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Jean-Paul Manganaro

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Jean-Paul Manganaro (1944 – vivente), studioso, saggista e traduttore francese.

Citazioni di Jean-Paul Manganaro

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  • E devo dire che quando si è vista una volta una rappresentazione di Bene, nella almeno triplice partizione di attore-autore-regista, non si ha più voglia di vedere gli altri, quale che sia il loro nome o la loro prestazione, tanto incolmabile diventa la differenza tra una personalità drammatica quale è la sua, e un interprete qualsiasi. (da Il pettinatore di comete; citato in Carmelo Bene, Opere con l'autografia di un ritratto', p. 1475)
  • Il grande attore – il suo teatro – non può avere ascendenze o discendenze; è diseredato di se stesso, perché è unico come fenomeno, è anzi il fenomeno dell'unico. Il testo di Carmelo Bene non significa nulla perché non significa là, dove lo si aspetta (è contro ogni aspettativa), ma significa altrove (è sempre e smisuratamente de-portato), sconvolto da passaggi erranti e peregrinazioni. (da Il profumo del furore; citato in Carmelo Bene, Opere con l'autografia di un ritratto, p. 1493)
  • [Su Carmelo Bene] Era umile, sembra strano dire questo, ma era uno umile. Era un'umiltà straziata e vera, storica, come la si potrebbe pensare oggi di un santo antico, un'umiltà armata di spada, armata di dolore. Era uno umile e indifeso, di cui si sentiva che andava protetto, e bisognava proteggerlo, proteggerlo dalla propria umiltà. Era antico, di un'antichità ormai difficile da reperire nei volti e nei gesti degli altri, contraffatti nella smorfia di questo tempo smorfioso, in cui bisogna somigliare a qualcuno, era uno antico, di un'antichità da repubblica romana, un'antichità antica, in cui era trascritta la forza e la violenza della sua umiltà umana. (citato in Animula vagula blandula... (Fondazione Immemoriale di Carmelo Bene))
  • La traduzione per me è una palpitazione di tipo familiare. Avendo un padre siciliano (non italiano) e una madre bordolese (non francese) c'è stato sempre un problema di intendimento... L'attraversamento delle strade da un marciapiede all'altro, per cercare di capire qual è la strada, fa parte di una mia personale psicologia... però evidentemente non ce l'ho fatta, continuo ad attraversare ancora credendo che sull'altro marciapiede è sempre meglio. Non c'è stata risoluzione né psicanalitica né fisica. Ho cominciato traducendo Ferdinando Camon: ricordo che non facevo ancora l'insegnante, e quindi dovevo sostenere la possibilità di vivere, per questo mi sono messo a tradurre. Sono arrivato a Gallimard nel 1972 con una specie di concorso: avevano fatto una selezione su 10 traduttori e sono stato scelto. Ho consegnato la traduzione nel 1974 e da lì ho continuato, pur cercando di smettere negli anni Ottanta – ma perseguitato dalle tasse francesi ho firmato molti contratti di traduzione. Come vedi non è una vocazione, è una necessità, a diversi livelli: quelli psico-familiari, altri livelli ecc. Anche più complessi, perché in realtà parlo tre lingue, se consideriamo anche il siciliano. (da Scrivere, tradurre, come danzare, Il manifesto.info, 28 novembre 2015)

Dall'intervista di Paolo Di Stefano, Corriere.it, 10 agosto 2017.

  • Gadda per me è stato molto più importante di Proust o Céline o Dostoevskij o Tolstoj. Più di questi, mi ha fatto scoprire o riflettere sull'importanza di una lingua movente, che si fa nel suo divenire costante, nel suo mutarsi da un autore all'altro.
  • La cipolla, il primo libro [di Antonio Moresco] che avevo letto, mi era piaciuto molto per l'arditezza delle immagini e per la lingua spesso molto inventata, cercata altrove. Mi affascinano le sue visioni, che sono progetti ampi, mi piace la sua capacità di scrivere scrivere scrivere disperatamente e in modo caotico, che crea una lingua propria.
  • Arbasino riesce a cogliere nella superficie gli elementi più rilevanti della società italiana e non solo: scrive microstorie che raccontano il risvolto etico delle società, i tic, le mondanità e il loro lato grottesco. Arduo da tradurre: mi ricordo di aver visto le annotazioni che faceva alle traduzioni francesi dei suoi primi libri. Micidiali, ma l'avrei affrontato molto volentieri. Con le sue divagazioni e curiosità su tutto, dalla letteratura al teatro al cinema alla musica, Arbasino mi sembra anche più efficace di Pasolini nell'analisi della società contemporanea.
  • Ho l'impressione che il giallo rinasca in Italia verso gli anni '70, probabilmente a ridosso della situazione sociale, antropologica e politica determinata dal terrorismo e dagli anni di piombo con cui l'Italia non ha saputo davvero fare i conti, esattamente come la Francia non ha risolto l'Algeria.

Bibliografia

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  • Jean-Paul Manganaro, Il profumo del furore; in AA. VV., La ricerca impossibile, Marsilio per la biennale di Venezia, Venezia, 1990.
  • Carmelo Bene, Opere con l'autografia di un ritratto, Bompiani, Milano, aprile 2002 (1° ed. Classici in brossura aprile 2002). ISBN 88-452-5166-7

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