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Johannes Baptist Katschthaler

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Johannes Baptist Katschthaler (1832 – 1914), cardinale e arcivescovo cattolico austriaco.

Storia della musica sacra

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  • Egli [sant'Ambrogio] [...] introdusse in Occidente la maniera di cantare i Salmi e gl'Inni in uso, fino a quel tempo, soltanto nell'Oriente; e prima che altrove nella chiesa milanese. Egli educò il popolo al canto liturgico più di quel che in Occidente lo fosse per l'innanzi. Egli fece cantare i Salmi e gl'Inni in modo antifonico, vale a dire, in maniera alternativa fra due cori, oppure a foggia di responsorio, sicché l'intera comunità rispondeva ad una voce, che poteva essere anche quella del sacerdote. Egli per giunta corresse varie cantilene ecclesiastiche più antiche, altre ne ridusse a forma più melodica e ritmica. (Periodo primo, cap. II, p. 21)
  • [...] sant'Ambrogio dettò egli stesso e musicò degli Inni di fattura tanto eccellente, che quelli in seguito composti ad imitazione dei suoi vennero designati per ancor lungo tempo dal nome di lui, Inni ambrosiani.
    La forma poetica di tali Inni di sant'Ambrogio era molto nobile, ed in pari tempo di grande semplicità. Le più sublimi verità profondamente sentite, esposte con rara elevatezza di dignità di linguaggio, quantunque senz'artifizio, fanno di tali cantici dei componimenti poetici di perenne valore. (Periodo primo, cap. II, pp. 21-22)
  • Le melodie di sant'Ambrogio ci vengono costantemente descritte quali un insieme di melopee soavi e gradite, e ad un tempo dignitose ed elevate, mentre al loro confronto il corale gregoriano, che comparve più tardi, vien tratteggiato siccome serio, solenne, sempre severo, e profondamente misterioso. (Periodo primo, cap. II, p. 22)
  • [Gregorio Magno] Il modo vigoroso [...] con cui egli determinò i fondamenti della musica ecclesiastica, l'aver egli saputo, con savio divisamento, scegliere dai materiali conservati, dagli Inni cioè e dagli altri canti religiosi, quanto di bello, di prezioso e duraturo essi nascondevano, ordinando ogni cosa in un tutto omogeneo, tale da resistere agl'insulti del tempo, costituirà per lui un merito immortale, unico nella storia della musica. Fu lui, che condusse a perfezione e la liturgia in generale e il canto liturgico in particolare con quella profonda conoscenza pratica che aveva acquistato nel suo duplice ufficio di abate benedittino e di arcidiacono della chiesa romana. (Periodo primo, cap. III, p. 26)
  • Willaert iniziò nella storia della musica veneziana una nuova epoca, quella della plurifonia, iniziando le esecuzioni a due cori, caratteristica della musica veneziana. Egli ebbe fama anche come compositore di madrigali, benché non sì possa dire padre del madrigale.(Periodo terzo, cap. II, p. 109)
  • Willaert mantenne l'italiana prosodia, ma riuscì ad adornarla con la maestrevole applicazione del contrappunto fiammingo, che egli, come prima nessun altro, nonostante tutto il suo rigore seppe rivestire d'un manto assai grazioso e vago. La sua grande abilità musicale si dispiegò con tutta libertà nel madrigale, nel quale non essendo necessario il cantus firmus come tema, aggiunse alla leggiadra poesia, una delicatissima melodia, sgorgata dall'intimo del sentimento. (Periodo terzo, cap. II, p. 110)
  • La composizione di Mozart più conosciuta è la sua grande Messa da Requiem, ch'egli scrisse nell'ultimo periodo della vita, sebbene non sia stata composta intieramente da lui[1]. Di questa Messa Giuseppe Haydn soleva dire «se Mozart non avesse composto altro oltre i quintetti d'archi ed il suo Requiem, sarebbe ciò bastato per renderlo immortale».
    La Messa di Mozart ebbe un grande successo anche in Italia, ove il nome del compositore era molto celebrato. Contuttociò bisogna convenire essere musica più da concerto che da chiesa. (Periodo terzo, cap. X, p. 178)
  • [Caspar Ett] Abbiamo di lui delle grandi composizioni a più cori, e molte altre di brevi per uso pratico delle piccole cappelle. Esse in generale sono grandiose, e dimostrano che, accanto allo studio degli antichi maestri, egli coltivava pure i buoni compositori moderni. Di frequente, come base delle sue composizioni vocali, ebbe a servirsi del cantus firmus[2], e la maniera con cui ebbe a svilupparlo dà chiara testimonianza della sua valentia contrappuntistica. (Periodo quarto, cap. II, p. 188)
  • [Karl Proske] Egli dedicò tutta la sua operosità allo studio delle composizioni degli antichi maestri e si adoperò a tutta possa per sostituirle alla musica moderna. Già nell'anno 1829 gli veniva domandato un parere intorno alla restaurazione della musica sacra in generale ed in particolare per riguardo al duomo di Ratisbona [...].
    Per approntare la musica adatta all'ideata riforma, il D.r Proske con zelo intelligente raccolse le composizioni dei grandi maestri dei secoli XVI e XVII non solo in Germania, ma anche in Italia durante due viaggi che vi fece, coadiuvato da Hanisch, più tardi rinomato organista del duomo di Ratisbona. Egli per tal modo poté preparare tale collezione di capilavori, quale non era mai esistita prima [...]. (Periodo quarto, cap. II, pp. 189-190)
  • [August Wilhelm Ambros] Egli si perfezionò nel contrappunto, trattando con musicisti insigni, per esempio con Schumann; studiò con impegno i trattati teoretici e le partiture della musica antica, incominciando così ad esercitare un'influenza assai favorevole sulle vicende musicali di Praga. Per non trattenerci troppo a lungo intorno a lui ci limiteremo a ricordare la sua pregiatissima Geschichte der Musik, opera tante volte già citata ed alla quale del resto attinger deve ogni scrittore di musica sacra che si pregi di esser serio; opera che, malgrado i grandi progressi compiuti poi dalla critica storica anche nel campo musicale, rimarrà ognora una delle migliori fonti per la storia della musica. (Periodo quarto, cap. III, pp. 193-194)

Note

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  1. Il lavoro di Mozart cessa al versetto Lacrymosa dies illa; il resto è fattura del viennese Süssmajer. [N.d.A.]
  2. Melodia preesistente che costituisce la base di una composizione polifonica. Cfr. voce su Wikipedia.

Bibliografia

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  • Card. G. B. Katschthaler, Storia della musica sacra, Società tipografico-editrice nazionale (già Roux e Viarengo), Torino, 19102.

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