J. H. Fabre, ''Costumi degli insetti, traduzione di Maria e Ettore Fabietti, R. Bemporad & Figlio Editori, Firenze, 1923.
  • J. H. Fabre, La vita degli insetti, traduzione di Enrico Somarè, Sonzogno, Milano, 1974.

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