Canto gregoriano

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Citazioni sul canto gregoriano.

  • A volte il canto gregoriano sembra aver preso in prestito dal gotico i suoi lobi fioriti, le sue guglie frastagliate, le sue ruote vaporose, i suoi triangoli di pizzo leggero e sottile come voci infantili. Esso passa, dunque, da un estremo all'altro, dall'ampiezza del dolore all'infinità della gioia. Altre volte, proprio come la scultura, il canto gregoriano e la musica cristiana a cui ha dato vita si prestano per la gioia del popolo. Si associano alle gioie innocenti, alle risa scolpite nei vecchi portici. Così come nel canto natalizio Adeste fideles e nell'inno pasquale O filii et filiae, prendono il ritmo popolare delle moltitudini. Si fanno piccoli e familiari come i Vangeli, si sottomettono agli umili desideri dei poveri e gli danno un'aria di festa facile da ricordare, un veicolo melodico che li eleva a pure regioni dove le loro candide anime si prostrano ai piedi di Cristo misericordioso.
    Creato dalla Chiesa, perfezionato da questa nelle scuole musicali del Medioevo, il canto gregoriano è la parafrasi fluida e in movimento dell'immobile struttura delle cattedrali. Esso è l'interpretazione immateriale e fluida delle tele dei pittori primitivi. È la traduzione alata, e anche la stretta e flessibile stola delle prose latine composte un tempo da monaci eletti, fuori del tempo, nei loro chiostri. (Joris Karl Huysmans)
  • Il gregoriano non si propone la celebrazione epica di Dio, e, a dir il vero, non si propone, né tenta nulla: è quale i secoli che lo lanciano verso il cielo sono; e a noi posteri narra quella loro anima antica. Il gregoriano, nei primi secoli, non si crea neppure un suo mezzo d'espressione, come la poesia omerica si creò l'esametro e la melica la strofe lirica. Non si creò un mezzo d'espressione, perché nulla voleva esprimere. Anche in questo, non intese punto di essere arte. C'era la Scrittura: lesse la Scrittura. Non la insaccò in ritmi che le dessero un movimento non suo; non le adattò una melodia che le desse una linea non sua; non si valse dei sacri testi per una qualsiasi costruzione artistica: li lesse. (Augusto Guzzo)
  • La musica sacra deve [...] possedere nel grado migliore le qualità che sono proprie della liturgia, e precisamente la santità e la bontà delle forme, onde sorge spontaneo l'altro suo carattere, che è l'universalità.
    Deve essere santa, e quindi escludere ogni profanità, non solo in se medesima, ma anche nel modo onde viene proposta per parte degli esecutori.
    Deve essere arte vera, non essendo possibile che altrimenti abbia sull'animo di chi l'ascolta quell'efficacia, che la Chiesa intende ottenere accogliendo nella sua liturgia l'arte dei suoni. [...]
    Queste qualità si riscontrano in grado sommo nel canto gregoriano, che è per conseguenza il canto proprio della Chiesa Romana, il solo canto ch'essa ha ereditato dagli antichi padri, che ha custodito gelosamente lungo i secoli nei suoi codici liturgici, che come suo direttamente propone ai fedeli [...].
    Per tali motivi il canto gregoriano fu sempre considerato come il supremo modello della musica sacra, potendosi stabilire con ogni ragione la seguente legge generale: tanto una composizione per chiesa è più sacra e liturgica, quanto più nell'andamento, nella ispirazione e nel sapore si accosta alla melodia gregoriana, e tanto è meno degna del tempio, quanto più da quel supremo modello si riconosce difforme. (Papa Pio X)
  • Tutto l'immenso patrimonio musicale della Chiesa è là, simile a un discorso rivolto dalla terra al cielo, privo di intenti propriamente artistici, semplicemente desideroso di spiegarsi e di farsi intendere.
    Non c'è voce di singolo uomo che sovrasti la collettività corale; l'Ecclesia cancella l'individuo e di tante ombre umane fa un corpo supremo. (Giulio Confalonieri)

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